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(15 Agosto 2012) Enzo Apicella

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    LA NOSTRA PARTITA

    (20 Settembre 2022)

    Non giocheremo a nessun tavolo,
    non solo perchè sono bari,
    ma perchè tutti i giochi sono i loro giochi,
    dove vincono sempre.
    Preferiamo farlo saltare, il tavolo.
    Per vincere noi, e farli smettere di giocare.

    Crisi, pandemia, guerra, carovita, siccità, elezioni.
    LA NOSTRA PARTITA.

    La nostra partita è la partita dell'umanità.
    Ha poco a che vedere con crisi politiche ed elezioni.
    Ma molto a che vedere con la rivoluzione.
    Lontana da fibrillazioni parlamentaristiche,
    la nostra partita è politicamente scorretta.
    Non tende ad accordi e mediazioni,
    ma a scissioni, lotte ed organizzazione.
    E' una partita senza tempi supplementari, una finale.
    Si vince o si perde.
    E chi perde, sparisce!


    TRAVOLTI DA UN INSOLITO DESTINO ELETTORALE NELL'AZZURRO MARE D'AGOSTO.

    Sono le cose a determinare gli uomini, non il contrario, com'è la materia a condizionare idee, ideologie e filiere politiche.
    In ultima analisi, sono le quote di capitale, il loro movimento competitivo e contraddittorio, le loro espressioni bancarie e borsistiche, le proiezioni finanziarie, a produrre governi, come a metterli in crisi, o a farli cadere.
    E' l'U.E., declinazione continentale degli interessi unitari dei padroni europei, a vincolare gli stati, ed i relativi governi, ai propri progetti imperialistici.
    Questa griglia interpretativa materialistica per andare oltre l'apparenza fallace della fibrillazione clientelare, ed indagare il profondo delle cause dell'uscita di scena di Draghi, come parziale rivincita sovranista in una delle roccaforti delle cooperazioni rafforzate europee.
    Una rivincita che riverbera anche e soprattutto negli schieramenti tifosi internazionali, a fare il paio con gli schieramenti militari in guerra.
    Il riassemblamento della geografia toponomastico-parlamentare, il “si salvi chi può” pieno di veri trasformismi opportunistici e di false “novità”, non si sottrarrà ai diktat b.c.e., ed alle prossime “unità d'emergenza nazionale”, riequilibrate secondo le nuove dislocazioni profittuali delle frazioni borghesi.
    Un'opera di maquillage che lascia intatta l'ossatura di una democrazia in restyling, capace di fare a meno anche dei suoi riti burocratico-rappresentativi costituzionali, nel proprio processo di snellimento funzionalizzante.

    Coalizioni “emergenziali” espresse da un corpo votante sempre più smagrito, ormai inferiore al 50% degli aventi diritto al voto.
    Governi di “unità nazionale” rappresentativi a metà vincolati non alle promesse elettorali ma alle dinamiche europee, e alle loro accelerazioni avvenute a seguito della crisi pandemico-sanitaria e della guerra.

    In definitiva, l'astensionismo di massa è stato assorbito e reso funzionale alla trasformazione della democrazia 4.0, perenne terreno di controllo e repressione “emergenziale”, capace di rendere ancora più sofisticata, accettabile e “partecipata” la propria dittatura di classe.
    Il terreno dell'oggettivo rifiuto della delega elettorale sta diventando pratica di mugugno individualista, tanto impotente quanto attraversato da pulsioni nazionalistiche e razzistiche.
    Urge porre un argine solidaristico ed internazionalista a questa deriva, prima che si trasformi nella valanga qualunquista di un moderno movimento reazionario di massa.

    Occorre lavorare in profondità tra gli strati operai astensionisti e metropolitani per consolidare il rifiuto della delega elettorale, e trasformarla in antiparlamentarismo, cioè in una via diversa ed efficace alla trasformazionae sociale.
    Realisticamente, si può tentare di coscientizzare, raggruppare ed organizzare le donne e gli uomini alla ricerca di una visione complessiva, di un'altra politica di classe, di cui anche l'astensionismo è parte fondativa.
    Tramutare l'episodica astensione rabbiosa nella coscienza antiparlamentare vuol dire fondare strategicamente uno degli snodi, insieme all'internazionalismo, alla base costituente un moderno movimento anticapitalista.
    Dobbiamo andare oltre l'analisi e la critica.
    Dobbiamo fare una proposta praticabile, ora!

    Per giocare la nostra partita.

    SOCIETA' INCIVILE

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