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(14 Novembre 2010) Enzo Apicella

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Dal partito dell'astensione
al partito della rivoluzione.
QUALCOSA DI TRAVOLGENTE!

(30 Settembre 2022)

partito dell'astensione

Le elezioni non producono movimenti sociali.
Al massimo, se esistenti, li registrano.
Come, in parte, ed in forma temperata dalla determinazione continentale europea, questa volta.
Dove si intreccia l'avvento, sia pur diversificato al suo stesso interno, di una coalizione euroscettica, populista e sovranista, con spostamenti cannibalizzanti all'interno di centrodestra e centrosinistra.
Un cielo elettorale sempre più annuvolato da una diserzione astensionista che segna il suo record storico, per nulla limitato dall'ininfluenza della trasposizione partitica delle pulsioni no-vax e no-green pass.

Sulla base di questo parziale mutamento dell'esecutivo, sostanziato dal dato numerico,
pur comunque a rimorchio e conferma dell'europea agenda Draghi, tiriamo alcune conclusioni dal punto di vista del movimento rivoluzionario.
Al di la del piagnisteo sui "fascisti al governo", per altro fianco a fianco dal 1946 con tutte le sinistre "antifasciste", cogliamo le "convenienze strategiche", e prospettiche, del proletariato in questa situazione.

IL NOSTRO PARTITO DELL' ASTENSIONE.

Fuori dalla toponomastica parlamentare, estraneo alla coprofagia tra le frazioni borghesi,
lontano e nemico dagli ultimi spalatori di merda elettoralistica.

Sia pur annacquato da trasversalità e pulsioni interclassiste e da qualunquismi individualisti, si rafforza numericamente e si concentra logisticamente lo strano soldato della rivoluzione.

La metropoli è il suo covo, base dellaccerchiamento alla truffa democratica, allo sfruttamento, all'alienazione capitalista.

Un esercito di decine di milioni di donne e uomini da armare teoricamente ed organizzativamente.
Per rendere cosciente l'astensione, trasformarla in rifiuto e superamento del parlamentarismo, in lotta, in combattimento.
In partito della rivoluzione.

Pino ferroviere

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