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Cantiere Italia

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(17 Novembre 2010) Enzo Apicella
Presentato il report Inail: gli omicidi sul lavoro nel 2009 sono stati 1021

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(Di lavoro si muore)

L’inferno di Prato può continuare

(28 Ottobre 2022)

Luana Prato

E’ stata emessa la sentenza sull’omicidio di Luana D’Orazio, una delle vittime dello sfruttamento che più ha commosso l’opinione pubblica, presto scomparsa dalle cronache ma non dal nostro ricordo. Sappiamo ora quanto vale la vita di una operaia di 22 anni, madre di un figlio piccolo, piena di speranze in una vita migliore. Intanto lavorava ogni giorno al telaio meccanico, senza protezione, garantendo con ciò ai suoi padroni un surplus di produttività dell’8%, quel telaio che l’ha stritolata.

Costringerla, da apprendista e precaria, a lavorare in quelle condizioni costerà ai suoi padroni la pena di due anni di reclusione con la condizionale (quindi non ne faranno neanche un giorno) e un risarcimento di un milione di euro, che difficilmente sarà versato (l’indennizzo previsto dall’Inail è di 166.000 euro). A processo andrà solo il manutentore. Siamo piene di rabbia e senza parole per questo ennesimo sfregio, che ci garantisce che i morti sul lavoro, e di lavoro, non meritano che qualche sporadica lacrimuccia, perché l’importante è produrre, consentire ai piccoli e grandi accumulatori di prosperare e fare grande la nazione.

Essi sono i veri patrioti a cui si appella il nuovo governo, promettendo riduzione delle tasse e zero controlli sulla sicurezza. A spremere come limoni i nuovi schiavi della produttività continueranno a pensarci loro, come si è visto. Luana resterà nella fossa comune delle centinaia di morti all’anno.

Con lei li ricordiamo tutti, con l’impegno di trasformare il dolore in rabbia, la rabbia in lotta, la lotta in organizzazione per seppellire una volta per tutte il sistema sociale capitalistico, con le sue guerre, i suoi veleni, i suoi sacrifici di carne umana.

Comitato 23 Settembre

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