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IL MASSACRO DEL PREZZEMOLO DI 85 ANNI FA

(6 Novembre 2022)

Dal n. 118 di Alternativa di Classe

Horacio Vásquez

Horacio Vásquez

L'Isola Hispaniola è una delle maggiori isole delle Antille, dove si trovano gli stati sovrani di Haiti ad ovest (occupa il 36% della superfice) e la Repubblica Dominicana ad est (occupa il 64% della superfice). E' la seconda isola delle Antille, dopo Cuba. I due Paesi sono stati profondamenti divisi. I Dominicani sono latini, parlano spagnolo e si vantano delle loro origini occidentali, sono bianchi, cattolici e di cultura europea/iberica. Gli Haitiani parlano il creolo, e sono in gran parte discendenti dagli schiavi africani; hanno una pelle molto scura, sono di religione animista e di cultura africana.
Il Primo Gennaio 1804 Haiti dichiarò la sua indipendenza dal colonialismo, diventando la prima repubblica nera della storia. Questa indipendenza non fu presa bene dai vicini domenicani, perchè temevano che Haiti volesse estendere il suo dominio anche ad est, cosa che avvenne tra il 1822 e 1844, e tutto questo acuì di più il disaccordo tra i due popoli.
Dopo la conquista della indipendenza, la Repubblica Dominicana passava da un governo all'altro, e le lotte intestine rendevano la situazione instabile. Così, tra dissidi etnici e la situazione instabile, furono favoriti gli interessi economici degli Stati Uniti (pronti già da allora ad invadere un Paese indipendente quando le condizioni economiche e politiche lo permettevano), che occuparono l'isola nel 1915 con il solito pretesto di reprimere la criminalità e il banditismo (una specie di Croce Rossa evidentemente!..).
Gli Stati Uniti, interessati in realtà alla coltivazione di canna da zucchero, durante l'occupazione fecero grandi investimenti nel settore agricolo. Da Stato capitalista, concentrò i terreni coltivabili nelle mani di pochi grandi proprietari, espellendo dal mercato i coltivatori locali che operavano in un mercato di sussistenza. Mentre ad Haiti, per contrastare questa politica americana, nacque una guerriglia armata, nella Repubblica Dominicana molti contadini scelsero la via dell'emigrazione, creando così una carenza di manodopera .
Gli americani cercarono di prendere "due piccioni con una fava", incentivando la migrazione a est dell'isola di braccianti agricoli provenienti da Haiti, tamponando così il deficit di forza-lavoro, e togliendo nello stesso tempo uomini alla resistenza haitiana, per renderla più debole.
La nuova disposizione aumentò l'emigrazione degli haitiani, iniziata nei primi anni del '900, nella Repubblica Dominicana. Gli haitiani erano impiegati come tagliatori della canna da zucchero, un duro lavoro con basso salario e in condizioni di vita precarie, cosa che molti dominicani rifiutavano di fare. Negli anni, molti haitiani non rientrarono più al loro Paese e, al confine lungo il Fiume Masacre, si formò una loro comunità, mai accettata favorevolmente dai dominicani, che li considerava essere inferiori, legati ancora alle tradizioni arcaiche africane, come la stregoneria e il Vudu.
L'occupazione diretta degli Stati Uniti durò otto anni, mentre il successivo nuovo governo dominicano di Horacio Vásquez rimase in carica sino al 1930, quando proteste popolari, appoggiate dall'opposizione, constrinsero Vásquez a dimettersi, e le successive elezioni elessero Rafael Leonidas Trujillo. L'elezione di Trujillo (95% dei voti), appoggiato dagli Stati Uniti, che lo vedevano come baluardo contro il comunismo, che, secondo loro, si stava infiltrando nella vicina Cuba, fu certamente scorretta. Il suo gruppo paramilitare, "La 42", eliminò ed intimidì gli altri candidati.
Iniziò così la sua dittatura, che durò ben 31 anni. Una dittatura, basata sul culto della personalità: la sua fotografia era in qualsiasi casa ed in qualsiasi luogo. Il suo partito (Partito Dominicano) rimase l'unico per lungo tempo, il solo riconosciuto legalmente, e chi non si iscriveva era considerato traditore. Il servizio di spionaggio (SIM) fu pratagonista di crimini e repressioni contro chiunque fosse sospettato di agire contro il regime.
Trujillo era un feroce razzista, nonostante che fosse mulatto, ed il suo obiettivo era di creare un Paese con popolazione di carnagione chiara. Iniziò allora un processo di "dominicanizzazione" nella zona di frontiera, dove erano ammassati gli haitiani. Questa manovra la fece anche per assicurarsi il favore dell'aristocrazia dominicana, facendosi "perdonare" di essere egli stesso mulatto, come abbiamo già detto.
Il progetto della "dominicanizzazione" trovò attuazione con il “Massacro del prezzemolo (Masacre del perejil)”, che iniziò il 3 Ottobre 1937, esattamente 85 anni fa. Lo stratagemma studiato dai militari era abbastanza semplice. Gli haitiani parlano il creolo, e non lo spagnolo, e quindi essi sguinzagliarono i militari tra la popolazione, e coloro che avessero avuto difficoltà a pronunciare la parola, o non la conoscessero, venivano identificati come haitiani e uccisi. Quelli che cercavano di fuggire e rientrare nel proprio Paese, venivano uccisi e buttati nel fiume, che da allora si chiama El Masacre.
Questo "giochetto" costò la vita a circa 30mila persone. Inoltre i militari, per non essere riconosciuti come autori della strage, uccidevano le persone con l'arma bianca, coltello e machete. In questo modo, cercarono di additare come responsabile delle strage il popolo domenicano, esasperato dalla presenza degli haitiani. Anche questo "giochetto" durò poco, e lo scandalo internazionale, che seguì, obbligò la Repubblica domenicana di risarcire Haiti con 750mila dollari, ma, grazie al governo haitiano corrotto, ai parenti delle vittime arrivarono le briciole.
Sappiamo che il regime dominicano aveva l'appoggio degli Stati Uniti, e non voleva certamente perderlo, per cui, per farsi "perdonare", si schierò nella Seconda Guerra Mondiale con gli alleati, ed entrò a far parte delle Nazioni Unite; nel 1938 alla Conferenza di Evian diede disponibilità di accogliere gli ebrei provenienti dall'Europa.
I rapporti tra i due Paesi isolani sono ancora oggi tesi. Il Presidente della Repubblica Dominicana ha dato il via alla costruzione di un muro lungo 160 chilometri e alto quattro metri lungo il confine con Haiti per fermare "l'immigrazione irregolare" ed il contrabbando. Una "barriera intelligente", secondo il Presidente, dotata di radar, sensori di movimento e telecamere, e prevede anche settanta torrette e 41 punti d'accesso per il pattugliamento. Haiti, invece, in questo periodo sta vivendo una crisi profonda, in cui dilagano fame, violenza e guerra interna per bande, senza una leadership, dopo l'assassinio del premier del Luglio '21, e con una epidemia di colera in corso.
Il razzismo, questo cancro che pervade, anche se con diverse intensità, tutte le nazioni, è stato presente anche nei secoli precedenti. Imperatori, nobili, aristocratici, feudatari, capitalisti, lo hanno sempre usato per dividere gli sfruttati. Il razzismo è da sempre insito nelle società divise in classi, come è quella attuale, perchè serve alle classi dominanti per dividere gli sfruttati, cioè i lavoratori che subiscono questo modo di produzione capitalistico, che si basa sul mercato, sulla competizione e sullo sfruttamento dell'uomo sull'uomo.
Così, in questo modo, il capitalista, dando una base materiale semplice, può veicolare le frustazioni e la rabbia degli sfruttati su altri sfruttati, e non verso le classi dominanti. La differenza dipende non dell'essere di colore o no, ma dall'essere ricco o povero. I personaggi famosi di colore, che possono essere politici, calciatori, attori o altro, non avranno lo stesso trattamento di chi è arrivato dall'Africa su un barcone.
I migranti hanno la colpa di essere stranieri, ma soprattutto poveri e sfruttati, pronti a fare qualsiasi lavoro, e a salario ridotto, e quindi odiati dagli sfruttati autoctoni, che indirizzano la loro incazzatura verso di loro anzichè verso i padroni.
Necessità del capitalismo è anche quella di creare un esercito di riserva industriale permanente, in modo tale che esso possa occupare una massa di lavoratori nel periodo di prosperità, per poi liberarsene nel momento di crisi, tenendo così sotto pressione i lavoratori attraverso la concorrenza, in modo di sottomettersi alle regole del capitale se non vogliono perdere il lavoro.
Inoltre, è da tenere presente che già la radicalità delle lotte di classe nella storia francese (Rivoluzione antifeudale nel 1789, Insurrezione del luglio 1830, Rivoluzione del febbraio 1848 e, soprattutto, la Comune di Parigi del 1871) aveva portato la classe dominante a comprendere che il suo potere non poteva essere assicurato unicamente con la forza delle armi e la repressione, ma anche attraverso la dominazione culturale della classe sovrastante sulla classe operaia e le sue organizzazioni.
L'egemonia culturale della classe dominante agisce attraverso lo Stato e tramite i suoi strumenti culturali egemonici (scuola, media, ecc) per far sì che la classe dominata accetti gli interessi della classe dominante. Solo un'organizzazione di classe coerente con le linee guida del comunismo, partendo dalle condizioni materiali dei lavoratori, può portare ad una reale unità tra lavoratori occupati, disoccupati, immigrati, siano essi bianchi, neri, o gialli, per costruire una nuova società senza padroni e sfruttati.

Alternativa di Classe

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