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Un messaggio per l'Europa

Un messaggio per l'Europa

(26 Marzo 2011) Enzo Apicella
La nube radioattiva fuoriuscita da Fukushima ha raggiunto l'Europa

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SEMPRE CONTRO IL NUCLEARE, DI GUERRA O DI PACE!

(30 Novembre 2022)

Dal n. 119 di "Alternativa di Classe"

TMI 2

Three Mile Island: una squadra delle pulizie impegnata a rimuovere la contaminazione radioattiva (fonte Wikipedia).

La complessa e travagliata storia dell'energia dell'atomo praticamente è iniziata negli anni '50, quando l'Italia, non avendo risorse sufficienti per sostenere uno sviluppo industriale autonomo, fu uno dei primi Paesi a intraprendere la costruzione di centrali nucleari per produrre energia elettrica.
La decisione di costruire la prima centrale nazionale fu presa poco dopo la Conferenza "Atomi per la Pace" di Ginevra del 1955, mentre in USA stavano già costruendo la prima centrale del mondo nell'Idaho. L'Italia, nonostante gli accordi di pace del 1947 che le impedivano una predisposizione dell'industria dell'arricchimento del combustibile, iniziò a costruire tre centrali nucleari.
Nel 1962 fu costituito l'Ente Nazionale per l'Energia Elettrica (ENEL). La decisione di accorpare il sistema elettrico nazionale fu presa dal Parlamento a metà giugno dello stesso anno sotto il Governo Fanfani, ed il 6 Dicembre 1962 nacque ufficialmente l'ENEL. Nel 1959 era stato costruito il primo reattore di ricerca a Ispra (Varese), mentre la prima centrale venne realizzata a Borgo Sabotino (Latina) nel 1963, la seconda dopo otto mesi a Sessa Aurunca (Caserta), e dopo circa un anno l'impianto di Trino (Vercelli), che, al momento della sua entrata in funzione, era il più potente del mondo.
Un nuovo impulso al nucleare fu dato nei primi anni '70, a causa del rialzo dei prezzi di importazione dei prodotti petroliferi, dovuta alla crisi arabo-israeliana. Nel 1978 fu costruita la centrale di Caorso (Piacenza), quando venne collegata per la prima volta in parallelo con la rete di distibuzione dell'energia elettrica. Nel 1982 fu messo in cantiere l'impianto di Montalto di Castro (Viterbo), che poi non entrò mai in funzione.
Nonostante lo scontro politico tra i produttori privati di energia elettrica e chi spingeva invece alla nazionalizzazione del settore, nel 1981 venne approvato dal Parlamento il Piano energetico nazionale (Pen), inizialmente pensato per la realizzazione di 20 reattori, poi ridimensionato a sei, in modo di ampliare il mix nazionale energetico e ridurre la dipendenza dal petrolio importato.
Nel frattempo, a partire dal 1977, prenderà piede il movimento antinucleare. Si iniziò con l'organizzare la Festa della Vita, contro la costruzione della centrale, e tra gli animatori dell'evento centinaia di uomini e donne daranno vita, qualche anno dopo, a Legambiente.
A segnare l'inizio del declino del nucleare in Italia furono due tristi eventi. Il 28 Marzo 1979 avvenne l'incidente di Three Miles Island (Pennsylvania), con la fusione parziale del nocciolo. Non ci furono nè feriti, nè morti, ma delle quantità di gas furono rilasciate nell'ambiente, e questo bastò ad allarmare le popolazioni ed incrinare l'immagine del nucleare in molte nazioni. In Italia le proteste sfociarono in una manifestazione a Roma, cui parteciparono almeno 20mila persone.
Il numero di iniziative antinucleari si ingigantì, e nel 1980 Sacchi del PSI e Chicco Testa (proprio lui!...) diedero vita alla Lega per l'Ambiente, diventata poi Legambiente. Il secondo tragico evento si registrò a Chernobyl, allora facente parte della Russia e oggi dell'Ucraina, nell'aprile 1986, a causa di una serie di manovre sbagliate vi fu un'esplosione nell'edificio del reattore n. 4, che sviluppò radazioni 200 volte superiori a quelle delle atomiche sganciate dagli americani in Giappone nel 1945, e investì anche le popolazioni della Bielorussia e dell'Ucraina, lambendo la Danimarca e la Scandinavia, e perfino il nostro Paese.
Il Ministero della Sanità italiano proibì per due settimane di mangiare verdura a foglie larghe per i bambini fino a 10 anni e per le donne in gravidanza. Il disastro di Chernobyl influì ancora di più sulle coscienze dei cittadini, ed a maggio 200mila persone si radunarono a Roma per manifestare contro il nucleare. Il Partito radicale promosse un referendum, ed in meno di quattro mesi raccolse un milione di firme. A novembre dello stesso anno i movimenti ambientalisti daranno vita ad un nuovo soggetto politico: quello della Federazione delle liste Verdi.
La strada per arrivare all'indizione del referendum fu tortuosa, dovuta a scontri politici tra i partiti della maggioranza. Infatti, le divergenze tra la Democrazia Cristiana, guidata da De Mita, e il Partito Socialista Italiano, guidato da Craxi, portarono allo scioglimento anticipato delle camere. Gli antinuclearisti temevano un intervento legislativo che bloccasse definitivamente il referendum, e chiesero che fosse attuato prima delle elezioni anticipate. Comunque, le elezioni si tennero a giugno ed il referendum fu fissato per novembre.
Le elezioni anticipate misero in moto le varie strategie sul voto, specialmente dei partiti di massa. La Democrazia Cristiana ed il Partito Comunista Italiano ebbero diversi cambi di rotta sull'argomento, prima contrari e successivamente schierati a favore dell'abrogazione. Cio' era dovuto al disastro di Chernobyl, che aveva creato nell'animo della gente astio e paura per il nucleare, e se i due partiti maggiori si fossero schierati per il NO e avessero perso, avrebbero potuto favorire il "blocco progressista", capeggiato da radicali e socialisti.
L'8 e il 9 Novembre 1987, esattamente trentacinque anni fa, si andò a votare per 5 referendum abrogativi, di cui tre riguardavano il nucleare. Il primo intendeva togliere al CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) il potere di determinare le aree dove insediare le centrali nucleari nel caso non lo facessero le Regioni; il SI ottenne l'80,57%.
Il secondo tolse la possibilità di autorizzare l'ENEL a cercare contributi a Regioni e Comuni in proporzione all'energia prodotta sul loro territorio con centrali nucleari o a carbone; il SI vi ottenne il 79,71%. Il terzo impedì di consentire all'ENEL di "promuovere la costruzione" di impianti elettronucleari "con società o enti stranieri", o anche di, come recitava allora la legge, "assumere partecipazioni che abbiano come oggetto la realizzazione e l'esercizio di impianti elettronucleari" all'estero; il SI vi ottenne il 71,9%.
Fu una vittoria schiacciante dei SI. Sebbene non fosse esplicitamente richiesta la dismissione delle centrali nucleari, questa fu la conseguenza "naturale" che seguì il referendum. Tra il 1987 e il 1990 le centrali rimaste attive furono fermate definitivamente. I lavori avviati per la centrale di Montalto vennero invece riconvertiti per la realizzazione della centrale policombustibile "Alessandro Volta".
Ma il nucleare non era completamente morto e sepolto, infatti a febbraio del 2007 un gruppo di senatori, amanti del nucleare, trasmisero un comunicato alla Presidenza per un disegno di legge che prevedeva, per incrementare la produzione energetica nazionale, il ricorso anche al nucleare, in ossequio ai parametri stabiliti dal Protocollo di Kioto (11-12-1997) di salvaguardia della salute e della sicurezza della comunità. Voleva inoltre informare gli studenti, già nelle primarie, dei vantaggi e degli svantaggi del nucleare, e attivare presso le università corsi che garantissero una adeguata preparazione per ingegneria, fisica, biologia e chimica sul nucleare.
Lo spirito di quel documento fu ripreso dal Governo Berlusconi, che il 23 Febbraio 2009 firmò un accordo con il Presidente francese Sarkozy per la produzione di energia nucleare a tecnologia ERP, la stessa usata nell'impianto della fuga radiottiva di Taishan, in Cina. Un accordo improntato "alla ricerca di una politica nucleare condivisa di lungo periodo, che tiene conto della sicurezza e dell'ambiente". Sul piano operativo l'accordo tra i due Paesi di fatto fu un accordo tra Enel e Edf, che prevedeva la costruzione in Italia di quattro centrali, la prima delle quali era prevista operativa nel 2020.
Dopo l'incidente di Fukushima (Giappone) del 20 Aprile 2011, il Governo italiano posticipò i suoi piani di costruzione delle nuove centrali nucleari, dicendo che c'era la necessità di prove più scientifiche, temendo una cocente sconfitta al nuovo referendum. Il nuovo referendum promosso dalla "Italia dei Valori", che riunì nel Comitato "vota SI per fermare il nucleare" una parte dell'associazionismo, e non solo ambientalista, chiedeva di cancellare la frase "realizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia nucleare".
Il referendum si svolse il 12 e 13 Giugno 2011, e il 98% dei votanti si dichiararono contrari all'impiego dell'energia nucleare. Il nucleare di nuovo morto e sepolto? Macchè; risorge ancora dalle proprie.... ceneri!
La crisi energetica post-pandemica, aggravata dalla guerra in Europa orientale e dalle sanzioni alla Russia, ha stimolato l'interesse per l'energia nucleare. Questi signori, con discorsi spesso strampalati, parlano di strategie, ragionamenti economici, che vogliono portare solo acqua al loro mulino. Parlano di sicurezza degli impianti e della protezione della popolazione, come se in un sistema capitalista, basato sul profitto, tutto questo possa essere facilmente ottenuto.
In realtà, i rifiuti radioattivi sono spesso stoccati in maniera provvisoria, in contenitori provvisori. Ricostruire il prato, ad esempio, dopo la dismissione di una centrale, ha un costo elevato e tempi molto lunghi; si parla di decenni, prima, e inoltre si deve tenere conto che, per restare a considerazioni compatibili col sistema, l'eolico e il fotovoltaico sono oggi molto più competitivi del nucleare. Senza contare i tempi biblici in cui si completano i decadimenti della radioattività, e perciò la minaccia praticamente permanente che ogni sito rappresenta, specialmente in caso di guerre.
Ma i tifosi del nucleare insistono, specialmente oggi che, con il gas, il costo dell'energia è andato alle stelle, e ne inseriscono la produzione fra quelle, virtuose, delle "rinnovabili" (vedi ALTERNATIVA DI CLASSE Anno X n. 116 a pag. 4), senza considerarne i rischi. La stessa giovane eroina borghese degli ambientalisti, Greta Thunberg, si è recentemente espressa a favore del nucleare; riferendosi alla situazione della Germania, ha detto: "Se sono ancora in attività, penso che sarebbe un errore staccare le centrali nucleari e rivolgersi nuovamente al carbone". E così: "Finalmente un discorso sensato e realistico, e non ideologico!" dicono i paladini del nucleare!
I "padroni del vapore" ed i principali media fanno passare il concetto che la tecnologia sia al servizio della crescita illimitata, come se la tecnologia fosse in grado di risolvere tutti i problemi, e come se facesse sempre gli interessi del genere umano, e non, invece, soltanto di chi la possiede e la controlla. Chi non si adegua a questa impostazione, viene bollato come un "vetero-comunista" o un ambientalista "astratto".
I movimenti contro il nucleare, abbiamo visto, di per sè hanno una caratterizzazione marcatamente interclassista, raccogliendo le più svariate correnti ideologiche; una miscela di classi sociali, dove ci sono anche quelli che cercano di trarne vantaggi, personali e di gruppo, fintando un'adesione all'ecologismo per un riciclaggio politico dello stesso, all'interno del sistema capitalistico.
Forze politiche di qualsiasi origine e colore lavorano all'interno del movimento per adeguarlo alle proprie ideologie e conquistare consensi. In questi movimenti, i comunisti devono avere la capacità di selezionare le potenzialità rivoluzionarie da quelle conservatrici e "progressiste" obbedienti al sistema capitalistico. I rivoluzionari possono lavorarci dentro, ma senza accettare compromessi con le forze borghesi, perchè anni di questo modo di far politica non hanno rappresentato, nè potranno essere, la soluzione del problema.
La lotta al nucleare, la lotta in difesa dell'ambiente, devono diventare una lotta all'attuale modo di produzione, vero responsabile dell'avvelenamento dell'ecosistema. I comunisti sono contro l'uso capitalistico della scienza, che la piega al servizio del profitto, e, come tale, perde ogni presunta neutralità. Occorre avere sempre presente che UOMO E NATURA PER IL CAPITALE SONO SOLO RISORSE DA SFRUTTARE!
Solo i lavoratori, organizzati su di una linea di classe, partendo dai piccoli focolai che in alcune realtà fortunamente si stanno accendendo, sono in grado di strappare quella cappa di rassegnazione e passività, che è frutto di anni di sconfitte e delusioni, e di mettere, così, finalmente un argine al peggioramento delle loro condizioni di vita.

Alternativa di Classe

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