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IL PANE E LE ROSE - classe capitale e partito
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QUESTA GUERRA MONDIALE IN FIERI - PRIMA PARTE

(7 Dicembre 2022)

nucleocom

Una delle domande di fondo se non la domanda a nostro avviso di fondo a cui i rudimentali punti di orientamento qui sotto esposti cercano di rispondere è la seguente: quale è il carattere della presente guerra mondiale in fieri nella quale l’umanità è inesorabilmente trascinata e di cui è parte la guerra al momento localizzata in terra ucraina in quanto scontro armato fra la Nato-braccio armato dell’Occidente collettivo e la Russia-“ariete apripista” di un nuovo assetto “multipolare” del capitalismo mondiale?

Riguardo questo aspetto della guerra che evidentemente appare ed è centrale, la domanda può essere posta più precisamente:
essa ha o può avere un carattere progressivo dal lato delle potenze statali russa e cinese (e dietro ad esse il Sud globale del mondo) in quanto colpo di grazia vibrato all’egemonia imperialista dell’America e dell’Occidente collettivo e quindi guerra anti-imperialista che i rivoluzionari devono appoggiare; oppure essa è una contesa armata fra Stati per una diversa e “più equa” ripartizione del potere capitalistico globale, quindi guerra inter-capitalistica da sabotare da ogni lato statale dei belligeranti?

Può essere utile allo scioglimento del rebus anche prendere in esame lo storico discorso pronunciato il 30 settembre dal presidente Putin (che fa il tris con quelli, altrettanto storici, del 21 e del 24 febbraio su cui abbiamo detto in uno scritto precedente: https://www.pane-rose.it/files/index.php?c3:o55248:e1) in occasione dell’annessione alla Russia delle quattro provincie sudorientali di un’Ucraina che non esiste e non esisterà più per come era configurata prima il 24 febbraio. Una dura e lucida requisitoria contro i crimini perpetrati dall’Occidente nella quale, per la prima volta se non ci sbagliamo, un leader russo aggiunge nella serie dei crimini anche quelli dei bombardamenti terroristici su Dresda, Amburgo, Colonia ad opera “degli alleati”! Prendere in esame vuol dire pronunciarsi nel merito della linea storica e politica tracciata con chiarezza da Putin. Noi abbiamo “qualcosina” da dire in merito alle sacrosante cose ricordate dal presidente Putin il 30 settembre, ed a quelle dimenticate nella sua storica e potente requisitoria. Lo faremo in altro articolo a parte.

ALLA VIGILIA


Prima di tentare di sciogliere il (per noi) complicatissimo rebus in oggetto vogliamo dire alcune cose in merito ai prossimi tempi, forse assai prossimi, che ci aspettano dentro la guerra mondiale in fieri che sono quelli di “feroci tempeste in arrivo” per riprendere l’espressione usata dal presidente cinese Xi Jinping nell’appena concluso congresso del PCC. E, a proposito, non è detto che uno degli epicentri – a parte gli Stati Uniti d’America e l’Europa - non sia proprio anche l’immenso paese del quale Xi e il suo PCC sembra tenere in saldissimo pugno le redini. (1) Riteniamo di essere alla vigilia di una di quelle “feroci tempeste” cioè alla vigilia di un brusco e violento assestamento di un assetto del potere capitalistico globale che non corrisponde più ad un mondo in cui l’egemonia imperialista dell’America e dell’Occidente collettivo è stata scardinata dall’iniziativa armata russa del 24 febbraio coperta alle spalle dalla potenza dello Stato cinese. Prepariamoci dunque, come ci siamo più volte detti, a prossimi stati di emergenza repentinamente decretati nel precipitare degli eventi da un giorno all’altro, sperando che il terrorismo pandemico non sia di nuovo seminato in aggiunta al quadro di catastrofe economica e sociale.

Sul fronte di guerra ucraino si cammina sull’orlo dell’abisso, del coinvolgimento anche formale e dichiarato delle forze Nato, dello scambio di colpi anche nucleari (con il che possiamo andare direttamente all’inferno a finire di districare i nostri rebus… in santa pace). Il fatto è che anche nel caso di “congelamento” o di de-escalation del conflitto, le conseguenze sono comunque dirompenti tali da innescare la “feroce tempesta” premonita da Xi. Il fatto è che la vetrina del controllo occidentale sull’Ucraina è stata sfasciata a colpi di maglio e con essa è definitivamente saltato il precedente equilibrio di potere mondiale. Non si può re-incollare e il varco si è aperto. Il Rubicone è stato passato.

Una serie di Stati e di popoli del Sud globale del mondo si dispongono per svincolarsi dallo stesso controllo politico e dal dollaro. Persino alle narici dei satrapi sauditi i profumatissimi dollari cominciano a puzzare e a bruciare fra le mani! E per tentare di farli profumare di nuovo bisogna che ci sia la garanzia, se non dell’oro che non c’è dal 1971, almeno e senz’altro la garanzia della spada gettata sulla bilancia da parte dell’emittente, applicando l’antichissimo metodo di Brenno sempre valido fin che dura il dominio, “multipolare” o meno, del capitale.

Il varco si è aperto: abbiamo visto le bandiere russe sventolate nelle dimostrazioni dei diseredati di Haiti, ma possiamo solo immaginare l’effetto di galvanizzazione su vastissime masse del Sud globale (comprese e in primo luogo le rispettive borghesie nazionali) indotto dalla potente requisitoria anti-imperialista pronunciata da Putin il 30 settembre (corroborata dalla forza concreta applicata, dal fatto di aver osato sfasciare la vetrina). Rivolte di massa come quella dei giovani iraniani contro alcuni degli aspetti più reazionari del regime di Teheran che è un pezzo importante dell’”asse della resistenza” attorno al quale il nuovo equilibrio “multipolare” prende forma, non spostano la corrente storica che spinge verso la caduta dell’(ex)egemone America e dei suoi vassalli per quanto gli apparati dell’imperialismo democratico occidentale si sforzino di cavalcarla se non dirigerla secondo copione sperimentato in Libia e in Siria. A proposito di vassalli: tutti avvertono cosa si muove sotto la crosta dei mastini guerrafondai europei alla Von der Leyen, Borell, Baerbock, Macron, Draghi/Meloni ecc.

Tutti lo sappiamo: si muove… Berlusconi. Il più sveglio o, se volete, il meno rincoglionito di tutti quanti nella fetente e invertebrata Europa borghese. Scherzi a parte: si muove soprattutto una parte della borghesia tedesca (e a ruota una parte del – fetente e invertebrato – sindacato tedesco) non disposta ad accettare il ricatto letale (con tanto di spudorati atti di guerra come il sabotaggio dei gasdotti) esercitato non da Putin ma dall’”amico americano”. Sotto la crosta si muove il malcontento di una larga parte di popolazione da (intanto) spennare contraria ad una guerra “che non ci riguarda” (sic!) e che “ci costa” dai 3 ai 5 miliardi di euro al mese “solo per le spese correnti” spese per la guerra escluse (la carne umana da cannone macellata non rientra in questi “conti della serva” in base ai quali, conti e bollette alla mano, “la guerra non ci riguarda e dobbiamo starne fuori” in quanto pessimo affare per le tasche della stragrande maggioranza dei cittadini/proprietà privata e per i bilanci della proprietà privata generale e collettiva/Stato). Tale è la somma di denaro necessaria per tenere in piedi le strutture del buco nero-Stato del quisling Zelensky il quale però in un certo senso dice il vero quando afferma (sollecitando il pronto finanziamento all’UE): “Noi rappresentiamo la sicurezza fisica dell’Europa”. Nel senso che il crollo del suo regime sarebbe a questo punto il crollo dell’attuale regime europeo, dei suoi attuali assetti di potere, delle attuali oligarchie dominanti il capitalismo europeo che poi sono le stesse attualmente prevalenti nell’intero Occidente collettivo a partire dal suo centro USA dove è ancora più forte che in Europa sia l’opposizione popolare alla guerra in Ucraina “che non ci riguarda” per le medesime e solide ragioni “contabili” che l’opposizione politica da parte della frazione borghese-“patriottica” o meglio patriottica-imperialista raccolta dietro a Trump.

UN CERCHIO MOLTO DIFFICILE DA QUADRARE (sulla pelle delle masse)

Ora, il formidabile movimento storico in atto che nel punto di contatto ucraino scarica la sua tremenda tensione è un calice di cicuta che non può essere trangugiato pacificamente dal corpo debilitato dell’Occidente collettivo, tanto dalla frazione borghese attualmente preponderante (quella progressista dell’Inclusive capitalism pitturato green e rainbow, Open society ecc.) che da quella patriottica-imperialista.

Se la frazione attualmente preponderante nell’Occidente collettivo non decide per la guerra di sterminio contro la Russia, e non lo decide perché insicura di vincere nello scontro bellico diretto, allora non resta altra scelta che fare buon viso a cattiva sorte. Cioè trattare con Mosca (e con Pechino), cioè guadagnare tempo. Guadagnare tempo per rettificare il tiro di una politica dimostratasi avventurista e impraticabile.

Si tratta di procedere ad una “rettifica di tiro” che sostanzialmente registra la sconfitta di una politica avventurista che ha sbattuto la testa contro il muro russo (e cinese e del Sud globale del mondo) senza che però tale registrazione si trasformi in un collasso incontrollato dell’Occidente collettivo, quindi nel collasso del capitalismo mondiale di cui anche i Mostri statali russo e cinese sono parte inseparabile.

C’è quindi, dato il livello “supremo” della posta in palio, una convergenza di (contingenti) interessi fra i belligeranti (pedine ucraine escluse). Si tratta di trovare una formula di compromesso provvisorio, magari facendo fuori in una maniera o in un’altra e nell’interesse reciproco e “multipolare” delle due parti, il burattino Zelensky (badando bene che nella manovra le masse ucraine stordite dal veleno nazionalista non abbiamo improvvisamente a realizzare di essere quel che sono, pedine giocate dai protettori occidentali della “causa ucraina”). Ma, se non si può procedere sulla strada della guerra di sterminio perché il rapporto di forza militare e complessivo al momento lo sconsiglia, il problema non è solo e tanto il burattino quanto il burattinaio americano il quale deve rassegnarsi ad abbassare decisamente la cresta, in un modo o in un altro. Mascherando il più possibile l’indigeribile fatto compiuto del 24 febbraio cioè la violazione a mano armata russa della sovranità imperialista occidentale sull’Ucraina. Altrettanto delicata la manovra “dello sfidante” Putin il quale deve rassegnarsi ad alcune pesanti concessioni tipo il ritiro dal territorio appena dichiarato solennemente annesso di Kherson. Ci sembra che il suo sistema di potere abbia le spalle sufficientemente larghe per far digerire il patteggiamento col nemico ma certo che ulteriori arretramenti lo metterebbero in grandissimo imbarazzo e difficoltà sia sul piano interno che sul piano del “prestigio internazionale” (della forza complessiva) dello Stato russo, perno essenziale del “mondo multipolare” in gestazione.

Sembra la quadratura di un cerchio ma per la salvezza del capitalismo mondiale i cerchi, ad ogni costo, si quadrano. Ad ogni costo: qualsiasi sia il prezzo in termini di distruzioni, di sofferenze e di sangue umano richiesto e necessario per la riuscita della manovra intanto di “congelamento” poi di “de-escalation” e di “trattative per la pace” (“trattative per la pace” alla maniera degli accordi di Monaco 1938; per “guadagnare tempo” alla maniera degli accordi Molotov-Ribbentrop agosto 1939, per quanto Putin abbia solennemente affermato di non voler ripetere questa volta “l’errore di compiacere il nemico” fatto allora da Stalin). Certi report dal fronte che leggiamo mettono i brividi in quanto avviso di incombente catastrofe in qualche modo funzionale agli interessi provvisoriamente convergenti di entrambe le parti. (2) Comunque è questa la nostra premonizione che abbiamo voluto esprimere alla vigilia e prima di passare al rebus, alla questione di fondo.
(scritto fine ottobre 2022)

(1) Non è detto, per esempio, che gli schiavi salariati debbano continuare in eterno a scappare spinti dalla disperazione e in piccoli gruppi, come a metà ottobre dalla mostruosa galera Foxconn di Zhengzhou serrata nella morsa di un ennesimo lockdown. Uno degli ennesimi feroci e bestiali lockdown (feroci e bestiali, vedi il nostro “Sul bestiale lockdown in Cina/Shanghai”, 2 giugno 2022). Non è detto che debbano continuare in eterno a scappare e in piccoli gruppi…
(2) Dal sito SouthFront di controinfo. politico-militare, antiglobalista e filorusso, leggiamo:
“The scenario of the division of the Ukrainian region by natural factor, an overflowing river, would lead to the inevitable attenuation of the conflict, which is in the interests not only of Russia, but also of the West.” 22/10 https://southfront.org/kiev-to-launch-dam-war/
L’articolo dice della possibile catastrofe dovuta al crollo della diga sopra la città di Kherson, catastrofe che “would lead to the inevitabile attenuation of the conflict” che è nell’interesse non solo della Russia ma anche dell’Occidente!!!



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Questa guerra mondiale in fieri : alcuni rudimentali punti di orientamento

1 Lo scontro armato fra le forze della Nato contro quelle della Russia attualmente localizzato in Ucraina è parte di una guerra mondiale in fieri iniziata ben prima della fatidica data del 24 febbraio 2022. Parte della stessa guerra sono - per dire di un fatto enorme, stupefacente, inaudito e mai visto prima nella storia – le operazioni di lockdown messe in atto a partire dal 2020 e che continuano tuttora nella principale fabbrica di plusvalore del mondo cioè in Cina. Le stesse tali operazioni di guerra-lockdown che dal punto di vista economico sono operazioni di distruzione di capitale, sono state (e sono) funzionali alla preservazione della vita del capitale stesso, minacciata di collasso nell’estate 2019 (e non certo alla tutela della salute e della vita umane: antitesi vita umana/vita del capitale) (1) A sua volta, quel collasso sfiorato/rinviato dell’estate 2019 rinvia alla crisi irrisolta del 2007/2008 che a sua volta ancora rinvia…

2 La causa profonda della “crisi permanente” che si trascina/rinvia ormai da mezzo secolo e che si è trasformata in guerra mondiale in fieri risiede nel venir meno della ragione stessa alla base della vita di Sua Maestà il capitale, Maestà che domina sulla vita dell’umanità intera, impregna di sé – tanto i padroni quanto gli schiavi - la vita di questo mondo. (2) La sua base è minata per ragioni interne, inesorabili, oggettive al meccanismo di valorizzazione del capitale nei suoi due momenti essenziali. Uno: estrema difficoltà se non impotenza a generare il plusvalore necessario alla vita del capitale (essendo inaridita la sua fonte ossia il lavoro salariato, scalzato – necessariamente e ineluttabilmente scalzato – dal sistema delle macchine, dei robot, dell’automazione che non generano alcun “valore in più”); due: dall’estrema difficoltà di realizzare il plusvalore sul mercato cioè la necessaria trasformazione della Merce prodotta (del valore contenuto nella Merce) in Denaro. La spaventosa quantità di Denaro-Debito creata dal sistema con mille trucchi per rendere possibile questa necessaria trasformazione (vendita delle Merci/compera pagata con una ipoteca in carico lavoro salariato futuro) è un espediente che maschera una spaventosa sovrapproduzione che, giunti ad un punto insostenibile, si tratta di liquidare, di annientare.

Ciò significa la necessità insita nel meccanismo follemente iper-drogato di procedere ad una spaventosa distruzione di forze produttive e della forza produttiva “per eccellenza” secondo Marx: gli uomini! in eccesso e senza alcun valore secondo la razionalità del capitale. Peso insopportabile per la sua possibilità di vita. Brividi sulla schiena!

Talune alte intelligenze “umane” (il noto Yuval Noah Harari solo per fare un nome “prestigioso”), umane tra virgolette in quanto espressioni antropomorfe del Moloch-capitale, parlano pubblicamente ed esplicitamente della necessità di procedere alla liquidazione di una massa di uomini non più produttiva.

In ragione di questa somma di impotenze e difficoltà generali ed oggettive che attanagliano la vita del capitale, in ragione cioè del venir meno della sua stessa possibilità di vita (capitale = valore in processo nei due momenti di produzione del plusvalore e della sua realizzazione con l’operazione di vendita sul mercato) la lotta per l’accaparramento di ogni goccia di “valore in più” prodotta a scala globale diventa spasmodica fra le diverse e concorrenti concentrazioni di potere capitalistico. In questo senso “la molla” che spinge verso la guerra non deriva dalla volontà di questo o quel centro di potere, come la 2^ carneficina mondiale non è stata il frutto della volontà di questo o quel dittatore, del dittatore Hitler (“multipolarista” ante litteram potremmo dire) piuttosto che del democratico Churchill o del “semi o cripto-socialista” Roosevelt.

2.1
Indicando la causa profonda e principale della “crisi permanente” e del suo sbocco di guerra attuale nella ragione sopra esposta intendiamo meglio precisare il giudizio che allo scoccare della 2^ guerra mondiale diedero alcune delle esigue pattuglie di rivoluzionari rimaste sulla breccia in forma organizzata sulla causa principale di quella guerra. Trotsky e la sua IV Internazionale nel maggio 1940 scrivevano:
“La causa principale della guerra risiede nella proprietà privata dei mezzi di produzione e nello stato borghese che si regge su queste basi. Con l’attuale livello della tecnologia e con la specializzazione raggiunta attualmente dai lavoratori, è del tutto possibile creare le condizioni necessarie per lo sviluppo materiale e spirituale dell’umanità intera. Basterebbe organizzare la vita economica di ogni singolo paese e su tutta la terra, adeguatamente, scientificamente e razionalmente, secondo un piano complessivo. Ma sinché le principali forze produttive della società saranno padrone dei trusts, cioè di cricche capitalistiche isolate, la lotta per i mercati, per le fonti di materie prime, per la dominazione del mondo, assumerà inevitabilmente un carattere sempre più distruttivo”. (cfr. “La guerra imperialista e la rivoluzione proletaria mondiale”, 26 maggio 1940)

Non possiamo sottoscrivere questa sintesi e trasporla come sta e giace alla attuale guerra mondiale in fieri senza precisare un paio di punti su cui a noi sembra importante fare chiarezza.

Anche qualora e laddove la proprietà sia statizzata, lo Stato sia detentore delle “principali forze produttive” strappate al controllo “di cricche capitalistiche isolate”, la proprietà privata continua a sussistere e a far valere le sue decisive ragioni nella competizione con altre “proprietà private” sul mercato mondiale, nella forma di capitalismo di stato il quale coordina e disciplina le diverse unità produttive separate/isolate cioè operanti sulla base mercantile e monetaria delle singole/isolate contabilità Dare/Avere (così come gli uomini rimangono in un regime di “proprietà collettiva” di stato, uomini/proprietà privata ognuno uomo-Ditta di sé stesso gestore del suo proprio più o meno magro bilancio, semmai riuniti nella surroga di reale comunità umana quale è lo Stato). Quindi le ragioni della lotta di competizione e per la sopravvivenza che nel mondo dominato dal capitale sboccano nella necessità della distruzione generalizzata, nella guerra, non cessano affatto in regime di “statizzazione”, di “proprietà del popolo”, di per così dire “proprietà privata collettivizzata”.

Inoltre, altro punto importante da precisare parlando dei certamente necessari “piani complessivi” a scala globale per la preservazione della vita umana e della vita nella sua totalità “cosmica” (animali, piante, pietre ecc.), occorre osservare che le stesse istituzioni della “comunità-capitale” (pensiamo ad istituzioni quali l’Onu o l’OMS, covi di briganti giusta la definizione data da Lenin alla Società delle Nazioni, Onu del suo tempo) tentano di attuare ed attuano “razionali e scientifici piani complessivi”.

Esempi di “pianificazione” a scala globale da parte della “comunità-capitale” con cui abbiamo a che fare: l’Agenda 2030 varata dall’Onu “per lo sviluppo sostenibile”; la campagna per la “vaccinazione del mondo” (Italia capofila mondiale dal 2014, autentico paese-laboratorio) iniziata ben prima del Covid 19 che l’emergenza sanitaria ha spaventosamente accelerata e imposta a miliardi di uomini.

Stiamo parlando, tanto per “il piano complessivo” chiamato Agenda 2030 che per il piano di vaccinazione universale, di aspetti che a nostro modo di vedere sono anch’essi parte della presente guerra mondiale in fieri. Essi sono “piani complessivi” volti sì a preservare la vita, ma è la vita e lo “sviluppo sostenibile” del capitale che si intende preservare! o, se si vuole dire in altro modo: “piani complessivi” che intendono preservare la vita dell’uomo solo e unicamente in quanto inserita nel meccanismo del capitale. Vita umana da curare e preservare in quanto appendice della macchina-capitale.

La “comunità-capitale” (il suo “interesse collettivo”) attraverso le sue istituzioni nazionali e sovranazionali, non difettano di saper progettare ed attuare “piani complessivi”, non difettano di “mancanza di pianificazione”. Essa tende anzi a sistematicamente pianificare la “vita” degli uomini. Ne pianifica anche la morte se è per quello, e abbiamo citato sopra il nome “prestigioso” solo di uno fra gli spudorati beccamorti pianificatori. Non solo: la pianificazione della “vita” e della morte è attuata “per il bene comune”. In nome dell’interesse “sociale”, “collettivo” dentro al quale “interesse collettivo” può benissimo starci – e ci sta – l’interesse di classe in quanto classe del capitale appunto, e non classe per sé (e dunque in quanto classe per sé rappresentante del generale interesse umano, del reale interesse sociale e collettivo).

La vicenda della “vaccinazione universale” con i relativi obblighi che si vogliono imporre “per il bene comune” e che sta in testa fra le priorità della “comunità-capitale” internazionale (e da ultimo ciò è stato riconfermato dalla recente riunione del G20 a Bali/Indonesia e dai suoi deliberati, introduzione dei “passaporti vaccinali”-green pass in primo luogo) è scottante anche e proprio per questo motivo: “l’interesse collettivo” del capitale può assorbire ed assorbe quello “di classe”. Fino al caso abominevole dell’introduzione dell’apartheid, fino al caso, per dirne uno di abominevole interno alla classe, della separazione dei lavoratori nelle mense aziendali senza che una tale umiliante imposizione “per il bene collettivo” susciti una reazione furibonda quanto è profonda l’umiliazione inflitta. Umiliazione umana e di classe inflitta dalla forza del capitale e della sua “comunità”: dal sig. Presidente del Consiglio, al Papa, all’ultimo dei sindacalisti che magari “indice la lotta” per... installare un gazebo per i cani-renitenti fuori dalla mensa!

Assorbimento della classe, delle sue rappresentanze ufficiali e “di base”, dentro la “comunità-capitale”. Suo totale assoggettamento, sua totale nullità!

Purtroppo hanno, per il momento, ragione quelli del WEF, World Economic Forum, a giudicare come “test” positivamente superato (dal loro punto di vista) la prova dei lockdown, proprio in ragione che in nome “dell’interesse collettivo” sono state accettate dalle masse una serie incredibile di restrizioni, e quindi costoro ne traggono che si può proseguire a passi spediti nella pianificata agenda sociale dei beccamorti. Che è una agenda di guerra di classe del capitale, sempre e rigorosamente… “nell’interesse collettivo” (della salute, dell’ambiente, del “clima”).

Diciamo per il momento! rinfrancati dalle notizie dal fronte che ci giungono seppur frammentarie e dio solo sa quanto “filtrate”. (https://www.youtube.com/watch?v=RcOTkaC0UxQ&t=128s) Parliamo del fronte Cina/Guangzhou-Canton, augurandoci che l’insubordinazione dilaghi e sia furibonda quanto profonda è stata ed è la ferita inferta nel corpo e nello spirito delle masse. Nel nostro stesso corpo e nel nostro stesso spirito, poiché la guerra di classe è una, stessa, mondiale.

3 Se questa attuale guerra mondiale è azionata dalla stessa “molla”, essa, per quanto riguarda il suo aspetto centrale di lotta armata e mortale fra Stati e concentrazioni di potere capitalistico, non è una ripetizione “dello schema” su cui si è realizzata la rigenerante (per il capitale) 2^ distruzione generalizzata di uomini e cose del 1939-1945.

In quel caso, l’iniziativa delle operazioni è stata presa dal guerrafondaio Hitler in nome del lebensraum necessario alla concentrazione di potere che egli incarnava. La lotta era per una diversa spartizione del mondo (delle colonie in primo luogo) fra vecchie e nuove potenze imperialiste. Nell’attuale guerra mondiale in fieri, guerrafondaia è la super-imperialista concentrazione di potere-America (e i suoi vassalli) il cui lebensraum è il mondo intero e che difende la sua egemonia mondiale. La difende nell’unico modo possibile, tattiche momentanee a parte, cioè attaccando, aggredendo le potenze concorrenti. L’imperialismo egemone non può tollerare alcuna “equa spartizione” del potere globale. Le potenze concorrenti di Russia e Cina si presentano nell’attuale scontro fra blocchi di potere, come potenze “pacifiste” nel senso di portatrici di un possibile sviluppo capitalistico pacifico e proficuo “per tutti”. “Per tutti”: popoli gialli neri oltre che bianchi, finalmente “liberi e uguali” di trafficare in Merci e Denari con reciproco e universale vantaggio. Questo “l’anti-imperialismo” dei Putin dei Xi Jinping, solidamente poggiato su una adeguata base produttiva dalla quale possono spuntare selve di cannoni, missili e armamenti d’ogni tipo perfettamente in grado di reggere la sfida.

Nucleo Comunista Internazionalista

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