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Il razzismo di stato by Meloni, tra la tragedia e la farsa

(6 Gennaio 2023)

Milano, 12 aprile 2007

Era fin troppo facile prevedere che l’immigrazione sarebbe stata uno dei “grandi temi” su cui il piccolo, infame governo Meloni avrebbe mostrato di che eroica pasta è composto. Guerra a tutto campo agli emigranti e agli immigrati!

Ed eccolo, forte del decreto-Piantedosi controfirmato da Mattarella, esibirsi nell’ennesima sceneggiata di stato contro i perfidi attentatori al benessere e alla felicità degli italiani: le donne, i minori, gli emigranti stremati in fuga dai kampi e dai trafficanti libici protetti e finanziati dal duo Minniti&Salvini, o dalla Tunisia ridotta alla fame dai suoi creditori internazionali (occidentali, e chi se no?). Le navi delle ong (per le quali non abbiamo particolare simpatia, costituendo l’ipocrita lato “umanitario” di un’Unione europea non meno infame dell’esecutivo Meloni) dirottate di qua e di là verso porti scelti, per un dispetto da vili, tra i più lontani possibili.

Ansiosa di far grande l’Italia con imprese ancor più memorabili, la Meloni si è arrischiata a posizionarsi in prima fila nell’offrire alla Cina, con Bruxelles, vaccini euro-statunitensi, e nel dar mandato a mass media e autorità sanitarie italiane di mettere i cinesi sul banco degli untori. Con tanto di indagini sulle acque reflue “in presenza di cinesi”, e la pretesa di imporre tamponi obbligatori alla partenza dalla Cina (come si trattasse della Cina in ginocchio del 1900 da saccheggiare e incendiare a volontà). Per questa via il razzismo di stato dalla tragedia dei barconi si volge in farsa.

Ricordate l’aprile 2007, con la sindaca di Milano Moratti determinatissima a “non tollerare zone franche” nella “sua” città e a sfrattare i commercianti cinesi dal centro città (via Sarpi) confinandoli in periferia solo perché un paio di vigili urbani se l’erano vista brutta in quella strada per una contravvenzione contestata? 24 ore dopo, sulla e dentro la Chinatown milanese sventolavano le bandiere nazionali cinesi che sembrava d’essere sulla Tien An Men, mentre l’arrogante sciura si scapicollava in una marcia all’indietro talmente precipitosa da cadere nel ridicolo. Questa volta il governo italiano s’è espresso con le scuse del suo ministro degli esteri (“non volevamo offendere nessuno, dio ne guardi, era solo una carineria”), mentre quello cinese ha replicato alle provocazioni con un qualsiasi portavoce: “Vaccini vostri? Non se ne parla, abbiamo i nostri”. Tamponi obbligatori? “Non ci sono ragioni scientifiche, solo politiche” – tradotto: pagliacci, toglietevi dai piedi. E occhio alle ritorsioni.

Si tratti di tragedie vere in cui muoiono a centinaia e migliaia gli emigranti, o di farse in cui “noi italiani” facciamo sbellicare il mondo dal ridere, il razzismo di stato svolge comunque la sua funzione: indicare i “nostri” nemici al di fuori dell’Italia, in Africa, in Medio Oriente, in Cina, in Russia. Ed invece il nostro nemico è qui, ed è proprio quello che ci addita i nemici esterni.

Il pungolo rosso

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