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(28 Maggio 2011) Enzo Apicella
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(25 Gennaio 2023)

Editoriale del n. 121 di Alternativa di Classe

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L'anno appena trascorso non è strato disastroso soltanto sul piano economico per i proletari. Da loro, infatti, sono state anche pagate le conseguenze degli eventi legati al cambiamento climatico. Qui in Italia, in particolare, si sono verificati ben 310 eventi climatici estremi, il 55% in più rispetto al 2021, con il portato di 29 morti direttamente dovuti a tali eventi. Si è trattato, infatti, oltre che di temperature elevatissime d'estate (vedi ALTERNATIVA DI CLASSE Anno X n. 116 a pag. 1), fino a provocare la siccità, di un inverno impazzito, a volte insolitamente caldo, a volte, invece, glaciale.
Gli eventi meteo-idrogeologici sono consistiti in “104 casi di allagamenti e alluvioni da piogge intense, 81 casi di danni da trombe d’aria e raffiche di vento, 29 da grandinate, 28 da siccità prolungata, 18 da mareggiate, 14 eventi con l’interessamento di infrastrutture, 13 esondazioni fluviali, 11 casi di frane causate da piogge intense, 8 casi di temperature estreme in città e 4 eventi con impatti sul patrimonio storico”. Una enormità.
Vi sono state ripercussioni negative sulla energia rinnovabile dell'idroelettrico, ed, alla faccia della “sovranità alimentare” proclamata dal Governo attuale, anche sulla agricoltura, legata ai cicli stagionali. Invece di intervenire sulle cause, in primis l'inquinamento prodotto, si continua a parlare di “green” in termini di “compensazioni”, legate alle logiche dei “Mercati del carbonio” (vedi ALTERNATIVA DI CLASSE Anno X n. 116 a pag. 3 e Anno VII n. 84 a pag. 3)...
Ai contenuti antipopolari della Legge di Bilancio, approvata “in extremis” al Senato il 29 Dicembre scorso, si sono aggiunte le conseguenze della “crisi energetica”, o, meglio, della “guerra dell'energia” (vedi ALTERNATIVA DI CLASSE Anno X n. 117 a pag. 2). E' così che G. Meloni, mentre si è attribuita i meriti dell'approvazione europea del “price cap” e delle “limitazioni” ai rincari delle bollette energetiche, non ha rinnovato il taglio delle accise sui carburanti, scaduto a fine 2022, dando così il via libera ad un nuovo aumento di benzina e gasolio.
Di tali aumenti il Governo Meloni non ha esitato a scaricare la colpa sui “benzinai”, di fatto accusati di speculare a danno dei consumatori. Dopo l'indizione dello sciopero per il 25 e 26 Gennaio, inizialmente “congelato”, il decreto, che li obbligherà ad esporre, oltre al proprio, il prezzo medio dei carburanti, praticato nella regione di appartenenza, con multe fino a 800 euro ed eventuale ritiro della licenza, ne ha causato la conferma da parte delle associazioni di categoria.
L' aumento del prezzo dei carburanti non è l'unico che il 2023 sta portando per il settore dei trasporti: vi è quello dei pedaggi autostradali e, in molte realtà, anche quello dei biglietti dei bus. In particolare, per i pedaggi autostradali è previsto un ulteriore aumento dal 1 Luglio. Senza tenere conto degli altri prevedibili aumenti dei combustibili nel corso dell'anno, Assoutenti ha calcolato, solo rispetto agli aumenti dei trasporti già previsti, un aggravio medio di spesa, per quest'anno, di ben € 366,00 a famiglia!
Per non parlare dell'effetto di traino per i prezzi degli alimenti e degli altri generi di prima necessità!... Le aumentate spese per i trasporti alimenteranno sia l'inflazione in sé che il carovita, amplificandone gli effetti soprattutto per le famiglie meno abbienti. E tali aumenti andranno ad aggiungersi a quelli, previsti e prevedibili, per il bilancio famigliare, per il quale il CODACONS ha già calcolato per il 2023, a parità di consumi con l'anno scorso, un aggravio medio di € 2435,00 fermi restando “possibili (nuovi – ndr) rincari delle bollette di luce e gas”, esclusi, perciò, dal conteggio!...
Oltre alle, già analizzate, voci sui trasporti, sono previsti inoltre aumenti per le assicurazioni e per i servizi telefonici. La BCE, poi, ha annunciato per i Paesi europei l'aumento degli importi per le rate dei mutui concessi dalle banche. Per gli aumenti medi dei generi alimentari il CODACONS stima € 507 in più di spesa famigliare, che si andrà a ripercuotere anche sulla ristorazione e sui servizi ricettivi in genere. Le maggiori tasse e imposte locali, oltre agli aumenti già in essere delle bollette, completeranno il quadro proposto da tale associazione di consumatori.
Da un'altra analisi sul tema, svolta dall'Ufficio Studi della CGIA di Mestre (VE), e riguardante l'insieme delle spese medie effettuate dalle famiglie nel 2022, emerge che quelle “obbligate”, e cioè alimenti, trasporti e casa, hanno già raggiunto il 60% della spesa complessiva, andando, così, a comprimere, per i ceti meno abbienti, le spese complementari e voluttuarie in genere, peggiorando sensibilmente la qualità della vita delle famiglie proletarie, parte delle quali stanno aumentando l'area della povertà, che a fine Ottobre era già di 5,6 milioni di persone.
Nel 2022 si è tornati ai livelli di inflazione degli anni '80; l'inflazione media dell'anno è stata del 8,1%, la più alta dal 1985, e a Dicembre è stato registrato l'8,6%, mentre, calcolando solo i beni di prima necessità, i soli cui possono accedere i proletari, l'inflazione sarebbe al 12,6%!... Anche l'inflazione colpisce selettivamente! Ed è questo il quadro nel quale il Governo Meloni intende tagliare il reddito di cittadinanza, fino a costringere “chi è in grado di lavorare” ad accettare qualsiasi proposta di lavoro, a qualsiasi condizione.
Il ricorso a forme di lavoro “anomalo” sta già aumentando, insieme al “lavoro povero”. Rispetto al periodo pre-pandemico, secondo gli studi di Oxfam, il Comitato internazionale “contro le diseguaglianze” che federa oggi molte ong, il valore dei patrimoni dei miliardari italiani nel 2022 è aumentato, in termini reali, dell'8,8%, con una concentrazione della ricchezza sempre maggiore. E l'ottimo rapporto tra il Governo Meloni e Confindustria è dimostrato anche dalla trasferta comune in Ucraina di Mercoledì 11 u. s.
Una delegazione italiana, infatti, comprendente il Ministro delle Imprese e del “Made in Italy”, A. Urso, assistito da suoi diplomatici di fiducia, e insieme al Presidente di Confindustria, C. Bonomi, si sono recati in treno nella capitale ucraina, Kiev. Dopo avere approvato, proprio il giorno prima al Senato “a larga maggioranza”, un nuovo decreto per l'invio di armi, il Governo Meloni riteneva di avere le carte in regola per concordare con Zelenskij le prossime “misure di soccorso” da parte dell'imperialismo di casa nostra.
Il soccorso “umanitario” consisterà, infatti, nella ricostruzione di strutture ed infrastrutture energetiche ed elettriche, corredate da mezzi di “difesa aerea” per presidiarle e proteggerle: il sesto pacchetto di aiuti. Le questioni tecniche sono state discusse in un incontro con una delegazione ucraina, guidata dal vice-premier, Julia Svurydenko, mentre V. Zelenskij in persona ha consegnato una onorificenza al merito al Ministro italico, per il sostegno ricevuto.
Nella sede della ambasciata italiana è stata poi inaugurata una sorta di succursale di Confindustria, che tornerà utile per concludere accordi di partenariato con aziende locali per la ricostruzione prossima ventura. Inoltre, gli incontri sono serviti ad avviare la preparazione di una conferenza sulla ricostruzione in Ucraina, da tenersi a Roma nel mese di marzo, ed una prossima missione a Kiev della Presidente G. Meloni.
Nella UE alle comprensibili renitenze tedesche per la fornitura di carri armati pesanti Leopard all'Ucraina (vedi anche a pag. 4) fa da contraltare la Polonia, che ragiona solo in termini di “sconfitta russa” sul campo. Di certo dallo scontro bellico tutti gli imperialismi stanno cercando di trarre i massimi profitti, ed è significativo che il report annuale di Oxfam riporti come l'1% del pianeta (i più ricchi), per la prima volta negli ultimi 25 anni, dopo pandemia e ritorno della guerra in Europa, abbia aumentato di più del 54% il proprio patrimonio, arrivando nel 2020 al 63% del totale, insieme al contemporaneo aumento della povertà per gli “ultimi della Terra”!...
Da Lunedì 16 a Venerdì 20 si è svolto, quest'anno nuovamente “in presenza”, a Davos il vertice annuale del Forum Economico Mondiale, con circa 2700 rappresentanti di 700 organizzazioni, mai così tante: c'erano ONU, F.M.I, ed O,M.C., poi 52 capi di Stato e di governo, soprattutto europei, ma anche 19 banchieri centrali e almeno 65 ministri. E', infatti, il principale meeting della grande impresa e della finanza internazionali: c'erano Amazon e Intel, ma anche, ad esempio, Blackrock, Goldman e JP Morgan.
La presenza russa quest'anno era ridottissima, senza alcun invito ai loro vertici politici, e le “corporation”, rispetto alla “cooperazione globale”, da sempre promossa, erano preoccupate sia per la “frammentazione”, indotta dalle numerose emergenze, che dalla incombente recessione globale, vista in connessione ad esse. Anche se nell'ultima giornata del Forum sia il F.M.I., che la stessa B.C.E. hanno parlato di una inflazione legata al prezzo dell'energia, a fronte di una spesa corrente “sotto controllo”, che rappresenterebbero elementi di una sorta di “attutimento” della recessione.
Il tentativo è quello di compatibilizzare il business globalizzato con l'appoggio al Governo ucraino, al quale si vogliono abbinare le forniture armiere con quelle di altre merci, mentre, però, i tentativi di isolamento internazionale della Russia rischiano di naufragare per i suoi rapporti con la Cina e non solo.
Ad esempio, fra i BRICS, il nuovo governo di Lula era presente a Davos soprattutto per accreditare il proprio totale controllo sul Brasile dopo gli assalti dei seguaci di Bolsonaro del 9 Gennaio scorso ai palazzi del potere, riaffermandone l'affidabilità economica internazionale anche dopo il tormentato cambio della guardia al vertice. Ed anche il Sudafrica viene guardato con sospetto, data la sua conferma alle riedizione, nella seconda metà del febbraio prossimo, di manovre navali militari congiunte con Russia e Cina nel basso Oceano Indiano.
Ad una consistente presenza imprenditoriale nostrana a Davos ha fatto da contraltare una scarsa presenza istituzionale italiana. Ma, si sa, il Governo Meloni è per lasciare libere le imprese del “Made in Italy”! E' così che Oxfam ha diffuso alcuni dati, come il raddoppio negli ultimi sedici anni in Italia della “povertà assoluta”, che sono il 7,5% delle famiglie, pari a più di 2 milioni... Inoltre, per più di 6 milioni di lavoratori del privato, il potere d'acquisto dei salari da Gennaio a Settembre '22 pare essere diminuito del 6,6%, incrementando, come già accennato, il “lavoro povero”.
Se da un lato è vero che questi dati non dipendono dall'attuale governo, ma dall'operato del Governo Draghi e, in generale, anche dei precedenti, è anche vero che la politica di G. Meloni & C. reintroduce il lavoro discontinuo dei voucher e favorisce ulteriori flessibilizzazioni del lavoro, limitandosi ad incentivare le imprese che comunque assumono, indipendentemente dalle modalità con cui lo fanno! E tali modalità rispondono di certo alle preferenze del padronato, il cui interesse nessun governo ha mai smesso di interpretare.
Molto intelligentemente il Governo Meloni ha aperto tavoli di consultazione con i sindacati confederali, ai quali intende dare delle tempistiche nell'affrontare le diverse tematiche. Di recente vi è stata la consultazione sulle pensioni, dalla quale non è uscito niente di concreto, con il rinvio al 11 Febbraio prossimo e l'obiettivo di una “nuova riforma” per la fine dell'anno; CGIL e UIL si sono dette “deluse”... Questo proprio mentre in Francia, sullo stesso tema, due milioni di persone sono scese in piazza con i sindacati contro la proposta di Macron di portare da 62 a 64 anni l'età della pensione di vecchiaia!!
La situazione italiana è davvero preoccupante. Inflazione e carovita non diminuiscono, a fronte di un potere d'acquisto dei salari in continua discesa: l'emergenza, per i lavoratori, è oggi! Dopo lo sciopero dei sindacati di base del 2 Dicembre e quelli regionali dal 12 al 16 Dicembre di CGIL e UIL, solo i benzinai oggi si stanno muovendo! Il Governo Meloni espone i suoi “piani” di riforme a lunga scadenza, mentre, a livello generale, la sola CGIL riparla di opporsi ...ma rispetto a presidenzialismo e autonomia differenziata!...
Certamente le modifiche di ingegneria istituzionale che propone la destra sono peggiorative, ma i lavoratori, e i proletari in genere, stanno vivendo l'altra emergenza, finora illustrata, che per un sindacato dovrebbe essere prioritaria: il peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro, e che, oltre tutto, sta comportando un incremento negli incidenti sul lavoro, con un aumento delle denunce di oltre il 30%, mentre continuano le tre “morti bianche” quotidiane, escludendo, per il 2022, i decessi legati al COVID-19...
In un panorama del genere spicca, in positivo, la prassi del Collettivo di Fabbrica della ex-GKN (oggi QF) di Campi Bisenzio (FI), che, oltre a continuare la propria lotta, senza settarismi ed in collegamento con il proprio territorio, dichiara la disponibilità dei lavoratori ad una solidarietà attiva e incondizionata nei confronti dei colleghi dello stabilimento GKN di Mosel, in Germania, dove il fondo speculativo inglese, Melrose, proprietario, ha annunciato la chiusura dello stabilimento dove lavorano 800 persone.
In molte parti del mondo stanno scoppiando vere e proprie rivolte contro il carovita, e, dato anche che i problemi sono comuni, occorre ricercare i massimi livelli di collegamento e di unità con gli altri proletari fuori dai ristretti confini in cui il capitale ed i suoi governi cercano di circoscrivere i conflitti. CAMBIAMENTO CLIMATICO e GUERRA GENERALIZZATA sono le realtà verso cui questo sistema ci sta portando, se non si manifestano risposte adeguate!

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