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Si apre una finestra sui metodi della polizia italiana

(14 Maggio 2010) Enzo Apicella
I TG trasmettono l'intervista a Stefano Gugliotta, che porta i segni del pestaggio immotivato da parte della polizia

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La Shoah ebraica, il Porrajmos dei romanì e il lento genocidio dei palestinesi

(28 Gennaio 2023)

Proprio nei giorni in cui si ricorda la Shoah - lo sterminio degli ebrei nei campi di sterminio nazista a cui collaborò attivamente il regime fascista italiano, basti ricordare le leggi razziali, Fossoli e la Risiera di San Sabba – lo Stato nazi-fascista di Israele ha assassinato 9 palestinesi durante una retata nel campo di rifugiati di Jenin, compiendo il massacro più sanguinoso degli ultimi anni.

Mentre si trovano miliardi di euro per fornire le armi al regime di Kiev in nome della democrazia e del diritto ad opporsi all’invasione russa, neanche una parola su quanto da più di 50 anni succede in Palestina, dove un popolo lotta senza tregua contro l’invasore israeliano per il diritto a vivere sulla propria terra.
Come loro costume, anche stavolta le truppe israeliane hanno impedito l’accesso alle ambulanze e si sono scagliati contro un centro pediatrico.

Doppia morale; del resto Israele non solo è il principale alleato USA in Medio Oriente, ma l’Unione Europea, oltre ai molteplici legami economici con il regime sionista in tutti i campi, sta ora trattando l’acquisto di gas israeliano per ridurre la dipendenza da Mosca.

Torniamo alla Shoah, in cui si incrociano curiose dimenticanze.
Non si parla mai del Porrajmos (“il grande divoramento”), lo sterminio delle popolazioni rom e sinti, né di quello delle popolazioni slave e russe, tutti considerati “untermenschen” (subumani) da far sparire in nome dello “spazio vitale” necessario alla Germania nazista. Il Porrajmos non è neppure menzionato nella legge che ha istituito la Giornata della Memoria.

Oggi si stimano in 500mila le vittime del porrajmos, una stima approssimativa che non comprende le decine di migliaia di uomini, donne, bambini uccisi per le strade dei territori occupati dai nazisti, soprattutto nell’Europa orientale e in Unione Sovietica. Non molti sanno che proprio rom e sinti diedero vita ad una delle pochissime rivolte avvenute nei campi di sterminio, quando 7.000 persone, armate di tubi di ferro, vanghe e altri attrezzi di lavoro, si opposero alla liquidazione del campo per “famiglie zingare” (Zigeunerlager) istituito ad Auschwitz-Birkenau. La rivolta costrinse le SS a evitare lo scontro. Ma il 2 agosto, 918 uomini furono trasferiti a Buchenwald e 790 donne a Ravensbrück e nella notte gli ultimi 4.300 sopravvissuti, questo il numero secondo le ultime ricerche, verranno uccisi nelle camere a gas.
Il 27 gennaio del 1945 le truppe dell’Armata Rossa, quando entrarono ad Auschwitz, trovarono vivi solo 4 sinti.

Altre dimenticanze: secondo l’United State Holocaust Memorial Museum i prigionieri di guerra sovietici rappresentano il secondo gruppo di vittime in ordine di grandezza dopo gli ebrei: circa 3 milioni.
Ad essi vanno aggiunti i “non ariani”, soprattutto slavi (russi, serbi, ucraini, polacchi, sloveni), che non furono soggetti a programmi di completo sterminio, ma di "riduzione numerica", "pulizia etnica", e sottoposti a forme di sfruttamento coercitivo di lavoro, che provocarono comunque la morte di almeno 4-5 milioni di persone, senza parlare dei dissidenti “politici” (quelli italiani furono 30.000).
I soldati dell’Armata Rossa furono i primi a liberare i più grandi campi di sterminio, da quello di Maidanek ad Auschwitz, Stutthof, Sachsenhausen e Ravensbrück, il più grande campo riservato alle donne.
Ma quest’anno la Russia non è stata invitata dalla direzione del museo di Aushwitz-Birkenau alle celebrazioni del 78° anniversario della liberazione del campo.

Tornando alla Shoah e a tutti gli esempi nefasti della storia recente, vogliamo finire con le parole di Anna Maria Bruzzone nella prefazione del libro da lei scritto con la partigiana Lidia Beccaria Rolfi “Le donne di Ravensbrück”, che chiariscono un aspetto su cui mai ci si sofferma: la natura di classe del nazismo e degli universi concentrazionari con cui ancor oggi dobbiamo fare i conti (valga per tutti l’esempio di Gaza, definito “il più grande campo di concentramento a cielo aperto”.

“……. dovremo saper vedere oltre l’apparente irrazionalità dei Lager nazisti e comprendere come lo sfruttamento schiavistico di masse sterminate di manodopera e l’annientamento degli improduttivi, oppositori o non oppositori, fosse il frutto di un disegno razionale all’interno della logica capitalistica, portata alle sue ultime esasperate conseguenze, e quindi il coerente approdo di un regime sorto per la difesa ad ogni costo del privilegio minacciato dalle forze popolari”.

Centro di Iniziativa Proletaria "G.Tagarelli"

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