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(4 Febbraio 2023)
Ed ecco l’indignazione – verso chi non avrebbe “cultura e competenze per analizzare le cause reali del conflitto russo-ucraino” – espressa da un “analista” di alto spessore come il giornalista C. Formenti (laurea in Scienze Politiche). Reclama una più obiettiva informazione e “analisi scientifica” (sic) sulle cause della guerra in Ucraina. Bisogna – scrive – contrastare una “forsennata campagna propagandistica contro una delle parti belligeranti”. Essendo questo giornalista anche un ammiratore del “capital-socialismo” cinese, non vi sono dubbi su quale sia la “parte” da salvaguardare. Si tratterebbe della Russia di Putin poiché l’altra “parte” – considerata non una bensì l'unica responsabile della guerra e l’incarnazione del male assoluto – è colpevole di voler “marginalizzare la Russia rispetto alle altre grandi potenze”.
Meno male – si consola il Formenti – che Putin ha voluto “riprendere il controllo dei confini per garantire gli interessi e la sicurezza del suo Paese”. Così dopo gli interventi militari strategici in Cecenia, Georgia e Siria, anche in Ucraina era necessaria un’azione militare che bloccasse l'aggressività del più forte imperialismo americano (il quale – come ben sappiamo – non si comporta affatto con una buona educazione…) e le minacce missilistiche della Nato contro le “difese” russe. Alle mire di un progetto strategico volto ad una espansione degli Usa ad Est, il pacifico multipolarismo della Russia non può che ordinare: aprite il fuoco! stabilendo quell’“ordine” che un capitale predilige e l’altro no.
A chi accusa Putin di comportarsi come un “nuovo Hitler” (naturalmente, fra briganti, tutti hanno le mani abbondantemente sporche di sangue, pronti in ogni momento a calzare gli stivali nazisti e a comportarsi come tali!), Formenti risponde: questa è un’assurdità poiché in Russia esiste un Parlamento eletto a suffragio universale e un regime che gode “un ampio sostegno popolare”… E si sa che quando il popolo decide, col suo “buon senso” di gramsciana memoria, la… ragione è salva! Conclusione dei “competenti”: appoggiamo una Russia che ad altro non mirerebbe se non a “riprendere il controllo sulle regioni di lingua ed etnia russa, costringendo l'Ucraina a rinunciare all'ingresso nella Nato”. Il tutto in nome della pace e solidarietà tra i popoli e del capitalismo che li governa, distruggendo e massacrando – da una parte e dall’altra – in nome del Dio capitale. Già, poiché è in definitiva sui suoi altari che scorre il sangue di soldati e civili delle due parti.
In conclusione – per quanto ci riguarda – il conflitto russo-ucraino indica chiaramente che il volto dell’imperialismo ha i medesimi tratti, per tutti uguali, sufficienti a farci considerare Usa, Cina e Russia potenze imperialistiche dove bande delinquenziali al servizio degli interessi capitalistici si preparano a mettere a ferro e fuoco il mondo intero per sopravvivere. Covi di criminali che stringono fra le proprie unghie interessi che solo con l’uso di forza, violenza, oppressione e sfruttamento, si possono sostenere. E devono essere sostenuti affinché si possa capitalisticamente sopravvivere. Quindi, briganti sono tutti gli imperialismi (e comuni sono i geni che controllano le caratteristiche criminali dei loro programmi politici), anche quando ci si appella ad un nuovo socialismo… capitalizzato e ci si genuflette ai suoi piedi, magari preferendo al momento la potenza più debole… per renderla più forte: se imperialismo ha da essere, che sia all’insegna dell’uguaglianza multipolare!
Dopo tutto si tratterebbe di consentire alla borghesia – come ci insegna anche la banda insediatasi a Pechino – di conservare e far “fruttare” le ricchezze che possiede (direttamente o indirettamente tramite una gestione statale), purché – in cambio – lasci svolgere i doverosi compiti e controlli ai “socialisti del XXI secolo” che occupano, per l’appunto, lo Stato di tutto il popolo… Il quale ha un compito ben preciso: mantenere il rapporto di sfruttamento tra il capitale e il lavoro, e questo vale sia negli Usa sia in Russia e in Cina.
-DC
Battaglia Comunista (Partito Comunista Internazionalista)
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