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Un alibi di ferro

Un alibi di ferro

(27 Luglio 2012) Enzo Apicella

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(8 Febbraio 2023)

Regionali febbraio 2023

"il vero modo per rendere tutto più facile è non eleggere degli imbecilli e soprattutto non averci niente a che fare con gli imbecilli" ( K. MARX )

IL PARTITO dello STOMACO NON VOTA.


Noi non votiamo non perché
“il nostro candidato non trova posto su nessuna lista”,
o perché questa o quella lista è reazionaria o riformista,
ma perché non crediamo possibile, né utile,
la partecipazione elettorale
alla trasformazione rivoluzionaria
né alla attuale, necessaria ritirata strategica di classe.

Il movimento reale è più avanti delle cartuccelle elettorali.
Esso si muove su scala mondiale,
e su scala mondiale sta determinando lo svuotamento e la trasformazione
della democrazia borghese, da costituzionale partecipata e delegata,
a funzionale e digitale.

Anche le forme della partecipazione popolare, come l’astensione ad esse, divengono parte costituente di una dinamica democratica snella
che fa a meno anche dei suoi stessi rituali,
relegati all’esercizio di minoranze clientelari e interclassiste.

Anche l’astensione, se incosciente e disorganizzata,
diviene terreno di strumentalizzazione politica reazionaria e qualunquista, terreno di coltura che tende a mutuare mugugno e frustrazione in razzismo
e xenofobia, o in sovranismo e nazionalismo.

L’architettura sovrastrutturale parlamentarista è talmente sgangherata
che molti suoi antichi e moderni protagonisti e comparse la abbandonano, sostituendo nuovi privilegi ai vecchi.

Tra “nuovi” partiti, agglomerzioni corrotte, profittuali e intermediste,
cambi casacche e riapparizioni il discredito è totale,
e non c’è certo bisogno di rianimare un cadavere morente,
magari truccandosi da recuperatori della partecipazione al voto.

Se poi agli specialisti “recuperatori” di voti si accodano
“nuovi luminari” di movimento,
il capezzale del parlamento si affolla di “pretendenti al nulla”,
nei programmi elettorali come nelle misere aspirazioni personali quasi certamente destinate al solito fallimento.

La storia di sempre dell’opportunismo si ripete oggi in maniera chiara, strappando il sipario dell’eclettismo trasformista di una generazione piccolo borghese frustrata ed incapace a comprendere la perdurante passività sociale, che trova l’”altro mondo possibile” in questo, e nell’”impegno” a ripararlo.

E’ un bene che sia così: a ciascuno il suo!


Il movimento rivoluzionario non ha interesse
a difendere i cascami della democrazia,
né a “raccogliere” alcuna scolorita bandiera nazional-costituzionale.

Men che mai a raccattare qualche strapuntino municipale
truccato da “democrazia partecipata”.

Non siamo noi a dover risolvere il problema
dell’adeguamento sovrastrutturale al movimento reale,
accelerando la trasformazione di sistema in democrazia imperialista.

Le crisi dei padroni, e del loro sistema, se le risolvano loro!

Noi possiamo e dobbiamo solo approfondirla, renderle incompatibile ed inaggiustabile,
per scioglierla nella rivoluzione sociale.

Un compito specifico e generale difficile, complicato,
innervato nei tempi lunghi della rottura di classe,
da assolvere con umiltà, realismo e disciplina rivoluzionaria.

SOCIETÀ INCIVILE

Fonte

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