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Il dilemma dei generali

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8 marzo 2023
È il capitalismo a impedire la liberazione della donna

(8 Marzo 2023)

L’oppressione delle donne è una realtà in tutti i Paesi, anche dei più democratici e moderni, non solo degli arretrati.

Dagli Stati Uniti, all’Europa, dall’Iran all’Afghanistan, dall’Africa all’America Latina, le donne proletarie pagano le contraddizioni di questa società dominata dai rapporti di produzione capitalistici: peggiori paghe, negazione del diritto all’istruzione, all’aborto, violenze.

Donne, lavoratrici, compagne!


In questo mondo dilaniato dalla miseria, dalle guerre, dagli esodi di masse disperate che fuggono i conflitti e le carestie, in cui gran parte del proletariato consuma i suoi giorni in lavori usuranti e alienanti, la condizione delle donne è sempre più dura. La donna è colei alla quale si chiede di lavorare molte ore nelle fabbriche e negli uffici, dove spesso svolge lavori pesanti per salari da fame, ed è lei che deve fare i conti con i pochi soldi per sfamare la famiglia.

Questo mondo desolato dall’economia demente del capitale non vi assicura una casa dignitosa, non vi promette di salvare i vostri uomini costretti a combattere le guerre infami per arricchire la borghesia assassina, come specula sulle sofferenze dei profughi per ottenere lavoro a basso prezzo. Nemmeno può lenire la durezza della vostra vita divisa tra un lavoro spesso pesante e la cura dei figli e della famiglia.

Questa società non può offrire alcun reale miglioramento delle vostre condizioni di vita e di lavoro. Il regime ignobile del capitale vi priva di quanto gioioso e sublime la vita potrebbe offrire agli esseri umani. Sanno offrirvi solo la parodia della vostra emancipazione, che suona come una beffa per le proletarie.

Donne, lavoratrici, compagne!


Non cadete nell’illusione del femminismo borghese: senza la distruzione degli attuali rapporti di proprietà non è possibile alcuna vera liberazione della donna. Finché esisterà la dominazione del capitale, del lavoro salariato, il reale e pieno affrancamento della donna non sarà mai possibile.

L’oppressione sulle donne verrà meno solo nella società senza classi e senza Stato politico, nel comunismo. Qualsiasi riforma all’interno della società mercantile non può portare alla vostra liberazione in quanto donne.

I diritti strappati allo Stato borghese, al voto, al divorzio, all’aborto, nell’ambito del regime del capitale sono costantemente rimessi in discussione e non eliminano le cause profonde dell’asservimento della donna, nella famiglia e nella società. Arrivano solo a un’uguaglianza formale e giuridica, non effettiva e organica. Anzi è nella parità civile che si mostra evidente la sottomissione sociale di genere.

La liberazione della donna non passa, come sostiene il femminismo borghese, dalla opposizione del “popolo femminile” contro il “popolo maschile”, nel rispetto comunque della conservazione della società presente. Le rivendicazioni delle lavoratrici si aggiungono a quelle della propria classe di salariati, in una comune lotta di classe contro l’intera società borghese. Solo sotto questa bandiera si può collocare la questione femminile e si possono affermare le rivendicazioni specifiche delle donne lavoratrici.

L’esaltazione della donna in quanto donna, così come del maschio in quanto tale, sono incompatibili con la loro forma di merce forza lavoro, alla quale li ha ridotti entrambi la società del capitale.

Per rivendicazioni immediate con lo scopo di ridurre le sofferenze contingenti si mobilitino proletari e proletarie, inizialmente in difesa dallo sfruttamento capitalistico, per passare domani all’attacco e all’abbattimento dello Stato borghese, baluardo della oppressione della classe salariata di entrambi i sessi, scagliando le rivendicazioni femminili contro il potere e la società del capitale!

Donne, lavoratrici, compagne!


In questo particolare momento della storia,
- in cui l’attacco dello Stato borghese agli effimeri diritti conquistati dai lavoratori con dure battaglie si è esacerbato con l’inevitabile succedersi delle crisi economiche del capitalismo,
- in cui le “pacifiche” borghesie nazionali tentano di impedire, soffocare o deviare aneliti di lotta di classe, che si riaffacciano, seppur ancora deboli, sospinti dall’ulteriore degradarsi della condizione dei lavoratori;
- in cui miseria e guerre costringono masse sempre più ingenti a fuggire da una parte all’altra del mondo, che “globale” è solo per gli affari degli imperialismi;
- in cui ancora una volta il capitalismo fa sprofondare la classe operaia nella sua guerra per preservare la propria esistenza,
la lotta di classe necessita delle donne, che possono dare quel di sé che arricchisce e completa il fronte della lotta e della sua determinazione! La vostra presenza è indispensabile, dalla vostra doppia condizione materiale di oppressione sociale, sia nella lotta difensiva sia in quella per il comunismo.

Come già affermò Lenin, senza la partecipazione dell’elemento femminile il proletariato difficilmente riuscirà a compiere la sua vittoriosa rivoluzione! Senza la lotta delle donne la società e le nostre vite non possono cambiare. Ogni moto proletario senza il protagonismo delle donne è più debole e condannato alla sconfitta.

Il mondo aspetta che le donne proletarie chiedano il conto delle loro vite umiliate, degradate, spezzate. La nostra specie ha bisogno che la donna proletaria intraprenda con fierezza e coraggio la strada della lotta che la porterà verso un futuro diverso, in cui possa perseguire la sua piena e gioiosa realizzazione come essere umano.

Partito Comunista Internazionale

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