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(21 Marzo 2023)

Seymour Hersh

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La notte del 19 marzo 2003 l’allora presidente USA George W.Bush informava gli statunitensi che”in questo momento le forze statunitensi e della coalizione stanno eseguendo le prime tappe delle operazioni militari per disarmare l’Iraq, liberare la sua gente e difendere il mondo da un grave pericolo”. Su Bagdad e sui suoi cittadini (civili) cominciavano a piovere i missili Tomahawks. La “2°Guerra del Golfo” sarebbe durata 7 anni e avrebbe fatto più di un milione di vittime, oltre a circa 7 milioni di sfollati.
Tra i congressisti più entusiasti che votarono l’entrata in guerra c’era l’attuale presidente “democratico” Joe Biden. La coalizione di cui parlava Bush comprendeva 49 paesi, primo fra tutti l’Inghilterra di Tony Blair.

L’entrata in guerra era stata preceduta da due colossali menzogne: Colin Powell, allora segretario di Stato USA, si presentò al Congresso agitando una provetta piena di polvere bianca: la prova, a suo dire, che l’Iraq possedeva “armi di distruzione di massa”. Lo stesso fece Tony Blair, assicurando al parlamento inglese che “fonti della sicurezza” sostenevano che Saddam Hussein possedesse tali armi.
Colossali menzogne smentite, anni dopo, da Paul Wolfowitz (l’inventore della “guerra preventiva” al terrorismo, allora vice segretario alla Difesa USA e poi divenuto, guarda caso, presidente della Banca Mondiale) che ammise che la presunta esistenza di tali “armi” – mai trovate perché semplicemente non esistevano – era stato un pretesto per attaccare l’Iraq. Nel 2014 anche il “rapporto Chilcot” del Parlamento britannico affermerà “la presenza di armi di distruzione di massa era stata presentata con un grado di certezza assolutamente ingiustificato e su valutazioni false che non furono mai seriamente vagliate”.

Nel frattempo, grazie a giornalisti “veri” come Seymour Hersh (noto per aver rivelato uno dei peggiori crimini di guerra USA in Vietnam, la distruzione del villaggio di My Lai) e a Julian Assange di Wikileaks (in attesa di essere deportato negli Stati Uniti per aver detto la verità), il mondo venne a conoscenza dell’orrore di Abu Ghraib con la tortura e l’assassinio dei prigionieri iracheni, autorizzati dallo stesso Segretatario alla Difesa USA Donald Rumfsfeld. Così come dei massacri di civili, come quello di Hadita, e l’assassinio di giornalisti che non erano abbastanza “embedded”.

Nessun organismo internazionale ha mai ritenuto di portare sul banco degli imputati coloro che, mentendo sapendo di mentire, dettero il via alla guerra. Una guerra per il petrolio e per il controllo del Medio Oriente che ha lasciato profonde ferite che sanguinano ancor oggi, oltre a un paese piombato nel caos.

E mentre la Corte Penale Internazionale ha appena emesso un ordine di arresto per il presidente russo Putin, nessuno dei responsabili dei crimini di guerra in Iraq è mai stato giudicato né negli Stati Uniti (che, peraltro, non hanno mai riconosciuto questo tribunale) né tanto meno all’Aja

Nessuna accusa per le guerre della NATO in Afganistan, in Libia, ecc. ecc.; nessuna accusa per il lento genocidio dei palestinesi – bambini compresi - da parte dello stato nazi-sionista di Israele. Per non parlare di Madeleine Albright, prima “donna” ad essere segretario di Stato USA che, ad una domanda rivoltale nel 1996 dalla giornalista Lesley Stahl sulla la morte di mezzo milione di bambini iracheni a causa delle sanzioni, giustificò quelle misure con una frase celebre: "ne valeva la pena".

Due pesi e due misure. Ma di menzogne come quella colossale sull’Iraq e delle loro conseguenze si continua a morire. E le multinazionali, i produttori e i mercanti d’armi continuano a festeggiare.

Guerra alle guerre imperialiste. Via l’Italia dalla NATO, via la NATO dall’Italia.

Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”

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