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Pomigliania

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(24 Giugno 2010) Enzo Apicella
Mentre la Lega rilancia la secessione della Padania, gli operai di Pomigliano fanno fallire il plebiscito richiesto dalla Fiat.

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Sciopero, sciopero: dalla Grecia alla Francia alla Germania a… Israele?

(29 Marzo 2023)

Gideon Levy

Gideon Levy

Ha cominciato la Grecia. Dopo il gravissimo incidente ferroviario a Larissa, che ha causato 57 morti (tra cui 8 ferrovieri) e circa 130 feriti, sono scoppiati manifestazioni, scioperi, blocchi dei trasporti pubblici e dei traghetti per le isole. Imputati: le privatizzazioni e la selvaggia rincorsa al profitto dei padroni delle ferrovie sulla pelle di lavoratori e cittadini.

La Francia è in rivolta contro la riforma delle pensioni voluta da Macron. In prima fila a dirigere tutto c’è la classe operaia con i blocchi delle zone industriali, dei porti, delle centrali nucleari, del trasporto pubblico e privato. Bloccati dai lavoratori gli aeroporti, la raccolta della spazzatura, le lezioni nelle scuole; non si pagano i pedaggi autostradali, si erigono barricate….
E si rispolverano “vecchie” armi come la solidarietà di classe: i lavoratori del settore dell’energia tagliano la luce alle sedi dei partiti di governo, alle grandi multinazionali, alle telecamere di controllo ma la forniscono gratuitamente agli ospedali, alle scuole, alle residenze per gli anziani e ai quartieri operai…
E la lotta si allarga. Contro la costruzione di un bacino idrico che devasterebbe il territorio, decine di migliaia di manifestanti si scontrano con la polizia a Sainte-Soline, con tre manifestanti feriti gravemente.
Prezioso esempio che ci viene dagli eredi della Comune di Parigi.

In Germania lo sciopero dei trasporti di 24 ore del 27 marzo – uno dei più grandi degli ultimi decenni, con aeroporti, porti, treni, autobus e metropolitane chiuse - ha paralizzato l’intero paese. I lavoratori lottano per aumenti salariali – le richieste vanno dai 500 ai 650 euro mensili - che mettano un freno all’erosione dei loro salari.
Nota: persino Christine Lagarde, presidente della Banca Centrale Europea, ha dovuto ammettere che “Finora i salari reali sono diminuiti notevolmente, mentre i margini di profitto delle imprese sono aumentati”.

Anche in Israele, milioni di persone si sono mobilitate contro la “riforma”della giustizia, che metterebbe il potere giudiziario direttamente agli ordini del governo. Riforma osteggiata anche da settori dell’esercito sionista che si scopre improvvisamente “democratico”.
Oggi gli israeliani scoprono a casa loro quello che i palestinesi soffrono da anni. “Democrazia” gridano i manifestanti, ma “democrazia” è una parola molto ambigua, lo sappiamo bene. Come scrive il giornalista israeliano Gideon Levy, “Quando la democrazia viene gridata con pathos da gole rauche, mentre a mezz’ora di macchina dalla manifestazione i soldati strappano i civili dai loro letti, notte dopo notte, senza alcun mandato giudiziario; una città è sotto coprifuoco perché è stata vittima di un pogrom; un migliaio di persone sono in prigione senza processo e gli adolescenti che lanciano sassi vengono uccisi a colpi di pistola, in questo scenario l’ipocrisia è impossibile da digerire”.
Basterebbe ricordare quanto scritto da Marx: “Un popolo che opprime un altro popolo non può essere libero”. A quei pochi (per ora) israeliani che lo sanno va tutta la nostra solidarietà.

Il nemico è in casa nostra. Sono i padroni e i loro governi.

Centro di Iniziativa Proletaria "G.Tagarelli"

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