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(11 Agosto 2011) Enzo Apicella
La Gran Bretagna cambia le regole del gioco: l'esercito contro la rivolta

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(29 Marzo 2023)

Editoriale del n. 123 di "Alternativa di Classe"

silicon valley bank 2

Da Domenica 5 a Giovedì 9 si è tenuta a Doha, in Qatar, la “5° Conferenza ONU sui Paesi Meno Sviluppati (LDC5)”. Si è trattato di incontri dei rappresentanti politici dei leader mondiali di oltre 150 Paesi con il settore privato, per promuovere iniziative sulla crisi climatica ed il degrado ambientale, che colpiscono soprattutto i LDCs, riconosciuti come “a basso reddito”. Si tratta di 46 Paesi, quasi tutti africani, solo 9 asiatici, 3 dell'Oceania e, poi, nei Caraibi, Haiti, cui l'ONU fornisce sostegno.
Il tema che intitolava questa Conferenza era “Dal potenziale alla prosperità”. Articolata in diverse sessioni, sono state esplorate possibilità di partenariato e di finanza mista verso uno “sviluppo sostenibile” ed i relativi obiettivi, già fissati per il 2030 anche per tali Paesi. A latere si sono svolti i consueti incontri bilaterali, nei quali vengono conclusi i principali affari. L'Italia del Governo Meloni ha inaugurato la “Italian Design Day”, con la promozione del Salone del Mobile di Milano e della candidatura di Roma ad ospitare EXPO 2030.
Il dibattito sul debito dei Paesi poveri non progredisce, e già al vertice del G20 economico di Bangalore, in India, del 24 Febbraio scorso, con la presenza dei banchieri centrali e dei ministri dell'economia, in cui il dissidio di fondo era su chi dovesse rinunciare, anche solo in parte, ai crediti da tali Paesi, non era stato firmato alcun documento conclusivo. Divisione, oltretutto, anche sulla condanna della Russia, richiesta con forza dagli USA, e rifiutata, ovviamente, dalla Cina.
Sull'Ucraina, il Piano di pace della Cina (vedi ALTERNATIVA DI CLASSE Anno XI n. 122 a pag. 3), è articolato in 12 punti e propone una de-escalation, rivendicando la propria neutralità sul conflitto. Certamente risponde, innanzi tutto, ai propri interessi, ma segna, comunque, un elemento in controtendenza. Il giudizio della NATO e dei vertici UE è stato immediatamente negativo. E' evidente, da parte dell'alleanza militare, la volontà di favorire la polarizzazione in schieramenti, mentre la richiesta UE di una “condanna della guerra” da parte cinese risulta pretestuosa....
Se per gli USA una consacrazione della Cina a mediatore efficace potrebbe rappresentare uno smacco storico, forse pari ad una, ormai quantomai improbabile, “vittoria” della Russia sul campo, la posizione UE non si spiega altrimenti che con una sostanziale subalternità agli stessi USA della formazione continentale. Diverso è il discorso sui singoli Paesi europei, laddove, ad esempio, Spagna e Germania non si sono accodate alla aprioristica avversione americana al Piano cinese, mentre i Paesi del Nordeuropa sono sempre più appiattiti sulla NATO.
Per quanto riguarda i Paesi belligeranti, l'Ucraina, inaspettatamente, non ha chiuso al dialogo con la delegazione cinese incaricata dei primi contatti. Gli USA, i cui aiuti militari all'Ucraina sono circa la metà del totale di quelli da essa ricevuti, mentre accusano la Cina di stare per avviare forniture militari alla Russia, stanno facendo dietrologia sul fatto che la Cina prevederebbe una vittoria russa sul campo entro l'estate prossima... E Polonia e Slovacchia hanno deciso di fornire all'Ucraina quegli aerei caccia, che ancora nessuno Stato aveva accettato di fornirgli (vedi ALTERNATIVA DI CLASSE Anno XI n. 122 a pag. 2).
All'esercito russo, comunque, vengono conteggiati circa 180mila morti finora, e restare isolati anche dalla Cina appare oggi impossibile. Durante l'incontro del 21 Marzo a Mosca fra Xi e Putin per sancire una collaborazione economica fino al 2030, definita “partenariato strategico globale”, la Russia è passata ad un giudizio completamente positivo verso il Piano di pace cinese e promuoverà pagamenti in yuan, la divisa cinese, con Paesi terzi. Nel contempo, il Regno Unito ha deciso di fornire all'Ucraina bombe con uranio impoverito, ed il premier giapponese Kishida si è recato a Kiev per consolidare i rapporti con Zelenskij.
La UE mantiene la sua posizione allineata agli USA, ed in questo contesto il Governo Meloni insiste nel riportare di fantasiosi collegamenti fra la Russia e i “flussi migratori illegali”. Gli sbarchi di immigrati sulle coste italiane sarebbero promossi dalla Russia, attraverso i gruppi di mercenari della compagnia militare “Wagner”, presente in Libia e in altri Paesi africani, che operebbero per “destabilizzarli” a danno dell'Italia. Come se il fenomeno migratorio potesse essere ridotto a questo. Evidentemente fa comodo individuare un nemico esterno, cui attribuire qualsiasi contrarietà...
E l'accanimento del Ministro G. Crosetto contro il ruolo dei neonazisti in Africa, peraltro un revival di vecchie “indiscrezioni” esplicitate dal piddino L. Violante, appare più come una accusa a concorrenti nella vendita di armi, piuttosto che una denuncia di una effettiva azione geopolitica. Con un tempismo perfetto, rispetto alla strage di Steccato di Cutro, era stata perfino pubblicizzata una strana “taglia” di 15 milioni di euro sul Ministro, partita dalla Russia, insieme a presunte minacce....
Il 26 Febbraio scorso, infatti, una imbarcazione di circa 180 migranti si è letteralmente sfasciata davanti al litorale calabrese per una bufera, naufragando. Nessun soccorso. Solo una ottantina le persone in salvo, e finora 91 le vittime ritrovate, e gli altri dispersi. Sulla dinamica dei fatti sono ancora in corso accertamenti degli inquirenti, mentre è chiara la responsabilità politica del Governo italiano, che si è poi cimentato, a partire dalla premier, in dichiarazioni che, se non riguardassero una tragedia come questa, sarebbero degne di uno spettacolo di comicità surreale.
Ogni responsabilità è stata attribuita finora agli scafisti, che G. Meloni intenderebbe ricercare in tutto “il globo terracqueo”, mentre ha promesso di pubblicizzare “nei Paesi di partenza” i rischi cui vanno incontro i possibili partenti clandestini. Non si è capito se si riferiva alle zone di guerra, in cui vengono fornite, in un modo o nell'altro, le armi italiane, oppure se parlava di Paesi come Libia, Turchia ed Egitto, dove gli amici governanti aguzzini (vedi ALTERNATIVA DI CLASSE Anno XI n. 122 a pag. 1) incarcerano e torturano i migranti, impedendo loro la partenza verso l'Europa.
Mentre continuano ad essere rinvenuti cadaveri sul litorale ionico, da Mercoledì 15 a Sabato 18 a Rimini si è svolto il XIX° Congresso Nazionale della CGIL. Ad esso sono stati invitati, come ormai di consueto, tutti i principali leaders politici, compresa la premier Meloni. Pare che su sua richiesta, però, sia stata fatta l'eccezione di farla intervenire, invece che per il comune e tradizionale saluto all'inizio dei lavori, nella giornata di Venerdì 17.
M. Landini ha spiegato l'invito, contestato dalla minoranza congressuale, con il fatto che sarebbe necessario un reciproco riconoscimento tra Governo e sindacato, alludendo anche alla legge sulla rappresentanza, che dovrebbe garantirla ai sindacati confederali con esclusività, a scapito del sindacalismo di base. Ma è qualcosa di più. Rappresenta e significa un altro passo avanti della “pacificazione nazionale” (vedi ALTERNATIVA DI CLASSE Anno X n. 118 a pag. 3) ormai viva ed operante, laddove ha di fatto celebrato, per dirla con G. Meloni, “la nascita della nostra nazione”.
La premier è riuscita a sfruttare la situazione a proprio vantaggio sotto ogni punto di vista, anche mediatico, ribadendo, in un lungo intervento, la cancellazione del Reddito di cittadinanza e l'avversione del Governo al salario minimo, nonché presentando la sua controriforma fiscale, la flat tax, come un rimedio, che “riduce il carico fiscale” con “interventi sui redditi medio-bassi”. Tale legge-delega, approvata dal Consiglio dei Ministri il giorno prima, è, in realtà, un premio per i più ricchi.
L'insieme del progetto del Governo in materia fiscale appare ambizioso, in quanto intende cambiare completamente le basi della politica tributaria, con il dichiarato obiettivo di “rilanciare” l'economia nazionale. Le aliquote IRPEF sarebbero ridotte da 4 a 3, la deducibilità sarebbe forfettizzata, e dedotti solo i contributi previdenziali obbligatori. Per le aziende, invece, viene previsto un “concordato preventivo biennale”, con il quale l'IRES viene ridotta, a fronte di dichiarati impegni su investimenti e reinvestimenti degli utili nell'impresa stessa, e l'IRAP viene abolita. Entro due anni, comunque, saranno approvati i decreti legislativi di attuazione.
Dato che molto dipenderà da tali decreti attuativi, ad oggi non risulta chiaro soprattutto quale sarà la copertura del provvedimento, visto che le minori e più basse aliquote “per tutti” (fino, in prospettiva, a quella unica...) garantirebbero un gettito fiscale più basso. La soluzione appare essere rappresentata da una, ormai certa, riduzione della spesa sociale, che aprirebbe ancora di più, in materia di istruzione, sanità e trasporti, ai privati, provocando un peggioramento notevole delle condizioni di vita dei ceti meno abbienti.
L'impostazione del progetto rappresenta chiaramente l'ennesimo regalo alle aziende, e questa volta in modo strutturale, mentre per i lavoratori dipendenti non è previsto alcunchè, neppure in materia di detassazioni, richieste dei sindacati di cui il Governo non ha tenuto minimamente conto. Nonostante la gravità della situazione, il vertice tenutosi Giovedì 23 dai sindacati confederali ha partorito soltanto assemblee unitarie sui luoghi di lavoro e mobilitazioni territoriali per ottenere modifiche di indirizzo nei decreti attuativi. Veramente poco.
Al Governo, che si vanta di avere prorogato la riduzione del cuneo fiscale, attuata da Draghi l'anno scorso, come se fosse un vantaggio per i lavoratori, invece che per le aziende, Confindustria alza la posta, chiedendone una riduzione maggiore, che per due terzi interessi le aziende e per un terzo i contributi dei lavoratori, mentre sulla “riforma fiscale” lamenta solo che l'art.20 preveda che da essa “non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”. In effetti, questo sarebbe possibile solo in presenza di una contemporanea riduzione delle uscite...
Mentre appare improbabile che nasca una opposizione all'altezza della questione fiscale da parte dei sindacati confederali, iniziative unitarie del sindacalismo di base non sono all'orizzonte. E la situazione dei lavoratori, e dei proletari in genere, continua a peggiorare. Stride, in particolare, lo stagnante panorama italiano, nonostante il basso potere d'acquisto dei salari e l'età pensionabile più alta d'Europa, rispetto alla bellissima mobilitazione dei lavoratori francesi, appoggiati dagli studenti e da altri settori sociali, contro la decisione del Governo di Macron di alzare l'età del pensionamento dai 62 ai 64 anni.
Da più di due mesi ormai i sindacati in Francia stanno sostenendo una dura lotta per il ritiro della “riforma pensionistica”. Giovedì 23 si è svolto il 9° sciopero generale con manifestazioni dappertutto, e più di 3 milioni di persone in piazza: la lotta si sta estendendo, intensificando e generalizzando, anche contro il carovita e con l'allargamento degli obiettivi al ritorno ai 60 anni dell'età pensionabile e a forti aumenti di salari e pensioni. Vi sono fabbriche e raffinerie occupate, oltre che scuole, mentre proseguono blocchi stradali e ferroviari in tutto il Paese. Il consenso popolare pare avere raggiunto e superato l'80%.
Ora, nonostante la formale approvazione della controriforma pensionistica, la mobilitazione sta continuando, ed ha ottenuto la cancellazione della visita di Re Carlo III° di Inghilterra a Parigi, prevista tra il 26 e il 28 Marzo, in virtù dello sciopero indetto dall'intersindacale per Martedì 28. Nel contempo, in Germania due sigle sindacali hanno indetto per Lunedì 27 uno sciopero dei trasporti, che dovrebbe bloccare treni, metropolitane e aerei, a sostegno di richieste di aumenti salariali tra il 10,5 e il 12%, con forti disagi previsti.
L'atteggiamento che somiglia di più a quello francese è quello dei lavoratori ex-GKN, che Sabato 25 hanno fatto una grande e partecipata manifestazione a Firenze, chiamando peraltro a raccolta tutte le situazioni difficili, in cui si sta rischiando il posto di lavoro e che in Italia sono numerose. Il corteo ha contato oltre 15mila partecipanti, agguerriti e di diversa provenienza politica e/o sindacale (vedi a pag. 10), realizzando una convergenza inclusiva verso gli obiettivi della classe.
Nel frattempo, la tendenza alla guerra sta rapidamente aumentando. Mentre il Segretario Generale della NATO, J. Stoltenberg, ha annunciato che entro Luglio chiederà che il 2% del PIL per gli armamenti divenga il limite minimo per fare parte della Alleanza Atlantica, il Rappresentante UE per la politica estera, J. Borrell, ha pubblicizzato l'intenzione di utilizzare il Fondo Europeo intergovernativo per la Pace (EPF), di cui sono stati usati 3,6 miliardi di euro sui 4,5 totali per gli aiuti militari all'Ucraina, portati a 6,5 a Dicembre, per fornire attrezzature letali, oltre che all'Ucraina, anche a partner africani, come Niger e Somalia.
Allo scopo di rifornire l'Ucraina e gli Stati amici dell'Africa in funzione anti-russa, ed in prospettiva anti-cinese, oltre che per riempire gli arsenali europei, indeboliti dagli aiuti all'Ucraina, Borrell ha riferito circa il dibattito in UE sulla aggiunta al Fondo di altri 3,5 miliardi di euro. Ciò, fermo restando l'aumento delle produzioni armiere, specialmente sugli appalti congiunti, come quello italo-francese (vedi ALTERNATIVA DI CLASSE Anno XI n. 122 a pag. 2). E lo stesso J. Stoltenberg ha dichiarato di sostenere la UE contro l'immigrazione illegale.
Proprio in relazione alla joint venture dei missili terra-aria Samp-T, si è svolto nella Caserma Santa Barbara di Sabaudia (LT) del 4° Reggimento artiglieria l'addestramento diretto di militari ucraini, come del resto è già avvenuto in Spagna, Germania, Regno Unito e USA. E non è detto che resti un unico caso.
A supporto del bellicismo, il Governo sta agendo anche sul piano della repressione, sia quella diretta contro le lotte più conseguenti, sia sul piano giuridico. In particolare, è di Venerdì 24 una proposta di legge sulla abrogazione del reato di tortura, introdotto nell'ordinamento italiano nel 2017, con la motivazione di “tutelare adeguatamente l'onorabilità e l'immagine delle Forze di polizia”. Per la destra, evidentemente, la disumanità è una necessità, e nonostante le denunce di molti e le stesse indagini internazionali in corso sul sistema carcerario in Italia.
A peggiorare un quadro che definire preoccupante è poco, si sono aggiunti fenomeni sintomi della crisi che avanza. Negli USA il 10 Marzo è fallita la Silicon Valley Bank (SVB), anche se non tra le prime, una banca importante, legata alla maggior parte delle “start up” d'oltreoceano. Il rialzo dei tassi di interesse, dovuto alla inflazione, ne ha svalutato gli attivi, provocando una “corsa agli sportelli” da parte delle aziende creditrici. Ora la Federal Deposit Insurance Corporation (FDIC), agenzia governativa, è dovuta intervenire per liquidarne il capitale e rimborsare i clienti.
Sempre in USA, è crollata, però, a catena, anche la Signature Bank. Qualche giorno dopo, in Europa, ha subito una batosta anche la “Credit Suisse”, più grande di SVB. Le azioni di tale istituto bancario hanno perso più del 24% in borsa, con relativa sospensione delle contrattazioni e crisi di liquidità, com'era successo a SVB. Domenica 19 marzo è stata, così, acquisita d'urgenza dalla principale banca svizzara, la UBS.
Balza agli occhi il fatto che l'Occidente parlava di colpire con le sanzioni la banche russe, costringendole al fallimento, e invece più grossi problemi li stanno avendo banche occidentali. La UE ha tenuto a rassicurare su eventuali crolli a catena, dicendo che quanto avvenuto ha riguardato banche esterne alla giurisdizione della BCE, oltre al fatto che l'inflazione dei Paesi UE sarebbe dovuta ai costi dell'energia, e non, come per gli USA, ad un eccesso di domanda sul mercato del lavoro.
A parte il fatto che le tesi UE appaiono, comunque, discutibili, resta il dato di fatto che l'inflazione sta caratterizzando oggi la crisi, soprattutto in Occidente. Inoltre il 24 Marzo anche le azioni della Deutsche Bank avevano perso il 15%, pur riuscendo, nella stessa giornata, ad essere arginate le perdite.... La BCE, in merito, oltre a minimizzare, ha chiesto che sia velocizzata e completata l'Unione bancaria. Il Presidente di Confindustria, C. Bonomi, solitamente cauto sulla materia, ha paventato una grave recessione.
Una ripresa della lotta su scala mondiale, senza farsi illusioni su nessuno degli Stati imperialisti, ad ovest, come a est, è l'unica via per non disporsi, come proletari, a pagare ancora una volta le letali conseguenze di un sistema sociale basato sul profitto.

Alternativa di Classe

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