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Settore Funzioni Pubbliche Locali: effetti del nuovo sistema di classificazione del personale

Secondo documento di analisi commentata del CCNL di comparto elaborata da USI UNIONE SINDACALE ITALIANA fondata nel 1912

(18 Aprile 2023)

UNA PROPOSTA E UN APPELLO DI COLLEGAMENTO PER RIPRENDERE LA PAROLA DAL BASSO E LE INIZIATIVE DI AUTODIFESA COLLETTIVA, NEI POSTI DI LAVORO

comunicatousi

E’ il secondo documento di analisi commentata sul CCNL FUNZIONI PUBBLICHE LOCALI, già REGIONI AUTONOMIE LOCALI, dopo quello del rinnovo del CCNL di comparto, in questa occasione vediamo alcuni degli effetti che si produrranno da questo mese, Aprile 2023, per i dipendenti di Regioni, Comuni, ex Province, Città Metropolitane ed Enti Locali o strutture pubbliche, che applicano tale CCNL, con le modifiche relative all’inquadramento professionale.
Si è già commentato il passaggio dalle vecchie categorie e fasce alle 4 aree, in applicazione di quanto per tutto il Pubblico Impiego, è previsto dal Decreto Legislativo D. Lgs. 80/2021, che aveva tra l’altro la finalità di inserire un figura professionale già esistente nel privato dal 1990 e inserita nel codice civile, cioè l’area dei Quadri all’interno della Pubblica amministrazione (nella Scuola statale, per fare un esempio contestato da molti docenti, l’introduzione delle figure di orientatori, tutor e formatori). Era poi compito come è avvenuto, di disciplinare tale figura all’interno delle 4 aree di inquadramento professionale
del personale, tramite i rinnovi dei contratti nazionali collettivi di lavoro CCNL, oramai privatizzati fin dal 1993. Nel comparto F.P.L., prende la denominazione di incarichi di Elevata Qualificazione E.Q., che dal punto di vista contabile, peseranno su rispettivi Fondi di Produttività collettiva, come del resto avviene per istituti contrattuali, senza quindi alcun adeguamento economico aggiuntivo governativo o dal CCNL, alle somme destinate al Fondo, materia di trattativa di singolo Ente con sindacati firmatari del CCNL e le RSU, sempre più svuotate queste ultime di forza contrattuale e di peso negoziale, se non sostenute da effettivi movimenti di lotta provenienti dalla base del personale dipendente.
Il Fondo diventa definitivamente funzionale alla copertura e al finanziamento, di differenti istituti, che dovrebbe essere prevista dal CCNL, mettendo a disposizione risorse economiche aggiuntive, fatto che invece non avviene andando a dividersi con una sorta di guerra tra poveri-e, le somme destinate per ogni Ente al Fondo di produttività collettiva e in molti casi, distogliendone parti per incentivare forme di flessibilità e di premialità individuale o per gruppi di dipendenti, quindi l’aumento e l’incidenza nelle buste paga di SALARIO VARIABILE, rispetto alle quote di retribuzione fissa (definite di solito nel CCNL), ottenendo anche l’obiettivo di costruire un sistema centralizzato e piramidale, rafforzandone l’azione amministrativa con l’illusione di “valorizzare le competenze”. Nei fatti si riconosce solo formalmente la professionalità, senza metterci un centesimo aggiuntivo di più da parte dello Stato, inserendo il meccanismo di copertura contabile ed economica sul Fondo per la produttività collettiva, di tutto il personale, nel rispetto del pareggio in Bilancio.
Rimane il classico specchietto per le allodole, la finalità non dichiarata dal Governo, di incentivare le progressioni di carriera. Infatti non ci sono modifiche sostanziali e innovative, delle regole che restano in vigore e che attualmente limitano il ricorso alle progressioni orizzontali. In realtà le vecchie regole sono ancora vigenti, i tetti massimi di spesa continuano a dominare la scena sui tavoli di contrattazione di singolo Ente, nonché nelle stesse Deliberazioni degli ORGANI COLLEGIALI (Consigli comunali), si ribadisce un principio di rigida selezione numerica e percentuale delle progressioni destinate a pochi “eletti” e con criteri utilizzati discutibili, assai contraddittori che solo in minima parte sono rivisti dall’ultimo CCNL, non avviene come nel settore privato che a mansione superiore svolta per almeno 6 mesi, corrisponda il passaggio e la progressione di carriera orizzontale e quella verticale, con effetti positivi e sostanziali per il dipendente dal punto di vista economico salariale e di superiore inquadramento giuridico.
Cosa cambia dal 1° aprile 2023, per i dipendenti già in organico:
Nelle funzioni pubbliche locali sono previste ora 4 aree: gli operatori (ex fascia A), gli operatori esperti (la fascia B, gli ex 4° e 5° livelli di una volta, accorpati insieme in modo che le nuove assunzioni, ADDIRITTURA CON LE TANTO OSTEGGIATE INTERNALIZZAZIONI-RIPUBBLICIZZAZIONI DI SERVIZI specie AUSILIARI o di gestioni IN HOUSE, potranno partire per l’assorbimento del personale dai livelli e aree più basse, con risparmi economici evidenti per le Pubbliche Amministrazioni), l’area degli Istruttori (ex fascia C) quella dei Funzionari (ex fascia D) e della Elevata Qualificazione, in sigla EQ, L’AREA QUADRI appunto.
Le aree prendono il posto delle categorie, in teoria nulla cambierebbe all’inizio, ma nei prossimi anni, quando il sistema andrà a regime le cose saranno con effetti ben diversi da quelli che ci racconteranno per tenerci zitti e buoni.
La nuova area quadri E.Q. andrà ad incidere con costi minori a carico degli Enti Locali e con retribuzioni nei fatti più basse di quelle auspicate, nonostante le maggiori responsabilità e competenze loro attribuite, disciplinando il passaggio di alcune funzioni fino a oggi delegate alla dirigenza, a carico della nuova figura, quella dei Quadri denominati E.Q. Valorizzare le professionalità da punto di vista delle controparti, si traduce nell’imporre responsabilità crescenti a ridotti gruppi di dipendenti, con riduzione di spesa a carico degli Enti Locali e delle Pubbliche Amministrazioni e con la formazione di una “casta” fedele e obbediente.
Gli incarichi di Posizione Organizzativa (Poses o P.O. come a Roma Capitale), non vengono in sostanza rivisti, proprio per consentire ad esempio una rotazione effettiva degli stessi. E nei piccoli Enti senza dirigenza, le nuove figure di E.Q. potranno diventare anche gli istruttori e gli operatori esperti (già fascia C), un carico di responsabilità e di mansioni decisamente spropositato in relazione ai profili effettivi e ai salari – stipendi in godimento. Anche in questo caso nel CCNL ci si limita a prendere atto delle norme vigenti, aumentando il sistema piramidale e il modello feudale (vassalli, valvassori, valvassini), con un rafforzamento dei poteri direttivi e una progressiva flessibilità, con riduzione e flessione dei diritti da garantirsi alla forza lavoro in organico, figuriamoci i livelli di ricattabilità per i neo assunti dal 2024.
Il solo elemento innovativo è dato dal fatto che, in caso di progressione (verticale), le differenze retributive e stipendiali, diventeranno incrementi stabili del salario e della retribuzione, superando le difficoltà riscontrate nelle gestioni precedenti.
Con il nuovo sistema di classificazione del personale e di inquadramento professionale, anche in caso di nuove assunzioni, si permetterà di inserire coloro che erano già classificati nella fascia B (OGGI OPERATORI-TRICI ESPERTI), ma anche per la fascia D (FUNZIONARI) ai livelli di inquadramento più bassi. Con un evidente risparmio economico e di spesa, che è uno degli obiettivi reali nella gestione degli Enti locali .
Quindi, se nel bando di selezione e concorso non è previsto diversamente e con pubblicazione antecedente al 1° aprile 2023, a partire dal 2024 tutti i neo assunti potranno essere inquadrati con una posizione economica iniziale di livello stipendiale, più bassa, pur con mansioni e funzioni corrispondenti a qualifica più alta come era nel vecchio sistema di classificazione del personale, con una operazione che prevede che ogni Ente Locale o Pubblica Amministrazione che applica questo CCNL, procederà alla ricognizione e ridefinizione delle declaratorie dei profili professionali in base al nuovo CCNL e al sistema di inquadramento professionale. Non sarà quindi così strano, che la dirigenza apicale e gli organi istituzionali dell’ENTE, possano senza tanti vincoli, decidere di utilizzare il dipendente in profili professionali equivalenti con un sistema di classificazione assai generico, per consentire nelle sue funzioni di datore di lavoro, di esercitare con maggiore efficacia il proprio potere. ALTRO EFFETTO DI QUESTO NUOVO SISTEMA DI CLASSIFICAZIONE, prevede la facoltà dell’Ente Locale, di modificare i contratti di lavoro standard, con modelli nei quali poter introdurre variabilità e flessibilità di orari, di sedi dove prestare l’attività lavorativa, di prestazioni esigibili pur sempre dentro le declaratorie professionali e le esigenze oggettive di servizio, con il corrispondente aumento di elementi e fattori di flessibilità, su condizioni di lavoro e di prestazione di servizio, soggette ad una maggiore discrezionalità e di potere “imprenditoriale” e disciplinare sulla forza lavoro, da parte della dirigenza come datore di lavoro, equiparando tale attività con quanto già avviene nel rapporto di lavoro subordinato del settore privato.

Prime conclusioni: RIPRENDIAMO DAL BASSO LA PAROLA, RIORGANIZZIAMOCI IN FORMA DIRETTA E INDIPENDENTE.
UNA PROPOSTA DI INTERVENTO DA USI 1912 ALLE ALTRE FORZE SINDACALI CONFLITTUALI, ALLE RSU INDIPENDENTI E A LAVORATRICI-LAVORATORI NON RASSEGNATI A SUBIRE PASSIVAMENTE QUESTO STATO DI COSE.

Questo CCNL per le F.P.L., in fotocopia come per gli altri Comparti e Aree del Pubblico Impiego, è funzionale agli interessi reali delle controparti e persegue altri obiettivi, diversi da quelle migliorie e vantaggi economici: realizzare il risparmio di spesa, contenere i costi, limitare la fase negoziale di contrattazione di secondo livello specie per la parte economica, rendendola sempre meno decisiva e incisiva per un numero ristretto di dipendenti ma scaricandone il peso con le risorse economiche destinate a tutta la forza lavoro con i Fondi locali a disposizione e NON CON RISORSE AGGIUNTIVE PREVISTE DAL CCNL o da copertura governativa per garantire l’efficacia, l’efficienza e il buon andamento di uffici e servizi utili alla cittadinanza, ottenendo d’altro canto l’utilizzo flessibile e “consensuale” della forza lavoro stessa, dove il consenso si raggiunge anche promettendo per pochi, a danno di tanti con una odiosa divisione di censo e di classe, progressioni di carriera e l’introduzione nella ristretta area di Elevata Qualificazione E.Q., all’interno di un sistema sempre più piramidale e accentrato di poteri, funzioni.
NON POSSIAMO ACCETTARE SILENZIOSAMENTE CHE TALE MECCANISMO PASSI SENZA NEMMENO PROVARE A RIPRENDERE LA PAROLA, DAL BASSO E IN FORMA AUTORGANIZZATA, A PRESCINDERE ANCHE DALL’APPARTENENZA O MENO A LIVELLO SINDACALE, RIORGANIZZANDOCI IN FORMA INDIPENDENTE CON RETI E COORDINAMENTI APERTI, PER ORGANIZZARE LA PROTESTA E PROPORRE SCELTE ALTERNATIVE NEI RISTRETTI SPAZI DI AGIBILITA’ CHE ANCORA ABBIAMO.

L’UNIONE SINDACALE ITALIANA USI fondata nel 1912 E’ DISPONIBILE AD AGIRE IN QUESTO SENSO, facciamo appello alle altre OO.SS., alle RSU combattive e indipendenti, conflittuali e alternative a questo sistema, ai lavoratori e alle lavoratrici che non si vogliono rassegnare,
a vederci e verificare le iniziative da prendere e le forme di collegamento paritario da costruire, prendendo atto della estrema differenziazione e frammentazione territoriale esistente nel comparto e nelle desuetudine a lavorare assieme sugli OBIETTIVI E CONDIZIONI MATERIALI CHE CI UNISCONO, esaltando purtroppo le situazioni e fattori che ci dividono.

USI UNIONE SINDACALE ITALIANA fondata nel 1912

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