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Ponte Morandi: sapevano ma non hanno fatto niente….

..e il 14 agosto 2018 43 persone sono morte nel crollo del viadotto genovese.

(24 Maggio 2023)

ponte morandi

Lo ha dichiarato lunedì l’ex amministratore delegato di Edizione, la holding dei Benetton che controllava ASPI (Autostrade per l’Italia) nella sua testimonianza al processo che si sta svolgendo a Genova.
Gianni Mion riferisce di una riunione avvenuta nel 2010 in cui si parlò delle criticità del ponte, che però vennero ignorate dai dirigenti perché sarebbe costato troppo porvi rimedio. I dirigenti sapevano quindi che il viadotto sarebbe potuto crollare: corrosione dei cavi, calcestruzzo che mancava, ordini di abbassare a tavolino i coefficienti di rischio rilevati dai tecnici. La risposta della società, sempre nella testimonianza di Mion: «i tecnici rivelarono che c’erano dubbi che quel ponte potesse stare su e la risposta fu “ce lo autocertifichiamo”» che va tutto bene (Anas e Ministero delle Infrastrutture brillavano per il loro silenzio). Come mai?
Lo dice Mion stesso: “I risultati economici erano molto buoni, l’azienda redditizia e i dividendi alti”: l’accumulazione del capitale non doveva essere fermata.

Non c’è bisogno di molte altre parole. Il filo nero – che lega la strage del viadotto Polcevera alle altre stragi civili – è sempre lo stesso, il profitto sulla pelle dei cittadini.
Lo stesso profitto che lega le stragi civili a quelle che avvengono nei luoghi di lavoro: oltre 100 vittime solo da inizio anno, il 3,7% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno 2022 (oggi altri 2 operai sono morti in un cantiere edile a Monopoli) e già 86.000 infortuni (dati Inail).

“Ci sono molti modi di uccidere - scrive Bertolt Brecht.- Possono cacciarti un coltello in pancia, negarti il pane, gettarti in guerra o condannarti a morire sul lavoro - (o nelle nostre case come è successo a Viareggio, mentre torniamo dal lavoro quando crolla un ponte…). - Solo alcuni di questi modi sono illegali”.

Non possiamo più accettare che questa società consideri “normale” morire su lavoro, per disastri ambientali come ciò che sta avvenendo in Emilia Romagna, per il crollo di ponti e case.
C’è un unico modo possibile per ribaltare questa macelleria. Solo la nostra lotta può fermare la strage; non vogliamo più essere carne da macello per il profitto di pochi. E non aspettiamoci aiuto da sindacati venduti e partiti cosiddetti “di sinistra”, che da tempo immemorabile hanno scelto di stare al fianco del capitale.

Solo se riusciremo ad organizzarci per lottare contro questo sistema – che si chiama capitalismo – potremo pensare di vivere dignitosamente e di avere un futuro.

Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio

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