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Salvate la Sanità

Salvate la Sanità

(28 Novembre 2012) Enzo Apicella
Secondo Monti il sistema sanitario nazionale è a rischio se non si trovano nuove risorse

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C’è un sistema infallibile per aggirare le code e bypassare le procedure e i tempi di accesso al SSN: si passa dallo studio del medico privato, meglio se il medico è anche dipendente di una struttura sanitaria. Miracolosamente, come per Mosè, le acque si aprono e scatta il bonus per un percorso alternativo a quello ufficiale. Ma quando le cure sanitarie perdono il carattere di universalità che prescinde dalle disponibilità economiche degli utenti, la salute diventa una merce. C’è un gran parlare di sanità , ma più se ne parla più si ha la sensazione di un bene perduto. Aleggiano le note di Edoardo Bennato:

“Il dibattito sia aperto, parleranno tutti quanti, dotti medici e sapienti, tutti intorno al capezzale di un malato molto grave”. Due esempi emblematici.

Calabria. Roberto Occhiuto, Commissario ad Acta e Presidente della Regione, ha un’illuminazione e annuncia un nuovo risorgimento per la sanità calabrese. La missione, nome in codice Sanibook, prevede l’arruolamento di 80 controllori. Con i soldi dei pubblico si va a costituire una sorta di gruppo di studio per indagare quello che è evidente: la sanità calabrese non è in grado di garantire le cure minime ed essenziali (LEA)!
La cura è peggiore del male. Il male è la carenza di personale sanitario. Mancano circa 5000 unità.
Nonostante questa voragine negli organici, che potrebbe essere colmata solo da un necessario programma di assunzioni straordinario, pur in presenza di concorsi vinti e di graduatorie da far scorrere, le assunzioni avvengono con il contagocce e servono ad alimentare un consenso elettorale a forti tinte clientelari se non peggio.

Liguria. Altro dialetto, stessa Italia: il ridicolo di certe uscite non conosce latitudini. Ben dodici pagine del Secolo XIX di giovedì 4 maggio propagandano “La sfida digitale della Liguria” e il governatore Toti proclama “Noi pionieri per essere un modello di modernizzazione”. Belin!
Il piatto forte di questa rivoluzione digitale riguarda proprio la sanità: telemedicina, reti informatiche, una vera full immersion nell’intelligenza artificiale e, dulcis in fundo, si annuncia che le code per accedere ai servizi saranno risolte digitalizzando Il CUP (centro unificato prenotazioni).
Va ricordato che il CUP è carinamente a disposizione della medicina convenzionata e privata e le prenotazioni sono già da tempo fruibili sia da remoto che dagli sportelli. Certo, c’è sempre il modo di migliorare e ben venga l’impiego della tecnologia. Ma se la Sanità Pubblica non offre medici e personale sanitario per rispondere ai bisogni della popolazione, se tutto pesa su operatori stanchi e gravati da una età media sempre più elevata, se gli orari si allungano per il ricorso allo straordinario e ai gettoni di presenza, allora è evidente che al supermercato dei servizi sanitari non si troverà nulla, nulla da vendere e nulla da comprare.
Nelle 12 pagine summenzionate manca ogni riferimento al personale, manca in Calabria come in Lombardia. Manca nell’ intera penisola il riferimento a quell’intelligenza umana che, sola, muove braccia, mani, cuori, solidarietà e calore umano.
Manca il personale.
Il PNRR aveva promesso una pioggia di soldi per una sanità uscita umiliata dall’epidemia, si prometteva la rivoluzione delle Case e degli Ospedali di Comunità, ma non un euro è stato stanziato per l’assunzione del personale, solo vuote promesse, spese militari e tagli ai salari, sconti fiscali ai padroni, inflazione e aumento dei prezzi per i proletari.

La preparazione dello sciopero generale è una necessità di salute pubblica.

si cobas

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