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(22 Settembre 2023)
Una raccolta di ricette povere che ci rimandano al mondo della penuria
L'Istituto Velso Mucci di Bra
Stando almeno alle petizioni di principio, pare che finalmente la scuola italiana abbia capito l’importanza del collegamento dello studio con il territorio di riferimento. Si tratta poi di passare dalla teoria ai fatti. Ma la cosiddetta “buona scuola” esisteva anche prima per iniziativa di insegnanti di valore, come Margherita Corrado, inizialmente maestra elementare, poi professoressa di scuola media inferiore e superiore a Bra, ove ancor oggi risiede, dopo essere andata in pensione.
Dobbiamo al suo acume pedagogico un aureo libretto che rimonta nel tempo di un ventennio e che s’intitola significativamente “Alimentazione e condizioni di vita nel braidese durante la seconda guerra mondiale”. Si tratta di un testo che vogliamo segnalare ai lettori come esempio, per l’appunto, di “buona scuola” legata al territorio.
Siamo in presenza di una “ricerca sul campo” effettuata dalla nostra professoressa con i suoi allievi dell’Istituto “Velso Mucci” di Bra, nell’anno scolastico 2002-2003, e dedicata alle ricette di una volta, segnatamente a quelle esistenti nel periodo della seconda guerra mondiale nell’area del braidese e custodite gelosamente dagli anziani, che sono stati consultati nel corso della ricerca. Non siamo di fronte a una semplice raccolta, che pure sarebbe interessante, ma a un’operazione culturale di “etnostoria”, cioè di storia fatta attingendo non solo alle fonti “ufficiali”, ma anche a quelle popolari, orali, alle testimonianze dei protagonisti. Un’operazione simile a quella realizzata da Nuto Revelli, partigiano e scrittore, con i suoi volumi einaudiani “Il mondo dei vinti” e “L’anello forte”.
Un esempio, dunque, di “storia dal basso”.
Senza l’impegno di studiosi come Margherita Corrado tutto un mondo ormai scomparso sarebbe stato dimenticato. E, invece, ne troviamo traccia indelebile, se andiamo a cercare in qualche biblioteca pubblica o d’istituto scolastico, per imparare dalla sapienza dei nostri ascendenti, anche in materia culinaria, perché la nostra cultura è una concrezione di vita e di storia, e in essa rientrano elementi come l’ereditarietà, l’ambiente in cui viviamo, e anche l’alimentazione, che concorre a formare il nostro organismo e, quindi, pure il nostro cervello.
Un’operazione semplice e, nel contempo, profonda quella di Margherita Corrado.
Antonio Catalfamo
1941