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(1 Settembre 2011) Enzo Apicella

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(L'unico straniero è il capitalismo)

A chi conviene questo moderno schiavismo?

Manifestazione nazionale contro la Bossi-Fini Roma 3 dicembre 2005

(27 Novembre 2005)

In questi giorni:
pare aprirsi una crepa nel muro di omertà fatto scendere dai media italiani sulla strage compiuta contro la popolazione civile della città irakena di Falluja; grazie a un “giornalista d’assalto” infiltratosi nel CPT di Lampedusa, è drammaticamente tornato alla ribalta lo scandalo di quelli che eufemisticamente sono chiamati Centri di Permanenza temporanei (CPT). Veri e propri lager dove il democratico Stato italiano rinchiude gli immigrati senza permesso di soggiorno, dove anche le leggi più elementari non hanno alcun valore; rimbalzano le notizie sulla ribellione dei giovani francesi delle banlieues (la seconda e terza generazione di immigrati). Questa è una ribellione legittima: questi giovani si ribellano a un destino da vittime, a una vita senza prospettive, fatta di disoccupazione e di lavoro precario, di degrado e miseria nel ghetto delle moderne periferie.

E proprio in questi giorni in tutta Italia gli immigrati si stanno organizzando contro la legge Bossi-Fini e contro la politica del Governo sull’immigrazione. Quello che vivono è uno stato di ricatto permanente, oggi con la legge Bossi-Fini, ieri con la legge Turco–Napolitano (che dei lager CPT è stata la madre).

LA LOGICA DI QUESTE LEGGI, IERI COME OGGI, È LA STESSA: NON HAI LAVORO SE NON HAI IL SOGGIORNO, E NON HAI IL SOGGIORNO SE NON HAI LAVORO.

RISULTATO: CENTINAIA DI MIGLIAIA DI IMMIGRATI IN ITALIA SONO COSTRETTI A LAVORARE IN NERO E A RIMANERE CLANDESTINI.


Per uscire da questo circolo vizioso, la strada è molto ma molto stretta: rientrare in una qualche sanatoria (sempre che il tuo datore di lavoro ne faccia richiesta), o rientrare nel decreto flussi, ossia in quella vera e propria aberrazione per la quale ogni anno viene messa a “concorso” dal Governo una manciata di posti NON per chi in Italia già c’è e ci lavora, ma per… richiedere nominativamente lavoratori stranieri residenti all’estero! Grazie ai peggioramenti in materia di contratti di lavoro introdotti con il pacchetto Treu (centrosinistra) e con la legge 30 (centrodestra) la stragrande maggioranza delle assunzioni oggi avviene attraverso contratti precari o senza contratto: ma gli immigrati possono chiedere il permesso di soggiorno solo in presenza di un lavoro stabile.

La vita dei lavoratori immigrati - anche se hai il permesso - è una vita appesa a un filo: appesa a un certificato che non arriva, alle decisioni di una questura, alla prepotenza di un padroncino.

Se non sei tra i “fortunati”, se sei un clandestino poi, devi subire tutto. Da un giorno all’altro un qualsiasi lavoratore immigrato che viene licenziato – e nelle piccole aziende può esserlo in qualunque momento - si ritrova ad essere braccato come un criminale. Se perdi il lavoro perdi il permesso di soggiorno, e si apre l’incubo dei lager-CPT… e delle deportazioni con tanto di catene ai polsi, magari in Libia, paese che – dopo i recenti accordi - lo Stato Italiano paga per sbarazzarsi dei clandestini e per fare il lavoro sporco. Se un immigrato in Italia si esprime contro la guerra all’Iraq viene immediatamente tacciato di essere un terrorista. Non contenti di ciò si discute ormai apertamente di trasformare la mancanza di permesso di soggiorno da irregolarità amministrativa a reato penale.

Ora la questione è: a chi conviene questo moderno schiavismo? Esso serve alla borghesia italiana, al signor padrone, a quello che fa i soldi (tanti) sulle spalle del lavoro altrui. E gli serve come strumento – efficacissimo - per mantenere bassi i salari e i diritti dei lavoratori immigrati, e quindi anche di tutti gli altri lavoratori, compresi quelli italiani. Per il padronato e i suoi governi il lavoro non deve avere più regole, come sanno bene quei lavoratori italiani che sono entrati nel mondo del lavoro negli ultimi 10-15 anni. Questo schiavismo moderno che schiaccia i lavoratori immigrati è il modello che si vuole imporre a tutti i lavoratori.

Ed ecco spiegate anche le campagne contro gli immigrati, le campagne razziste dispiegate con inaudita violenza da tutto l’apparato dello Stato, da tutte le istituzioni, da tutti i mass media, i quali, appunto, sono di proprietà dei padroni. Esse sono un mezzo per scatenare la guerra tra poveri per impedire l’unione di tutti i lavoratori, italiani e immigrati. Esse servono per incanalare contro gli immigrati la rabbia presente nelle periferie delle nostre città, tra i giovani senza lavoro, tra le famiglie senza casa, impedendo così che questa rabbia si rivolga contro di loro: contro coloro che ci affamano con salari miserabili e col lavoro precario, contro i responsabili della speculazione edilizia e del degrado dei quartieri, contro gli speculatori finanziari, contro i padroni.

Il prossimo 3 Dicembre 2005, il movimento nazionale degli immigrati scenderà in piazza a Roma, appoggiato da molte realtà del movimento no-global, antirazziste e del sindacalismo di base. Solo sostenendo le loro richieste, possiamo difendere i nostri salari e le nostre condizioni di vita e di lavoro.

- NO AI RICATTI: PERMESSO DI SOGGIORNO SENZA CONDIZIONI.
- NO ALLE LEGGI SULL’IMMIGRAZIONE DEI GOVERNI BERLUSCONI, D’ALEMA E PRODI. - NO AI LAGER-CPT.
- ITALIANI E IMMIGRATI: UNIFICHIAMO LE LOTTE DEGLI SFRUTTATI !

MANIFESTAZIONE NAZIONALE CONTRO LA BOSSI-FINI
ROMA 3 dicembre 2005 – corteo da P.za della Repubblica, ore 14.00


I comunisti di Roma di:
- Red Link [red_link@tiscali.it] - Comitato Cittadino per l’Autonomia di Classe [quadraro@ecn.org] - Corrispondenze Metropolitane [cmetropolitane@yahoo.it] - Gruppo Comunista Rivoluzionario / “il lavoratore comunista” [lav_com@tin.it]

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