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(9 Maggio 2024)
Il capitalismo ha superato la data di scadenza e sta trascinando il pianeta e l'umanità verso una crisi esistenziale. Il sistema è passato da un espediente all'altro per evitare le conseguenze della crisi emersa con la fine del boom postbellico nei primi anni Settanta. Ma ogni espediente, che si tratti della de-localizzazione della produzione in aree a basso salario, della concomitante globalizzazione del commercio che ne è seguita o della crescente finanziarizzazione dell'attività economica che ha ampliato il divario tra ricchi e poveri in tutto il pianeta, non ha fatto altro che aumentare le contraddizioni del sistema. Il capitale fittizio delle istituzioni finanziarie ha portato a massicce speculazioni che hanno ipotecato il futuro. Come prevedibile, nel 2007-8 il sistema è finito tra le lacrime ed è sopravvissuto solo grazie allo Stato, che ha convertito la bancarotta privata in debito sovrano per salvare chi era “troppo grande per fallire”. Ora questo debito è così grande che il solo rimborso degli interessi paralizza gli stessi governi da investimenti reali. Invece hanno continuamente tagliato i servizi sociali che avevano creato per comprare i lavoratori nel boom del dopoguerra, aumentando così la miseria dei salari più bassi. Nel frattempo, i “troppo grandi per fallire” continuano a guadagnare i loro miliardi, che utilizzano per garantire che le politiche statali favoriscano i loro interessi. Ecco perché non ci sarà mai un piano capitalista per affrontare davvero l'incombente crisi esistenziale posta dal cambiamento climatico. Dopo quasi trent'anni di mediocri programmi concordati nelle conferenze sul clima, il pianeta continua a riscaldarsi a un ritmo ancora più rapido di quello originariamente previsto. Il capitalismo incontrollato significa la fine di tutta la vita sul pianeta entro alcuni decenni, anziché i tre miliardi e mezzo di anni che gli astronomi prevedono prima che il sole si espanda a tal punto da abbrustolirci tutti. E nel brevissimo termine significa miseria per milioni di persone, a causa di disastri ambientali che sono essi stessi causa di guerre in tutto il mondo.
Il capitalismo globale ha attraversato quasi sei decenni di tassi di crescita in calo e la conseguenza è l'aumento delle tensioni imperialiste a un livello mai visto dal 1939. E la storia non si ferma mai. Con l'inizio della guerra d'Ucraina ha preso una nuova piega verso la guerra generalizzata. Non è un evento improvviso. Per anni gli Stati Uniti hanno indicato il pericolo dell'ascesa della Cina (in origine dovuta agli investimenti statunitensi nelle “Zone Economiche Speciali”, che portavano merci cinesi a basso costo per comprimere i salari ancora più in basso negli Stati Uniti), mentre la loro arroganza, dopo il crollo dell'URSS, non ha creato un “nuovo ordine mondiale”, ma ha fatto avanzare il sistema di alleanze per circondare il nucleo russo della vecchia URSS. Con le sanzioni (di per sé un atto di guerra) hanno creato un'alleanza di convenienza in Eurasia tra Russia, Cina e Iran, che non solo mettono da parte le loro differenze, ma si aiutano a vicenda per evitare gli effetti delle sanzioni statunitensi (che possono anche imporre con la forza ai loro alleati). Con l'ingresso di Svezia e Finlandia nella NATO, non c'è alcun segno di pausa nella politica statunitense. E con lo stesso atteggiamento del Cremlino, non c'è alcuna prospettiva di armistizio a breve. Come le due guerre mondiali precedenti, la prossima richiederà prima la “resa incondizionata” di una delle parti in causa. La guerra totale è il frutto della fase imperialista del capitalismo e le popolazioni dell'Ucraina e di Gaza ne stanno già patendo le conseguenze.
Da tempo sosteniamo che l'unica forza che può permettere all'umanità di evitare il buco nero in cui ci porteranno le rivalità capitalistiche è la classe operaia mondiale (classe lavoratrice salariata). In quanto classe universalmente sfruttata, condividiamo con i nostri fratelli e sorelle di classe di tutto il mondo una condizione comune. Non abbiamo proprietà da difendere e siamo legati al sistema attuale solo da “catene radicali”. In altre parole, siamo l'espressione concreta dell'intera umanità. I nostri interessi di classe incarnano gli interessi dell'umanità nel suo complesso. Ma attualmente non siamo in grado di organizzare la lotta.
L'imminenza di una guerra imperialista arriva in un momento in cui la classe operaia è in ritirata di fronte a quattro decenni di attacchi capitalistici al suo tenore di vita. Inoltre, ci siamo trovati di fronte a una batteria di armi ideologiche, dalle politiche identitarie alla più grande truffa identitaria di tutte: il nazionalismo. Questa è la bandiera sotto la quale i lavoratori saranno reclutati come carne da cannone per massacrarsi a vicenda per difendere la “nazione”, cioè, la proprietà di coloro che in realtà possiedono la ricchezza della nazione: i nostri sfruttatori. Dopo un così lungo periodo di arretramento, i lavoratori devono riacquistare la fiducia nella lotta, non solo contro i tagli salariali, la disoccupazione e l'austerità, ma anche contro il pericolo più grande che il capitalismo rappresenta per tutti noi. Non si può sottovalutare che la costruzione dell'unità di classe è il compito più importante che i rivoluzionari devono affrontare.
Accogliamo quindi con favore la Settimana d'azione di Praga (actionweek.noblogs.org) e tutti gli altri seri tentativi di riunire i veri internazionalisti per combattere la crescente spinta del sistema capitalistico mondiale verso la barbarie. Queste conferenze e iniziative potrebbero essere un primo passo, a condizione che tutti noi riconosciamo l'estrema pericolosità della situazione e di conseguenza ci concentriamo su ciò che ci unisce piuttosto che su ciò che ci ha diviso. In questo senso, l'appello della Settimana d'azione di Praga non è diverso, nella sostanza, dai cinque punti fondamentali a cui aderiscono i membri dell'iniziativa No War but the Class War (NWBCW). Questi sono:
- Contro il capitalismo, l'imperialismo e tutti i nazionalismi. Nessun sostegno a capitali nazionali, “mali minori” o Stati in formazione.
- Per una società in cui gli Stati, il lavoro salariato, la proprietà privata, il denaro e la produzione per il profitto siano sostituiti da un mondo di produttori liberamente associati.
- Contro gli attacchi economici e politici che l'attuale guerra e quelle a venire scateneranno sulla classe operaia.
- Per la lotta auto-organizzata della classe operaia, per la formazione di comitati di sciopero indipendenti, assemblee di massa e consigli operai.
- Contro l'oppressione e lo sfruttamento, per l'unità della classe operaia e l'incontro di veri internazionalisti.
Nessuno degli otto punti della descrizione dei destinatari dell'appello di Praga contraddice gli obiettivi di base della NWBCW. Anzi, potremmo tranquillamente ampliare questi cinque punti per racchiudere gli otto di Praga (vedi sotto), poiché entrambi definiscono il quadro di un autentico internazionalismo della classe operaia. La NWBCW comprende già compagni della tradizione anarchica e anarcosindacalista, oltre a diversi gruppi della sinistra comunista e a individui che non appartengono a nessuna organizzazione specifica.
È presente in diversi Paesi, dalla Corea del Sud e dagli Stati Uniti al Regno Unito e all'Europa. Non ha un organo centrale e ogni comitato locale decide, in base alla propria situazione locale, il modo migliore per realizzare i cinque punti fondamentali che sono stati originariamente adottati dal primo comitato costituito (a Liverpool, nel Regno Unito). È ancora agli inizi e, come tutte le altre iniziative, il suo punto debole è che è composto esclusivamente da coloro che sono già politicamente impegnati nella loro opposizione al capitalismo e allo Stato. Se non riusciamo a raggiungere il grosso della classe operaia - che solo ora sta cominciando a muoversi dopo l'assalto degli ultimi quarant'anni - non otterremo nulla. Questo può essere fatto solo se raggiungiamo una certa “massa critica” che ci permetta di organizzarci per combattere sia la propaganda imperialista sia i falsi schemi degli “internazionalisti part-time” che sostengono sempre qualche Stato esistente o vogliono crearne un altro.
Alcune organizzazioni che fanno parte della NWBCW, come i membri dell'AnarCom Network (ACN) e dell'Anarchist Communist Group (ACG), sono state specificamente invitate a Praga. Altre no, tra cui la Tendenza Comunista Internazionalista (TCI), eppure saremo presenti insieme agli altri compagni, poiché accettiamo tutti gli otto punti dell'invito. È con questo spirito che partecipiamo alla Settimana d'azione di Praga, che speriamo sia un successo e si apra ad altre iniziative internazionaliste nel tentativo di avvicinarci tutti.
Tendenza Comunista Internazionalista
Aprile 2024
Settimana d'azione di Praga (20-26 maggio 2024) [documento degli organizzatori della conferenza di Praga]
Questo appello è rivolto a:*
- A tutti coloro che nel mondo lottano contro gli attacchi del capitale, contro tutte le guerre e contro tutti gli Stati borghesi con l'obiettivo di distruggere il capitale e tutti i rapporti sociali che ne derivano, nonché tutte le forme di sfruttamento.
- A tutti coloro che sono consapevoli che non esiste una guerra giusta o una guerra difensiva. Non esiste un campo che rappresenti la barbarie mentre l'altro rappresenta la civiltà, non esiste un campo più aggressivo dell'altro e non esiste un campo democratico contro un campo dittatoriale o fascista. - Tutte le guerre sono guerre capitalistiche, in cui si contrappongono diverse fazioni borghesi. Ogni guerra è una guerra della borghesia contro il proletariato!
- A coloro che non sostengono nessuna delle due fazioni della borghesia contro l'altra, ma combattono contro ciascuna di esse. A coloro che non difendono o non partecipano ai fronti interclassisti.
- A quegli individui e gruppi che lottano contro la politica di “difesa dell'economia nazionale” e di “sacrificio a favore dell'economia di guerra”, a coloro che non accettano le tattiche espansionistiche della propria borghesia, anche se si trova di fronte a un attacco economico, politico o militare.
- A tutti coloro che non si considerano pacifisti ma rivoluzionari. A tutti coloro che non aspirano a una pace borghese in cui lo sfruttamento della nostra forza lavoro possa continuare in condizioni leggermente diverse.
- A tutti coloro che vogliono trasformare la guerra interborghese in una guerra rivoluzionaria, la guerra tra Stati in una lotta per la distruzione di tutti gli Stati.
- A tutti coloro che riconoscono nella loro pratica che il proletariato non ha una patria da difendere. Il nostro nemico non sono i proletari buttati in trincea dall'altra parte del fronte, ma la borghesia - in pratica, soprattutto, la borghesia “del nostro paese”, la “nostra” borghesia, quella che organizza direttamente il nostro sfruttamento.
- E infine a coloro che, in base alla loro forza e alla loro situazione, lottano contro la borghesia promuovendo lo sviluppo del proletariato come classe rivoluzionaria e contribuendo alla costruzione e allo sviluppo dell'internazionalismo proletario.
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