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(12 Maggio 2024)
PEPPINO IMPASTATO, MILITANTE DELLA “NUOVA SINISTRA” SICILIANA E GIORNALISTA UCCISO DALLA MAFIA (9 Maggio 1978 – 9 maggio 2024), QUANDO LA LIBERTA’ DI STAMPA E L’INFORMAZIONE ALTERNATIVA DIVENTANO TROPPO SCOMODE…
Ricordiamo a 46 anni di distanza, l’assassinio da parte della mafia di Peppino Impastato (9 maggio 1978), attivista sociale, militante della “nuova sinistra” siciliana dell’epoca (fu candidato per Democrazia Proletaria),di 30 anni e giornalista. Un giornalista scomodo, che difese la libertà di stampa e la necessità di fare informazione alternativa, raccontando le verità che non potevano essere divulgate in pubblico, che alla fine gli costarono il bene prezioso della vita. Una lunghissima vicenda processuale, dopo il suo assassinio, tra archiviazioni e riaperture del processo, culminato nel 2002 con la condanna all’ergastolo del mandante di tale omicidio e del riconoscimento, nel 2000, da parte della magistratura dei vari depistaggi operati nelle indagini istruttorie e inquirenti, da personaggi compromessi con le cosche mafiose. In una zona all’epoca comandata da “Tano Seduto” (Gaetano Badalamenti), più volte sbugiardato proprio dagli interventi di Peppino, una figura di attivista e redattore che risultava originale ma scomoda, anche per il Pci degli anni ’70, in cerca di riconoscimento al governo, con maggioranza elettorale nel Paese ma veti incrociati che ne bloccavano la possibilità di governare. Un vento nuovo quello giovanile negli anni ’70 del secolo scorso, che già all’epoca nel contesto siciliano e palermitano, con i gruppi, i collettivi, le contestazioni all’Università di Palermo (il primo ateneo ad essere occupato, da cui partì il movimento universitario del ’77 e…anche quello definito poi “La Pantera” del ‘90, già nel novembre del 1989) proveniente dalle fila del Pci e dell’organizzazione giovanile, che proponeva modelli alternativi di intervento politico, di lotta sociale e di informazione. Peppino Impastato, con i suoi compagni di lotta, ha passato una vita tra il suo paesello natale, Cinisi e Palermo, dove aveva studiato all’università, utilizzando strumenti antichi e modelli all’epoca innovativi, come la prima radio alternativa, “Radio AUT”, con una lotta contro le cosche mafiose, la rassegnazione, la paura, la subalternità, la sottomissione, per proporre modelli di vita sociale e comunitaria alternativi e in quegli anni, rivoluzionari.
Un assassinio, il suo, che cercò nei suoi mandanti ed esecutori di chiudere la bocca ad una generazione che si stava ribellando a quel sistema criminale e mafioso e ai suoi corollari politici, con anni di campagne di depistaggio e di denigrazione, per infangarne la memoria e la figura anche personale. La tenacia e la determinazione di una parte della sua famiglia e dei suoi amici o di coloro che ebbero la possibilità di conoscerlo, o di conoscerne le attività anche dopo la morte, alla fine hanno smascherato dopo tantissimi anni, questo tentativo di “revisionismo”. Oggi la “Fondazione Peppino Impastato” a lui dedicata, ne continua l’opera, proseguendo nella pratica costante la rivendicazione di idee e la testimonianza di vita e di passione sociale, civile, “politica”, di scelte di campo precise e di partecipazione dal basso, senza cedere ai compromessi e alla “connivenza” con le organizzazioni criminali e il metodo mafioso. IMPORTANTE FU L’ATTIVITA’ COME REDATTORE E DIRETTORE RESONSABILE, nel collettivo che diede vita a diversi fogli stampati in proprio e all’esperienza di “RADIO AUT”, NEL CAMPO DELL’INFORMAZIONE LIBERA E SENZA VELI, UNA LIBERTA’ DI STAMPA E DI CIRCOLAZIONE DELLE INFORMAZIONI, OGGI DI NUOVO FORTEMENTE COMPROMESSA, ANCHE NELLE TESTATE GIORNALISTICHE PERFINO DELLA RAI, TANTO DA PORTARE IL 6 MAGGIO SCORSO, boicottato dal sindacato di destra, ALLO SCIOPERO INDETTO DA UsiGRai, di tutte le testate giornalistiche proprio per denunciare il clima di ristrutturazione aziendale in corso da anni nella televisione pubblica statale e nel clima di tensione e di “bavaglio” sulle notizie e sulle modalità di svolgere la professione giornalistica e il ruolo dell’informazione e della comunicazione, senza troppe intromissioni delle parti politiche al governo del Paese.
Dopo 46 anni dal suo assassinio, ne ricordiamo ancora la vita, la memoria e le sue idee, che in molti casi sono patrimonio comune e condiviso, che ci fanno gridare ancora nelle piazze, spiegare sui posti di lavoro e sui mezzi di informazione che “LE NOSTRE IDEE NON MORIRANNO MAI”, con un messaggio chiaro anche se di nuovo difficile da propagandare in termini di massa. Peppino Impastato è vivo, e ancora lotta insieme a noi ogni volta che i settori popolari sfruttati e subalterni, le classi lavoratrici, studenti e studentesse, sviluppano lotta, conflitto, informazione alternativa, cultura popolare non sottomessa ai poteri forti, per riaffermare la giustizia sociale, la libertà, i diritti civili, per una società che superi la differenziazione in classi sociali, subalterna ai poteri criminali, contro il regime del sistema mafioso, di stampo fascista, razzista e stragista, la concezione patriarcale dominante, che contamina negativamente i rapporti sociali e quelli economici, con una concezione della “politica”, dove “chi vince le elezioni vince tutto” e pretende di governare le vite e le scelte di tutti-e in ogni ambito, denigrando e reprimendo in mille forme, non solo con manganelli e cariche alle manifestazioni, chi prova ad esprimere punti di vista diversi da quelli sostenuti da chi è al governo, gestisce il potere a ogni livello, compreso il contesto internazionale funestato dai venti di guerra, in Europa, in Medioriente e nel continente africano.
ORA E SEMPRE RESISTENZA ATTIVA, stiamo ancora facendo il percorso dei nostri 100 PASSI.
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