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(21 Luglio 2024)
Editoriale del n. 139 di "Alternativa di Classe"
La portaerei Cavour
Quanto poco, in questa fase storica, abbiano a che vedere, i risultati elettorali delle ingegnerie istituzionali delle democrazie borghesi con la fotografia dei reali rapporti di classe, lo confermano le elezioni francesi. Oltre al fatto, ormai consolidato ovunque, che le percentuali ottenute si riferiscono ai “voti validi”, invece che alla platea dei votanti, nel caso francese è proprio il merito a renderlo palese. I calcoli politici di E. Macron si sono rivelati sostanzialmente giusti.
L'esito del primo voto, quello del 30 Giugno scorso, aveva sancito la vittoria della destra di M. Le Pen e J. Bardella, che, con i suoi alleati, aveva preso il 33% dei voti, a fronte della coalizione che sosteneva E. Macron, sconfitta con il 20,83%, e del Nuovo Fronte Popolare (NFP), che, con ben 5 partiti di “sinistra” alleati fra loro, aveva raccolto il 28%. Quindi successo politico della destra, con il RN risultato partito di maggioranza relativa. Solo 76 circoscrizioni su 577 hanno, però, garantito il posto in parlamento al vincente con più del 50%; per il resto, secondo turno il 7 Luglio!
Ed è così che vi è stato tra “macroniani” e “sinistra” un accordo di desistenza, impegnando i propri elettori a votare il candidato “antifascista” delle due coalizioni con più voti ottenuti nelle singole circoscrizioni da “ballottaggio”, ritirando finanche il proprio, per “sbarrare la strada alla destra”. E così è stato: l'accordo ha funzionato; soprattutto per l'elettorato del NFP, che, più dei “macroniani”, cui ha fatto guadagnare molti seggi in più, tiene allo “antifascismo” di Stato. Lo spauracchio “fascista” ha perfino aumentato ancora la già alta affluenza alle urne di 7 giorni prima.
Il sistema elettorale e l'elettoralismo “antifascista” hanno prodotto una Assemblea Nazionale con 182 seggi al NFP, ben 168 all'Ensemble di Macron, 143 al RN e 60 ai Repubblicani neo-gollisti. Il RN è, così, rimasto di gran lunga il partito più votato, con il doppio di quanto preso nel 2022, ma, a livello di seggi, la situazione è molto diversa, con grande “soulagement (sollievo)” popolare.
In realtà, il maggiore sollievo è stato di Macron, che aveva rifiutato le dimissioni del premier Attal, del suo stesso partito, in attesa della costituzione di un nuovo governo, per il quale nessuno ha i numeri. L'ago della bilancia resta il suo partito, Ensemble, che può dettare condizioni ai partner di governo. La stessa coalizione della “sinistra”, che pure, del Governo uscente, contestava la legge sull'immigrazione e quella sulle pensioni, nel suo programma non metteva minimamente in discussione la fornitura di armi all'Ucraina, di fatto sostenendo la guerra tra NATO e Russia.
Paradossalmente, in campagna elettorale, rispetto alle dichiarazioni belliciste di E. Macron risultava più restia M. Le Pen, che chiedeva passi concreti per negoziati di pace, dichiarandosi contraria all'invio di militari francesi in Ucraina, piuttosto che lo stesso J.L. Melenchon, leader di LFI (la Francia indomita), la forza maggiore nel NFP, considerata “sinistra radicale”, e focalizzata sul “sostegno” alla “nazione palestinese”.
Mentre Melenchon, con meno percentuale e seggi del passato, rivendicava un incarico di governo, con la maggioranza relativa di seggi al NFP, i rapporti di forza fra le classi in Francia non sono cambiati, ed, anzi, la sconfitta nella lotta contro la legge sulle pensioni si fa sentire. Lo stesso antifascismo non ha storicamente in Francia la sia pur minima velleità antistatale, rivestendo caratteri compiutamente nazionalistici: “La marsigliese” fu sia l'inno della Francia alleata contro il nazifascismo, sia quello del governo collaborazionista di Vichy di “Lavoro, patria e famiglia”...
A livello giornalistico si tende ad assimilare il risultato elettorale francese a quello del Regno Unito, dove si è votato tre giorni prima, con affluenza bassa, e dove il Partito Laburista ha vinto soprattutto per il crollo del Partito Conservatore, che ha costretto R. Sunak alle dimissioni. Il governo, perciò è stato affidato a K. Starmer, che si era limitato a promettere qualche timido miglioramento per i ceti deboli. Anche là la distribuzione dei voti ai partiti non collima con la distribuzione dei seggi.
Tra il 28 Giugno e Venerdì 5 Luglio, anche in Iran si sono svolti i due turni delle elezioni presidenziali, dovute alla morte del Presidente Raissi in un incidente avvenuto il 19 Maggio scorso. Il ballottaggio era tra un candidato ultraconservatore, perfettamente allineato all'ayatollah A. Khamenei, ed il “riformista” M. Pezeshkian. Sempre con una bassa affluenza, ha vinto il “referendum” questo moderato, un po' più incline al dialogo con gli USA, e, perciò, forse ora più utile al sistema islamista in guerra contro Israele, per gestire anche momenti di dialogo...
Continua, infatti, una, pur infinita, trattativa a Doha, in Qatar, sotto gli auspici di USA ed Egitto, per arrivare a qualche tregua in Medio Oriente, con Israele, che ora colpisce anche gli hezbollah, filoiraniani, in Libano, continuando a trucidare proletari e a distruggere presidi umanitari a Gaza, con il ridicolo alibi di voler “cancellare Hamas”, e Hamas stesso, che sta utilizzando il “martirio” palestinese per legittimarsi sempre più come la sua vera nuova “leadership” nazionale.
Anche la guerra ucraina procede, e con sempre più diserzioni, sia in Russia, che in Ucraina. Ma si tratta di un dissenso ancora sostanzialmente sul piano individuale, e perciò scollegato, ed ha buon gioco la repressione di chi manda a morire i proletari per i propri interessi. Mentre il campo di battaglia è ancora quasi interamente su suolo ucraino, e l'imperialismo russo agisce per proprio conto, ad oggi gli interessi degli imperialismi d'Occidente convergono in prevalenza sul mandare a morire solo ucraini e/o mercenari.
Il 3 e 4 Luglio ad Astana, in Kazakistan, si è tenuto il vertice annuale dell'Organizzazione di Shangai per la Cooperazione (SCO) che, coinvolgendo ben 26 Stati dell'Eurasia e del Medio Oriente, interessa il 40% della popolazione mondiale. Mentre i suoi membri sono ancora eterogenei, e persistono le divergenze regionali per cercare di superare le quali la SCO era nata, oggi in essa si parla anche, a livello globale, di commercio, cybersecurity, sviluppo economico e tecnologico. Svolto alla presenza del Segretario generale ONU, A. Guterres, ha visto l'ingresso della Bielorussia.
Pur nelle differenze, si è trattato di una riconferma dei buoni rapporti generali esistenti, soprattutto tra Russia e Cina, che hanno anche rafforzato la reciproca cooperazione economica. La SCO ha comunque una storica egemonia cinese. Ed in questo senso va vista anche la cooperazione militare bilaterale sino-bielorussa, tradotta in esercitazioni congiunte in territorio bielorusso, avviata l'8 Luglio, fino al 19 c. m. Bilancia in qualche modo l'avvicinamento diretto della Russia alla Corea del Nord, poco gradito dal “dragone”, che sta allontanando gli immigrati coreani dal visto scaduto...
Gli USA, in piena crisi di leadership, vedono tutto quanto si muove al di fuori delle proprie alleanze come una minaccia, e stanno cercando di puntellare la propria supremazia, allargando e articolando la presenza NATO nel mondo, in relazione alla propria presenza diretta. In questo senso va vista l'esercitazione militare navale più grande del mondo, la RIMPAC 2024, iniziata il 27 Giugno, dopo due anni, presso le Isole Hawaii, in mezzo all'Oceano Pacifico, che vede coinvolti 29 Stati, Italia compresa, e 25mila militari in funzione anticinese.
Mentre l'esercitazione NATO terminerà il 1° Agosto, il giorno dopo terminerà l'esercitazione aerea, denominata Pitch Black 2024, organizzata dalla RAAF australiana, con base a Darwin, iniziata il 12 u. s. Comprende forze armate di 20 Stati alleati, più l'India, dato che non sottosta al Comando NATO. Si farà addestramento, e, per la prima volta, parteciperà anche l'Italia, che ha già fornito gli F35 all'Australia, con una forte presenza di velivoli, trasportati dalla portaerei Cavour; si trasferirà poi in Giappone per la Rising Sun 2024, campagna militare multiforze nell'Indo-Pacifico.
Il tutto è coerente con quanto emerso dal Vertice NATO tenutosi, nel 75° anniversario della sua nascita, a Washington dal 9 al 11 c. m. Il documento finale, infatti, contiene, soprattutto, ma non solo, le decisioni strategiche rispetto all'Ucraina. A tal proposito, ad oggi viene istituita una sezione dedicata ad “Assistenza e addestramento alla Sicurezza della NATO per l'Ucraina (NSATU)”, che provvederà a coordinare forniture armiere ed addestramenti, dato che il “sostegno all'Ucraina sarà fornito attraverso la NATO, ma anche in via bilaterale, multilaterale o in altro modo”.
E' stato deciso, come NATO, lo stanziamento di almeno 40 miliardi entro il 2025, ed un apposito Comando militare base a Wiesbaden, in Germania, dove saranno installati dal 2026 missili a lungo raggio ( SM-6, Tomahawk e armi ipersoniche) per l'escalation contro la Russia. Infatti, il Vertice ha sancito che l'adesione dell'Ucraina alla NATO, finora un tabu, è solo, come ha detto esplicitamente Stoltenberg, un fatto di tempistiche!... Appare superfluo qui puntualizzare la enorme gravità di una simile affermazione.
Il Documento non si limita a considerare solo Russia e Iran, gli Stati contro cui sono in corso, più o meno espliciti, scontri armati, ma, com'è nelle mire degli USA, tira in ballo la Cina, definita “facilitatrice decisiva” della guerra ucraina, che avrebbe “ambizioni dichiarate” e “politiche coercitive”, oltre che “sfide sistemiche”, contro gli interessi occidentali. Senza trascurare di rinnovarle le accuse di rifornire la Russia di armi, la NATO trova il modo di parlare anche di Indo-Pacifico e dell'importanza per tutti gli Stati dell'Alleanza di quanto vi sta avvenendo...
Da poco l'Italia ha deciso di acquistare da Rheinmetall, per 20 miliardi, ben 550 carrarmati tedeschi Panther e Lynx, in parte anche da esportare, e tirando la volata a Leonardo SpA per entrare nella specifica joint venture europea. In questo quadro l'Italia si era ritagliata il ruolo di retrovia, che rifornisce di armi i partner europei, NATO e occidentali in genere: in questi ultimi quattro anni, secondo dati del SIPRI, sesta potenza mondiale, ha ottenuto l'incremento record di export armiero, con un aumento del 86 %...
Subito dopo il Vertice di Washington, nel quale è stata pressante la richiesta di portare ovunque le spese militari al 2 % del PIL e oltre, con un decreto urgente di G. Crosetto, il Governo ha deciso di acquistare anche 24 caccia bombardieri Eurofighter Typhoon dal consorzio europeo di cui fa parte anche Leonardo SpA, per una spesa complessiva di 7 miliardi e mezzo di euro. E già il bilancio del Ministero della Difesa per l'anno in corso aveva previsto un aumento del 5,1 %, con le missioni all'estero che si susseguono.
Le scelte belliciste a livello del Governo Meloni sono parte integrante di quelle concordate a livello UE. Infatti è stato recentemente anche dislocato a Solbiate Olona (VA) il quartier generale della Forza di Intervento Rapido (NRDC) multinazionale della NATO, secondo le decisioni prese a Vilnius nel 2023. In questo passaggio verso una economia di guerra rivestono importanza l'aumento della repressione, che trova espressione nel DDL n. 1660/C del Governo Meloni, e la proposta accentratrice di un “premierato forte”, che non trova una opposizione conseguente su questo piano.
Il nuovo DDL “sicurezza”, il n. 1660, la cui approvazione è prevista per Settembre, dalla sua presentazione a Gennaio in poi, è stato solo peggiorato. Criticato perfino dall'OSCE, punta a reprimere i movimenti sociali e di protesta, criminalizzando alcuni comportamenti (le rivolte penitenziarie e nei CIE dei migranti, pur se “pacifiche”, e finanche il “terrorismo della parola”), introducendo nuovi reati (“occupazione arbitraria di immobile”), inasprendo le pene per i blocchi stradali, e addirittura eliminando il rinvio della detenzione per le donne incinte.
La parte più importante della “proposta” è quella che si propone di colpire “resistenze” e “sabotaggi”... Vengono difese dichiaratamente le “grandi opere” e infrastrutture “strategiche”, si parla poi di “pertinenze” del trasporto ferroviario, mentre vengono colpiti di più l'imbrattamento (eh, non poteva mancare il “decoro urbano”...) di muri e/o opere, e finanche l'accattonaggio. Il provvedimento vuole colpire oggi le sacrosante lotte contro il ponte-truffa sullo Stretto di Messina, ma si presta bene anche per altri contesti di lotte, che il bellicismo porterà all'ordine del giorno...
Anche il “premierato forte”, bandiera del Governo, si presta molto bene a garantire la governabilità del capitale soprattutto in una fase di intensificazione della repressione, come quella cui prepara il “nuovo DDL sicurezza”, verso scenari di conflitto bellico. Non si tratta, come proletari, di focalizzarsi sulla opposizione a questi due provvedimenti in sé, ma di accompagnare una intensificazione della lotta contro la guerra con tale opposizione come accessorio, per chiarificare quanto sta avvenendo.
La stessa autonomia differenziata, divenuta ormai legge, peraltro complementare al “premierato forte”, va combattuta in quanto va a comprimere le condizioni di vita dei proletari con la riduzione dei servizi e le gabbie salariali, che porta con sé, non certo centrando il nostro intervento sui quesiti referendari. Si sta parlando già di una manovra da almeno 25 miliardi, che in autunno andrà a colpire pesantemente le condizioni di vita e di lavoro della classe. Mobilitiamoci insieme ad essa, contrastando con ogni mezzo l'intero pacchetto di provvedimenti antiproletari!
La tendenza alla guerra generalizzata, con due contrapposti schieramenti imperialisti in formazione, va avanti, e, come comunisti, dobbiamo contrastare e lottare contro tutto quanto colpisce i proletari in carne e ossa, aprendo loro gli occhi su quali sono gli obiettivi del capitale, e sulle modalità concrete che la politica al suo servizio sta utilizzando oggi per colpirli.
Alternativa di Classe
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