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LE PROTESTE DEI GIOVANI PROLETARI IN KENYA

(28 Luglio 2024)

Dal n. 139 di "Alternativa di Classe"

protesta generazione z in Kenya

Immagine ripresa da radiondaurto.org

Il Kenya ha una popolazione di oltre 53 milioni di abitanti, con una crescita annua del 2,19% e con una densità di 94 abitanti per kmq, dunque un mercato molto importante dal punto di vista demografico. Il Kenya è uno dei Paesi più avanzati nello sviluppo capitalistico dell'Africa.
L'economia di esportazione del Kenya è incentrata sulla produzione agricola. Il settore agricolo resta la spina dorsale dell'economia keniana. Il 65% dell'export del Kenya deriva infatti da tale settore. Le principali colture per l'esportazione sono quelle del tè e del caffè, diffuse sugli altopiani intorno al monte Kenya, nel distretto di Kericho (parte occidentale del Paese).
Il settore manifatturiero registra ampi spazi di crescita, è comunque quello più avanzato nella regione. L'industrializzazione riveste un'importanza strategica nell'agenda di sviluppo economico del Paese. Il settore dei servizi, soprattutto l'ITC (Tecnologie dell'informazione e della comunicazione), è quello che ha riportato tassi di incremento maggiori, rendendo il Kenya uno dei Paesi africani più avanzati in termini di connettività.
In Kenya si registra l'esistenza di una vasta gamma di minerali quali: barite, manganese, titanio, zinco, nichel, pirite, terre rare, rame, carbone, ferro e oro. Le risorse minerarie del Paese non risultano, tuttavia, ancora sfruttate a pieno. Recentemente, sono state avviate attività di esplorazione ed estrazione nel settore degli idrocarburi, nell'area nord-est del Kenya. L'attenzione del governo keniota allo sviluppo delle infrastrutture, alla tecnologia, e alle energie rinnovabili, ha favorito la crescita economica.
D'altro canto, ben 15 milioni di kenyoti non hanno accesso all'acqua potabile, e addirittura 37 milioni (quasi il 70 %) non utilizzano servizi igienici sicuri. La scarsità d'acqua è il risultato di diversi fattori, come il forte inquinamento ambientale, la crescita demografica, il cambiamento climatico e la cattiva gestione dei servizi, rifiuti compresi.
Il Paese, guidato dal presidente William Ruto, ha visto l'affermarsi di una solida classe di capitalisti locali. I salari dei lavoratori hanno subito un calo costante, con una diminuzione reale media del 2,7%. La situazione sociale in Kenya è caratterizzata da un grande scontro di classe: non si fermano le grandi proteste contro la controversa legge finanziaria. Mentre in Parlamento e nei partiti politici si discute, nelle strade di Nairobi, di Mombasa, e di molte altre città del Paese, i proletari keniani continuano a dimostrare la propria opposizione al governo.
I dimostranti, per la prima volta nella storia del Paese, sono in grandissima maggioranza giovani, cresciuti con internet e sensibili ai temi sociali: la cosiddetta Generazione Z. Si sono organizzati attraverso i social media, attorno a parole d'ordine condivise e con modalità del tutto nuove. La protesta si è definita con lo slogan ”Occupy Parlament (Occupiamo il Parlamento)”, è cresciuta prima sugli schermi dei cellulari, e ha poi inondato le strade del Paese.
Molti politici, con arroganza, avevano dato per scontato che i giovani fossero apatici, che non si sarebbero mai mossi. Ma la classe borghese dominante ha commesso un errore fatale. Quello che aveva erroneamente preso per apatia era, in realtà, completo distacco e odio nei confronti del sistema politico.
In un contesto privo di prospettive, e con un alto tasso di disoccupazione tra i giovani, il messaggio delle proteste è chiaro. Significativo, per capire cosa sta succedendo in Kenya, è un profilo su Twitter: 'Non abbiamo posti di lavoro, né futuro, perciò abbiamo tutto il tempo del mondo per rovesciarvi, e niente da perdere combattendovi' .
Posti di blocco, barricate e strade bloccate, così si è presentata Nairobi, la capitale del Kenya, nei giorni scorsi, con l'area che circonda la State House, l'edificio che ospita il presidente della Repubblica, completamente chiusa al traffico, sia veicolare, che pedonale. La State House, attorno alla quale c'è un grande bosco recintato e con diverse torrette di guardia, è stata indicata dai manifestanti come il prossimo obiettivo delle proteste. I manifestanti sui social hanno promesso di “occupare la State House”, proprio come hanno fatto nei giorni scorsi con il Parlamento.
”Ruto must go (Ruto, devi andartene)” è stato lo slogan più scandito dai dimostranti nelle manifestazioni di Giovedì 27 Giugno, il giorno dopo il discorso in cui il presidente ha comunicato alla nazione di aver rimandato al Parlamento la legge finanziaria, con la raccomandazione di abrogare tutti gli articoli.
I giovani sono scesi numerosi nelle strade di diverse città, nonostante il dispiegamento dell'esercito. Gas lacrimogeni e idranti sono stati usati contro i manifestanti, senza risparmio. Il movimento Generazione Z alza il tiro delle richieste. La repressione violenta delle manifestazioni, l'arroganza dei parlamentari, hanno dato ai giovani ancora più determinazione. Molti giovani del movimento di protesta hanno detto di volere andare avanti, fino alle dimissioni del Presidente William Ruto.
I lavoratori chiedono lo sciopero generale. A differenza delle precedenti manifestazioni di protesta in Kenya, spesso dispiegate su base etnica, le attuali proteste hanno mobilitato giovani lavoratori, che sono stanchi dello sfruttamento, dell'aumento del costo della vita, e della corruzione della classe politica borghese.
In un documento, il movimento di protesta Generazione Z analizza i problemi che sono alla base del malcontento dei giovani proletari keniani. Il documento chiarisce che la protesta è soprattutto per la struttura socio-economica del Paese. Il Kenya per i giovani manifestanti è una società di chi ha tutto e di chi è in povertà: 'Ci chiediamo come sia possibile che un piccolo gruppo di persone controlli più del 90% della nostra economia'.
Generazione Z, rivolgendosi direttamente al capo dello Stato, dice: 'Non siamo convinti dell'onestà delle tue dichiarazioni, Le tue concessioni sono state fatte in malafede'. Da qui la richiesta di dimissioni del Presidente. Dalle grandi città alle aree rurali, la maggior parte delle 47 contee del Kenya ha visto grandi proteste. Ci sono state anche significative proteste a Eldoret, città natale del presidente William Ruto.
Le immagini della feroce repressione, che sta investendo i manifestanti antigovernativi in Kenya, stanno facendo il giro del mondo, per quanto gli Stati imperialisti siano piuttosto “cauti” nel condannare la violenza , che, solo nella giornata del 25 Giugno, ha portato alla morte più di 20 persone a Nairobi. Le proteste stanno andando avanti dal 20 Giugno, coinvolgendo migliaia di persone, mobilitate dalla comune opposizione al Presidente William Ruto.
La legge finanziaria, approvata dal Parlamento, comprendeva un'ampia gamma di riforme e aumenti. Le misure più impattanti per i lavoratori keniani sono senza dubbio le proposte di introdurre un'imposta del 16% sul pane, e un'accisa del 25% sull'olio da cucina vegetale grezzo e raffinato, oltre che di una tassa aggiuntiva sul reddito del 2,75 %, per i lavoratori iscritti al Piano di assicurazione medica nazionale del Paese.
Questo piano di vero e proprio saccheggio è stato preparato dalla classe politica keniana per fronteggiare la grave situazione debitoria del Paese. Un debito pubblico arrivato a 76 miliardi di dollari alla fine del 2023, ossia il 69 % del PIL, rispetto al 42 % del PIL di 10 anni prima. In un contesto di progressivo deprezzamento della moneta keniana e di rapida perdita di potere d'acquisto dei salari dei lavoratori.
Il rapido aumento del debito pubblico è stato causato principalmente dalle conseguenze dei programmi di ristrutturazione imposti al Kenya dalla Banca Mondiale e dal Fondo Monetario Internazionale (FMI).
A ricerca di liquidatori, a questi istituti si è rivolto il Presidente William Ruto, il quale, subito dopo essere entrato in carica nel Settembre del 2022, ha ottemperato a una condizione chiave imposta dal FMI, eliminando i sussidi sulla farina di mais e sul carburante, che i governi precedenti avevano offerto ai consumatori. Di conseguenza, il prezzo di questi beni di uso quotidiano è aumentato vertiginosamente: il prezzo del carburante in Kenya ha raggiunto un livello record nella prima metà del 2023, superando i 182,70 scellini keniani.
Nel Settembre dello stesso anno, il governo ha azzerato la spesa per i sussidi, come richiesto dal FMI, mentre nel mese di Luglio si era realizzato un primo innalzamento delle tasse, con il raddoppio dell'IVA sul carburante, arrivata al 16 %, sempre su raccomandazione del FMI.
Nella situazione debitoria del Kenya ha un ruolo anche l'imperialismo cinese. Il debito verso la Cina è causato da una costosa linea ferroviaria. In particolare, la Cina ha prestato 4,7 miliardi di euro per la costruzione di una linea ferroviaria, che collega la città portuale di Mombasa a quella di Naivasha, nella Rift Valley, passando per Nairobi. Questa linea ferroviaria dovrebbe alla fine collegare Uganda, Ruanda, Burundi, Sud Sudan a Kenya ed Etiopia. Il rimborso del prestito, che ha una scadenza tra 15 e 20 anni, alla China Exim Bank, sta pesando sull'economia del Kenya.
Anche se il principale creditore del Paese rimane nettamente la Banca Mondiale, che, assieme al Fondo Monetario Internazionale, ha promosso le riforme austeritarie dell'ultimo anno, devastanti per la vita dei proletari keniani.
Gli Stati Uniti hanno reso noto che forniranno alle forze armate del Kenya 16 elicotteri, insieme a 150 veicoli blindati, in base a un accordo raggiunto dopo la visita alla Casa Bianca del presidente keniano William Ruto, nel Maggio scorso, incentrata sull'invio di poliziotti keniani ad Haiti, con il compito di affiancare le forze di sicurezza haitiane.
Gli Stati Uniti sono stati un partner fondamentale per lo sviluppo del Kenya. Hanno contribuito a sviluppare vari settori, tra cui l'istruzione e l'energia, attraverso programmi come l'Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale e l'iniziativa Power Africa. Gli investimenti americani hanno permesso di avviare progetti di energia rinnovabile, in particolare geotermica ed eolica.
I giovani proletari keniani non si fidano del rinvio al Parlamento della legge finanziaria; in questo atto i manifestanti vedono il tentativo di introdurre le riforme richieste dal Fondo Monetario Internazionale e dalla Banca Mondiale nello stile neoliberista ”There is no alternative (Non c'è alternativa)”. I giovani proletari sono perfettamente consapevoli del fatto che il Kenya è il perno degli interessi strategici dell'imperialismo statunitense in Africa orientale, e che i rappresentanti politici sono al servizio dei capitalisti.
Con il movimento rivoluzionario in atto, per i lavoratori keniani si apre la possibilità di prendere in mano il proprio destino. Noi sosteniamo la lotta dei giovani proletari keniani, nostri fratelli di classe, contro il governo e la borghesia nazionale al servizio degli imperialisti di Oriente e Occidente.

Alternativa di Classe

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