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Cosa rimane della politica ambientale europea?

(5 Agosto 2024)

von der Leyen green deal

Presentiamo nella nostra traduzione un interessante articolo sulla questione ambientale apparso nell’edizione n. 663 di “La Forge”, Organo centrale del Partito Comunista degli Operai di Francia (PCOF).

Mentre la crisi climatica, generata dal modo di produzione capitalistico, si manifesta in maniera sempre più grave, con drammatiche conseguenze sui lavoratori e i popoli, la borghesia subordina ogni decisione al riguardo ai voraci interessi dei monopoli.

I mezzi e le misure per evitare la catastrofe ecologica non vengono adottati perché ciò recherebbe pregiudizio ai profitti smisurati dell’oligarchia finanziaria.


Nei mesi scorsi abbiamo visto che nelle manifestazioni degli agricoltori italiani, i partiti e le formazioni di destra e estrema destra, con la loro fraseologia antieuropea per occultare l’origine e la natura di classe della crisi agricola capitalistica, sono stati la voce dei monopoli operanti nei rami della chimica e della produzione di alimenti.

Il capitale monopolistico soffoca e manda in rovina la piccola produzione nelle campagne, suscitando nelle sue file un sentimento di disperazione e di protesta. Ma la collera dei piccoli produttori viene sfruttata dalla reazione che, ridestando in essi l’istinto della proprietà privata, gli fa credere di poter ritrovare il proprio benessere.


Dall’altro lato, la borghesia ha affidato alla burocrazia sindacale il compito di tenere distante la classe operaia dai contrasti e dalle lotte di classe che si sviluppano nelle campagne.

Di pari passo, una subdola campagna, condotta anche attraverso i social media, si sforza di convincere i lavoratori che il cambiamento della tecnologia della produzione potrà realizzarsi necessariamente a loro spese.


In realtà, il suscitamento di certe campagne di opinione pubblica condotte in nome di una pretesa preservazione della qualità degli alimenti, ha origine nella lotta di concorrenza interna alla UE tra i grandi esportatori.

La contraddizione fra sistema capitalista-imperialista e natura si acuisce costantemente assieme alle altre contraddizioni fondamentali della nostra epoca.

Il mondo d’oggi è entrato in un prolungato periodo di profonde crisi economiche, instabilità politica, devastazione ambientale, decadenza culturale, emergenze sanitarie, dilagante corruzione.


L’aumento delle spese militari e la corsa al riarmo, la tendenza a mettere l’economia sul piede di guerra, determinate dall’inasprimento delle contraddizioni interimperialiste, costituiscono un’altra grave minaccia per la biosfera e per il futuro dell’umanità.

La crisi climatica è oggi un importante terreno di sviluppo della lotta di classe, sia nei paesi imperialisti, sia in quelli dipendenti saccheggiati e oppressi.


La borghesia è consapevole di questa dinamica e perciò agisce per addormentare le masse con la “transizione ecologica”, deviando i movimenti di lotta sul binario morto dell’ecologismo piccolo borghese, che non affronta nessuna questione sociale e non ha altra strategia politica che non sia quella illusoria degli appelli ai leader borghesi.

Solo con il rovesciamento del modo di produzione attuale e il passaggio rivoluzionario al socialismo si potrà realizzare un’organizzazione cosciente della produzione sociale nella quale si regolerà razionalmente lo scambio materiale fra gli esseri umani e la natura.



Cosa rimane della politica ambientale europea?

Mercoledì 29 maggio 2024, una dozzina tra società scientifiche e organismi associati di ricerca europei, che riuniscono diverse migliaia di scienziati, hanno inviato una lettera aperta ai responsabili politici europei.

In questa lettera, essi denunciano l’abbandono o l’arretramento della UE sulle questioni ambientali che “minacciano il nostro futuro comune“. Per questi scienziati, la maggior parte delle giustificazioni addotte per queste decisioni sono “basate sulla disinformazione” e sono “fortemente influenzate dagli interessi particolari di gruppi economici e aziende che si esprimono con metodi violenti o antidemocratici“.

Facciamo qualche passo indietro, fino al dicembre 2019, quando Ursula von der Leyen presentò al Parlamento europeo il Green Deal, che fissa l’obiettivo per i paesi della UE di raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050 e di ridurre le emissioni di gas serra del 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990.

Questo piano, dotato di miliardi di euro, avrebbe dovuto rilanciare l’economia europea indirizzandola verso grandi progetti ambientali e investimenti nella ricerca di soluzioni tecnologiche.

Ma, meno di due anni dopo, nel settembre 2022, Thierry Breton, commissario per il Mercato interno e l’industria, caldeggia una pausa nell’attuazione delle misure contenute nel piano. Macron raccoglie il testimone e, nel maggio 2023, reclama, anch’egli, una pausa sulle normative sugli standard ambientali. Egli vuole “preservare le aziende che competono con i paesi che sono meno rispettosi dell’ambiente“.

Lo segue in questo stesso tenore il primo ministro belga [Alexander De Croo. N.d.T.]. Nel settembre 2023 è Olaf Scholz a porre il veto alla revisione del regolamento REACH (1) che avrebbe danneggiato il fiore all’occhiello dell’industria chimica tedesca. Nell’ottobre 2023, il conservatore olandese [Wopke Hoekstra. N.d.T.], nuovo commissario al clima designato dal Partito Popolare Europeo, e il populista slovacco [Maroš Šefcovic. N.d.T.], commissario europeo supervisore del Green Deal europeo, chiedono all’unisono di porre un freno.

Elenco incompleto delle misure messe in discussione.

Abbandono del regolamento sull’utilizzo sostenibile dei pesticidi, abbassamento degli standard ambientali della Politica Agricola Comune (PAC), abbandono della bozza di regolamento sui sistemi alimentari sostenibili, progetto di abbassamento dei requisiti della direttiva sui nitrati, ostacoli all’attuazione della legislazione sul ripristino della natura. Rinnovo dell’autorizzazione all’uso del glifosato per altri dieci anni; interruzione delle discussioni sulla conservazione dei boschi vetusti; richieste di abrogazione delle norme sulla deforestazione o di riduzione dello status di protezione dei grandi carnivori.

Come si spiegano questi ripensamenti?

A partire dal 2022, diversi eventi politici importanti interverranno ad ostacolare il piano verde della UE. A cominciare dalla guerra in Ucraina, che peserà sull’approvvigionamento energetico della UE, fortemente dipendente dal gas russo, con conseguenze sui prezzi dell’energia. Essa ha un effetto diretto inflazionistico che colpisce innanzitutto i bilanci delle famiglie ma anche le aziende. La concorrenza infuria tra i vari paesi industrializzati e la UE è in grande agitazione. Un diplomatico europeo confessa: “La competitività è diventata la principale preoccupazione dei leader. Se avessimo discusso del Green Deal oggi, non ci sarebbe stato alcun Green Deal!”

L’abolizione dei dazi doganali sui prodotti agricoli ucraini innescherà reazioni nel mondo agricolo mentre cresce la collera contro il prezzo del gasolio, le norme, le misure che limitano l’uso di alcuni prodotti fitosanitari, gli accordi di libero scambio…

Nei primi mesi del 2024 darà luogo a grandi mobilitazioni in Francia, ma anche in Germania, Spagna, Belgio e altri paesi dell’Unione. In queste mobilitazioni l’estrema destra risulta molto presente, con slogan anti-UE. Le elezioni europee si approssimano e i leader europei non possono che notare l’ascesa nei vari paesi di partiti populisti e di estrema destra che hanno profittato di questa collera. Ciò servirà da pretesto all’esecutivo europeo per decidere di arrestare le misure del Green Deal; perché è prima di tutto la difesa degli interessi dei più potenti monopoli europei, e in particolare di quelli del settore chimico e agroalimentare, a determinare la politica della Commissione europea.



1. La revisione del regolamento REACH avrebbe dovuto rendere possibile vietare o limitare in modo rilevante l’uso di un gran numero di sostanze chimiche pericolose presenti in molti prodotti di consumo quotidiano.


Da “La Forge” 663, luglio – agosto 2024

piattaformacomunista.com

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