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Ovazione a Dublino

Ovazione a Dublino

(5 Settembre 2010) Enzo Apicella
Balir contestato a Dublino da un fitto lancio di uova. In Italia contestati dell'Utri e Schifani, in modo molto più "morbido", ma con reazioni istituzionali spropositate

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(Il nuovo ordine mondiale è guerra)

SERVE FARE OPPOSIZIONE DI CLASSE
AD ENTRAMBI GLI SCHIERAMENTI BORGHESI

(21 Agosto 2024)

Editoriale del n. 140 di "Alternativa di Classe"

Libano: confine bombardato

Mentre il leitmotiv dei colloqui di Doha tra Qatar, Egitto e USA, per raggiungere un fantomatico “cessate il fuoco” a Gaza, continua imperterrito tra i veti alternati e/o le assenze, ora del Governo israeliano di Netanyahu, e ora dei vertici di Hamas, ultimo dei quali quello di Ferragosto, i proletari palestinesi continuano a morire (finora più di 40mila) sotto il “tiro al bersaglio” dell'esercito e finanche le sortite dei “coloni” israeliani, come avvenuto a Samaria, in Cisgiordania.
Gli stessi raid israeliani in Libano e finanche in Iran, che hanno recentemente comportato l'uccisione di leader di Hezbollah e Hamas, hanno visto la minaccia di una risposta in grande stile da parte dell'Iran e dei suoi gruppi alleati, indipendentemente dal numero di palestinesi trucidati continuativamente da Israele, che bada a definire tali massacri come “effetti collaterali” della caccia ai militanti di Hamas, a Gaza e fuori...
Continuano anche le forniture di armi occidentali ad Israele. L'Italia, suo terzo fornitore al mondo, ha raddoppiato nei primi mesi di quest'anno le proprie forniture, nonostante lo abbia negato a parole il Ministro G. Crosetto. Il principale, storico fornitore restano, però, gli USA, con il 70% del totale, e si preparano ad inviare nuovi caccia per le controrisposte all'Iran. Nel frattempo, pare che l'Iran, meno forte militarmente, abbia consultato la Russia sul terreno delle reciproche forniture armiere, mentre gli USA, insieme ai principali alleati occidentali, l'esortano a desistere dalla risposta.
Gli “osservatori” hanno parlato di rischio di una generalizzazione del conflitto in Medio Oriente, dove, oltre tutto, gli scontri sul Mar Rosso tra Houthi e coalizione occidentale sono continuati. Anche il nuovo presidente iraniano, il “moderato” Pezeshkian, non ha potuto non annunciare la risposta militare di Teheran, pur negando di volere “l'allargamento del conflitto”.
Negli ultimi giorni l'attesa per la risposta iraniana ha coinvolto la trattativa di Doha, rispetto alla quale l'Iran aveva fatto trapelare che sostanziosi passi avanti verso la tregua potrebbero significare livelli di attenuazione nella risposta militare. Questo, senza, però, trascurare la richiesta di ammettere in qualche modo alla trattativa anche una rappresentanza dello Stato islamico...
Non meno preoccupante il conflitto russo-ucraino, che non si può più definire “guerra ucraina” in riferimento al terreno di scontro, visto l'ingresso da Martedì 6 di truppe ucraine, sia regolari che mercenarie, in Russia. Hanno passato il confine nella regione russa di Kursk, controllerebbero la città russa di Sudzha, e probabilmente puntano a controllare anche il gasdotto, che, nonostante la diminuzione delle forniture alla UE, resta una infrastruttura strategica.
Se in Ucraina le forze militari russe stavano avanzando a Kharkiv, la mossa ucraina di penetrare in territorio russo ha un po' spiazzato il comando russo. Solo Domenica 11 Zelenskij ha dichiarato che l'obiettivo militare è quello di portare la guerra anche in Russia, per potere poi “trattare da posizioni di forza”. Più di mille i kmq di suolo russo controllati ormai da più di una settimana, e più di 120mila i civili russi evacuati, per limitare i danni, e rifugiati, in parte, anche in aree ucraine occupate dalla Russia.
Tutti i “distinguo” di alcuni Stati UE, come l'Italia, sull'uso solo difensivo delle armi fornite, e gli sproloqui su cosa voglia dire “difendersi”, significano sempre meno, specialmente in una situazione del genere, e dal momento che la Commissione Europea si è espressa incondizionatamente a favore del blitz. Gli USA sono passati, sul piano ufficiale, in pochi giorni da una perplessa cautela al chiaro appoggio.
Sul piano delle dichiarazioni, la prima risposta russa è stata quella del Vicepresidente del consiglio di Sicurezza russo, D. Medvedev, di Giovedì 8, quando ha sostenuto che ora l'Ucraina vada “invasa completamente”. A ciò ha fatto eco V. Putin, quando ha preannunciato una “degna risposta” verso Kiev. In realtà, pare che l'iniziativa ucraina, evidentemente avvenuta grazie al sostegno NATO, come, del resto, accusa la Russia, è riuscita a indurla a fare rientrare parte dei militari dal suolo ucraino, oltre a rappresentare uno scacco non da poco per la potenza nucleare.
Sarebbero poi iniziate evacuazioni anche nella regione russa di Belgorod, minacciata insieme a quella di Bryansk. E il comando ucraino ha iniziato a parlare di volere realizzare nelle regioni russe di confine una “zona cuscinetto”... Da entrambe le parti in conflitto le dichiarazioni ufficiali istituzionali hanno un uso soprattutto interno, che ne rende meno credibile l'attendibilità.
In Ucraina, nonostante l'abbassamento dell'età per la coscrizione obbligatoria, i renitenti alla leva sono arrivati a circa 800mila, mentre i disertori sarebbero almeno 200mila; ciò spiega bene l'impellente necessità dell'uso di mercenari, oltre a rappresentare una salutare crisi di popolarità del nazionalismo. Anche in Russia vi sono renitenti e disertori, pure se in questo caso è difficile avere dati certi sul loro numero, ed esiste opposizione politica alla guerra con Ucraina e NATO non solo su posizioni filo-occidentali, ma anche sul terreno, comunista e/o anarchico, internazionalista.
E mentre esponenti del Governo Meloni chiedono ad Israele, in pratica, “di ammazzare i palestinesi, senza farli morire” e all'Ucraina “di sparare italiano senza che i proiettili sconfinino in Russia”, l'imperialismo di casa nostra procede spedito nella sua politica di riarmo (vedi ALTERNATIVA DI CLASSE Anno XII n. 139 a pag. 3), già avviata dai precedenti governi, di centro-sinistra o di “unità nazionale” che siano stati.
Giovedì 8 è terminata l'esercitazione congiunta Rising Sun 2024 dell'Aeronautica Militare Italiana con la forza armata nipponica, a conclusione della “Campagna aerea dell'Indo-Pacifico 2024”, e nei prossimi mesi vi saranno, nell'area, due F-35B e la portaerei Cavour, italiani, per una “integrazione dei velivoli multiruolo di quinta generazione”. Duplice l'obiettivo dell'intera campagna: promuovere all'estero l'efficacia delle nuove produzioni belliche, in cui entra il “made in Italy”, e dimostrarsi i più solerti tra gli alleati USA d'Europa nel teatro di loro massimo interesse.
E infatti gli USA hanno consultato, oltre agli alleati europei più forti, anche l'Italia rispetto al da farsi sul Medio Oriente e alle minacce provenienti dall'Iran. Hanno spinto per prolungare i colloqui di Ferragosto fino al giorno dopo, continuando a dichiarare di intravedere “possibilità” di accordo. Le conclusioni di Doha hanno messo in calendario un incontro in Egitto per Martedì 20 con la presenza di Israele e di A. Blinken, cercando di continuare ad accreditare la fantomatica “tregua” come “vicina”.
E mentre la Germania è in piena crisi (PIL a -0,1%), anche in USA la lunga campagna elettorale, che vede in competizione K. Harris e D. Trump, dovrà rispondere agli interessi del principale imperialismo su come provare a gestire la propria crisi. I rischi di recessione ci sono tutti, anche se ad oggi vi è stato solo un rallentamento della crescita occupazionale, ed anche il recente, storico, crollo di Lunedì 5 della Borsa di Tokyo, collegato ad un forte apprezzamento dello yen, è stato, comunque, un altro sintomo da mettere in relazione alla congiuntura internazionale.
Lo scenario di crisi economica non può non tendere ad estendersi dalla Germania alla intera UE, dove, secondo EUROSTAT, il PIL complessivo su base annua è sì aumentato, ma solo dello 0,3%, mentre sono diminuiti la produzione industriale, l'occupazione e la domanda interna di beni e servizi. In Italia la diminuzione sarebbe stata del 2,6%, ed il numero di persone a rischio di povertà o esclusione sociale è risultato ancora una volta maggiore della media europea (22,8% a fronte del 22% medio), mentre il debito pubblico (di 3000 miliardi) ha battuto il record.
Il Governo Meloni si sforza di dare un'immagine positiva di sé, oltre che meno bellicosa del resto d'Europa nelle dichiarazioni e con letture interessate dei dati economici, ad esempio vantando l'approvazione della legge “per abbattere le liste di attesa” in sanità: con una indicibile faccia tosta, un provvedimento privo di finanziamento, dopo avere ridotto gli stanziamenti per il servizio sanitario nazionale ed avere inguaiato ancora di più il sistema pubblico al Sud, approfondendo i divari tra regioni con la famosa “autonomia differenziata”!...
Beffarda è la nuova legislazione sulla sicurezza del lavoro, tra l'approvazione della legge sui “controlli addomesticati” alle aziende, entrata in vigore Venerdì 2, che dovrebbe fronteggiare l'emergenza dei morti sul lavoro, e invece prevede che le aziende siano avvertite preventivamente dell'ispezione, e quella che prevede l'istituzione di una sorta di “patente a punti” per le imprese, con una dotazione iniziale di 30 punti, incrementabili periodicamente, e con una penalizzazione massima di 10 punti in caso di “infortunio mortale”, mentre bastano 15 punti per poter lavorare...
Si tratta di pessimi provvedimenti, che, come minimo, lasciano tutto com'è, e che molti compagni imputano alla natura più o meno fascista dell'esecutivo. Non è così: è un errore grave. Provvedimenti del genere vengono approvati da un governo borghese, quando i rapporti di forza con il proletariato, con la classe oppressa e sfruttata sono estremamente favorevoli. Ed adesso lo sono! Il fatto che ad attuarli ci sia un governo di destra dipende solo dal fatto che alla borghesia ora fa più comodo che la sinistra borghese non arrivi a livelli troppo espliciti di politica antiproletaria!
In questo momento la sinistra borghese serve come prossimo strumento di recupero del consenso dei proletari. Quante volte in un passato, anche recente, è stata proprio la sinistra borghese a colpire i lavoratori e i proletari in genere? Basti ricordare i pesantissimi attacchi del Governo Renzi, con le “carte in regola” in fatto di “antifascismo”!... E' stata la mancanza di mobilitazione, con la quale sono stati lasciati passare allora, la radice dei misfatti di oggi: cambiano i “suonatori”, ma lo spartito padronale resta quello!...
Quello che muove la politica dei governi sono gli interessi della borghesia nazionale nella fase dei rapporti internazionali che il capitale sta attraversando! E' la crisi strutturale di questo sistema socio-economico, che ha enormi difficoltà per valorizzare le merci, ricostituendo un adeguato saggio di profitto, e per questo procede verso uno scontro bellico generalizzato, al di là delle volontà dei singoli attori. E' una crisi dalla quale questo sistema potrà uscire solo facendo pagare ai proletari tale prezzo epocale.
L'opposizione di classe necessaria a respingere la guerra imperialista, per una uscita alternativa dalla crisi del capitalismo, parte da una lotta a fondo contro i concreti attacchi del governo di turno, oggi il Governo Meloni, ricercando l'unità della classe oltre qualsiasi confine nazionale, e rifiutando ogni subalternità agli schieramenti borghesi in concorrenza fra loro, sia sul piano nazionale, tra post-fascisti e “antifascisti”, sia su quello internazionale, rispetto ai fronti imperialisti, esistenti o in corso di formazione.

Alternativa di Classe

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