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CON I PROLETARI DEL BANGLADESH,
CONTRO IL NAZIONALISMO DELLE CLASSI BORGHESI

(31 Agosto 2024)

Dal n. 140 di "Alternativa di Classe"

Bangladesh in rivolta

Immagine ripresa da radiondadurto.org

Il Bangladesh è uno dei Paesi più densamente popolati di tutto il mondo. Il bengalese è la lingua ufficiale del Bangladesh, derivata dall'antico sanscrito. L'inglese è molto diffuso tra le classi borghesi.
L'accesso a fonti d'acqua potabile è un grave problema nelle zone rurali e in quelle urbane del Bangladesh. Purtroppo la quantità di arsenico presente negli acquedotti è alta e pericolosa per la salute. Il 36% della popolazione vive in condizione di povertà estrema. Le alluvioni colpiscono un terzo del Paese. Alluvioni che distruggono raccolti, spazzano via interi villaggi, portano infezioni e malattie.
Nonostante miglioramenti in anni recenti, la povertà è ancora profonda e diffusa in Bangladesh. Molti bambini sono sottopeso, il 41% soffre di disturbi della crescita. Disturbi facilmente prevedibili, come la dissenteria, sono causa di oltre 100mila decessi infantili ogni anno.
L'agricoltura è la maggior forma di occupazione, ma i salari sono bassissimi. Molti proletari emigrano dal Bangladesh, spesso illegalmente. Sulla economia del Bangladesh pesano l'aumento dei prezzi dell'energia e dei prodotti alimentari, e il rialzo dell'inflazione.
Sul piano internazionale, il Bangladesh, sin dalla sua indipendenza, ha sempre mantenuto una politica di non allineamento. Di recente, però, tale politica è stata posta sotto pressione dalle grandi potenze imperialiste. Gli Stati Uniti hanno avanzato al Bangladesh la richiesta di unirsi al Quadrilateral Security Dialogue, noto come QUAD, una partnership di cui fanno parte anche Australia, Giappone e India, che mira, in maniera non dichiarata, ad un indebolimento della Cina.
La Cina, da parte sua, ha chiarito che un'eventuale decisione bengalese di aderire al QUAD danneggerebbe le relazioni tra i due Paesi. Il governo cinese ha altresì esortato il governo del Bangladesh a far parte della Global Development Initiative (GDI) e della Global Security Initiative (GSI), aventi lo scopo di consolidare la Cina come leader politico ed economico globale.
Finora, il Bangladesh, con grande difficoltà, è riuscito a non schierarsi. Dhaka non può rinunciare alle relazioni né con gli Stati Uniti, né con la Cina. Gli Stati Uniti sono al primo posto come singolo mercato di esportazione per i capi di abbigliamento preconfezionati made in Bangladesh, settore nel quale il Paese è diventato un leader globale.
Il Bangladesh risulta essere strategico anche relativamente alla Belt and Road Initiative (BRI) cinese, lanciata dal presidente Xi Jinping nel 2013, alla quale il governo bengalese ha aderito nel 2016, anno in cui i due Paesi hanno elevato le relazioni bilaterali al livello di “strategic partnership”. Il Bangladesh è il secondo destinatario dei prestiti cinesi in Asia meridionale. La Cina, inoltre, è il primo fornitore di armi al Bangladesh.
Gli studenti universitari contestano la legge varata dal Governo, che consente ai veterani della guerra d'indipendenza di avere posti riservati nel settore pubblico. Nuove manifestazioni si sono svolte in Bangladesh per chiedere giustizia per le vittime della repressione della polizia. Il rilascio dei leader del movimento di protesta non è bastato a placare la rabbia. La repressione delle forze di sicurezza ha alimentato il risentimento in tutto il Paese.
Il giorno dopo il rilascio di sei membri del gruppo che aveva organizzato le prime manifestazioni, i suoi leader hanno esortato i cittadini a scendere di nuovo in piazza. ”Vogliamo giustizia per gli omicidi delle nostre sorelle e dei nostri fratelli” ha dichiarato il gruppo ”Students against discrimination” in un suo comunicato.
Migliaia di giovani nella capitale Dhaka e nella città portuale di Chittagong hanno riempito le strade, sfidando le piogge torrenziali del monsone. “Perché i nostri fratelli sono nella tomba e gli assassini sono fuori?” hanno gridato i manifestanti davanti alla più grande moschea del Paese, nel centro di Dhaka. Con il rilascio dei leader arrestati, il Governo sperava di allentare le tensioni.
Mentre continua il blocco di Internet e di tutte le comunicazioni, il numero degli arresti è stato stimato a oltre duemilacinquecento. Il malcontento nei confronti del Governo ha a che fare con il ristagno dell'economia e le trasformazioni del mondo del lavoro.
Oltre agli arresti, 200 persone sono morte negli scontri tra la polizia e i manifestanti, scesi in piazza per protestare contro la decisione di un Tribunale locale di reinserire nel settore pubblico il sistema delle quote riservate ai discendenti di coloro che presero parte alla Guerra di liberazione del Bangladesh nel 1971. Ad affermarlo è l'agenzia di stampa internazionale ”Agenzia France Presse (AFP), che ha tentato di stilare un bilancio, sebbene nel Paese sia ancora in vigore un blocco di Internet e di tutte le comunicazioni.
Anche il coprifuoco non è stato ancora revocato, ma solo allentato di un'ora ”per permettere alla popolazione di uscire di casa e comprare i beni di prima necessità”, come hanno annunciato le autorità politiche.
Fonti locali, che si trovano al Nord del Paese, hanno riferito ad “Asia News” di essere impossibilitate a raggiungere la capitale Dhaka (Dacca): a causa della sospensione di Internet non è possibile prenotare i voli interni e non è chiaro, a causa del coprifuoco, se è possibile effettuare viaggi di lunga durata in macchina. Sembrerebbe di sì, secondo la popolazione locale, ma molte persone preferiscono non rischiare e restare a casa.
Nei giorni scorsi,è stata approvata dal Governo la decisione, emanata dalla Corte suprema, in base alla quale le quote riservate ai nipoti dei cosiddetti ”freedom fighters” sono state ridotte dal 30% al 5%, mentre quelle per le minoranze etniche sono state portate al 2%. Il sistema delle quote riservate era già stato abolito nel 2018, sempre in seguito alle contestazioni degli studenti.
Le statistiche sottolineano che i giovani considerati inattivi (che non studiano, non lavorano, non seguono corsi di formazione professionale), sono il 41% in Bangladesh. Per questo le proteste dei manifestanti contro quello che viene recepito come un sistema iniquo, si sono velocemente trasformate in proteste anti-governative.
Le proteste segnano un punto di non ritorno per il Bangladesh dal 2009, guidato dalla Prima ministra Sheikh Hasina, leader del partito di governo Awami League, rieletta a Gennaio di quest'anno per un quarto mandato, a seguito del boicottaggio dell'opposizione, rappresentata dal Partito nazionalista del Bangladesh (BNP). L'ex premier e leader del BNP, Khaleda Zia, è agli arresti dal 2018 con accuse di CORRUZIONE.
Negli ultimi 30 anni abbiamo visto la trasformazione economica del Bangladesh. Anche se il motivo delle proteste è legato al settore pubblico, anche nel privato la crisi si fa pesante. Nell'Ottobre dello scorso anno ci sono stati scioperi nel settore tessile, per un consistente aumento dei salari. Ora una diminuzione del 25% delle quote nelle funzioni pubbliche in Bangladesh è considerato un favoritismo del Governo di Sheik Hasina all'elettorato a lei fedele.
Il coprifuoco continua a mantenere l'ordine pubblico, l'esercito con armi spianate osserva e minaccia l'andirivieni nelle strade della megalopoli Dhaka, che, dopo l'ora convenuta, si trasforma in un deserto, controllato quartiere per quartiere da migliaia di soldati in mimetica. Ora viene a galla la cruda realtà, gli iniziali 6-1O morti si sono centuplicati. Alcuni organismi per la difesa dei diritti umani, interessati alla vicenda, parlano di una inusitata violenza poliziesca nella pur breve storia del Paese.
Dal 20 Luglio le comunicazioni telefoniche interne e dall'estero risultano disturbate, uno stratagemma che consente al Governo di mantenere una parvenza di normalità, impedendo di fatto i collegamenti con il mondo.
La premier del Bangladesh, “Sheikh Hasina, si è dimessa e sta lasciando il Paese”: questa la notizia riportata dalle testate locali in un momento di altissima tensione. I manifestanti hanno preso d'assalto il palazzo della premier, poco dopo l'annuncio che la leader lo aveva lasciato ed era diretta a un luogo sicuro. La notizia è stata diffusa dal Canale TV del Bangladesh ”Channel 24”.
Hasina, secondo le informazioni della testata locale ”Prothom Alo”, ha lasciato il Paese con un elicottero militare, accompagnata dalla sorella Sheikh Rehana: si sarebbero dirette in India, nel Bengala Occidentale. Il capo dell'esercito del Bangladesh, Waker-UZ-Zaman, ha dichiarato che avrebbe formato un governo ad interim. Il premio Nobel per la pace, Mohammad Yunus, è stato, infatti, nominato Chief adviser, cioè capo del governo ad interim.
L'economista e imprenditore, noto per aver fondato negli anni Settanta la Grameen Bank, si trovava a Parigi per assistere alle Olimpiadi, quando è stato nominato leader ad interim a seguito di colloqui tra i leader civici, i leader militari e gli studenti attivisti che hanno guidato le proteste contro Hasina.
Yunus ha fatto i suoi primi commenti pubblici a Parigi, prima di imbarcarsi su un aereo per il Bangladesh. Ha esortato gli studenti a rimanere pacifici. Yunus ha anche condannato qualsiasi violenza. E agli studenti ha detto: “La violenza è il nostro nemico. Per favore, non create altri nemici. Siate calmi e preparatevi a costruire il Paese”.
Gli studenti universitari in rivolta, però, avevano affermato che il movimento non si fermerà finché il Parlamento non ritirerà la misura. La premier Hasina ha mollato il potere davanti a una protesta ormai di carattere socio-economico. Non è bastato il sostegno di organismi mondiali, Fondo Monetario Internazionale (FMI) su tutti, che nell'ultimo biennio ha coperto copiosi debiti pubblici.
L'industria tessile è in crisi da almeno 5 anni. Tanti giovani fra i 18 e i 24 anni, oltre il 10% della popolazione, non trovano lavoro. Vedersi preclusi spazi, a vantaggio di ceti parassitari, è l'elemento di rottura vissuto in questi giorni nelle strade delle città del Bangladesh. Lo sciopero dell'anno scorso nel settore tessile non è riuscito a piegare i padroni e lo Stato. Ma i proletari hanno rafforzato la loro organizzazione, la loro capacità di lotta, di unità e di solidarietà di classe.
Oggi la lotta deve continuare. I proletari del Bangladesh devono agire per difendere l'unità di classe raggiunta, contro la propaganda ideologica delle classi borghesi, alimentata dal nazionalismo e dalle confessioni religiose.

Alternativa di Classe

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