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(19 Settembre 2024)
La Corte di Cassazione, contravvenendo ad un clima avverso alle cause di lavoro, il cinque settembre 2024, ha dato ragione al ricorso presentato dal rappresentante RLS delle ferrovie di Trenitalia.
Una rondine non fa primavera. Vero, ma quando il cielo del diritto è offuscato da DDL liberticidi a maggior ragione occorre evidenziare gli spunti di liberalità che resistono al clima securitario che tutto vorrebbe omologare allo spirito di caserma, siano esse scuole, aziende, università, ospedali, magazzini ecc.
Ancor di più L’approvazione del DDL sicurezza (1660): persecutorio e populista esagera asprezze e conseguenze tanto da entrare in urto con i più elementari principi della civiltà giuridica e tra questi la libertà di pensiero e di critica.
Il fatto controcorrente. Il Responsabile dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS) di Trenitalia è condannato a dieci giorni di sospensione e decurtazione dello stipendio per aver denunciato a mezzo stampa: incidenti ai viaggiatori per guasti alle porte e infortuni sul lavoro, in alcuni casi mortali.
La Corte d’Appello di Roma accoglie l’appello del lavoratore e annulla il pronunciamento del tribunale e ne dichiara l’illegittimità.
Le motivazioni della sentenza. Oltre ad affermare la centralità dell’articolo 39 della Costituzione sulla libertà di organizzazione sindacale, precisa che l’attività dei RLS è un tutt’uno con le prerogative di un rappresentante sindacale. È mantenuto il vincolo di subordinazione alle direttive aziendali ma in perché rappresentante della volontà collettiva (dei lavoratori) è libero di esternare tutte le critiche all’organizzazione del lavoro e denunciarne i potenziali pericoli e le responsabilità.
La Corte di Cassazione motiva la sentenza assolutoria precisando che le dichiarazioni rilasciate dal Responsabile della Sicurezza dei Lavoratori non sono offensive o denigratorie e che i rilievi fatti sono veritieri. In aggiunta è chiarito che poiché portatori di interessi politico-sindacali i delegati sindacali e gli RLS sono legittimati ad esprimere pareri e critiche anche utilizzando espressioni aspre e rivendicative purché tesi a tutelare interessi collettivi.
Dal punto di vista padronale la denuncia di responsabilità aziendali ha da qualche tempo scatenato una reazione che nulla ha a che vedere con la cosiddetta onorabilità d’impresa, tanto da considerare ogni motivato rilievo una maldicenza. La pretesa è che si attui una sorta d’intangibilità e non criticabilità del proprio comportamento, neanche di situazione a rischio o potenzialmente pericolose per la sicurezza delle persone. Quest’atteggiamento ricorda la lesa maestà.
Questa nostalgia “vintage” è particolarmente radicata nel P.I. e in particolare Sanità Pubblica che con una puntigliosità vorrebbero tacitare criticità e pericoli per pazienti e operatori. L’obiettivo? Occultamento delle responsabilità è a difesa di una presunta e non sempre specchiata onorabilità. Di fatto però si fa carta straccia dei più elementari diritti.
L’ospedale Galliera di Genova è un antesignano di questa volontà repressiva. La curia (ai vertici dell’ente) scomunica un sindacalista per aver detto che è “il Dio denaro” a orientare le scelte per la costruzione del nuovo Galliera. Il sacro e il profano viaggiano di conserva e il compagno è punito con la sospensione.
Al primo posto sono gli affari, al secondo la sottomissione ai capi, al terzo la sanità e i pazienti. Forse?
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