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(27 Marzo 2011) Enzo Apicella
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IL RISVEGLIO DEL PROLETARIATO IN INDONESIA

(29 Settembre 2024)

Dal n. 141 di "Alternativa di Classe"

Prabovo Subianto

Prabovo Subianto

L'Indonesia è uno degli Stati potenzialmente più ricchi del mondo, grazie alla vastità delle risorse minerarie, specie di quelle energetiche, alla fertilità dei suoli, al rilevantissimo patrimonio forestale. Dopo tanti lunghi anni dal conseguimento dell'indipendenza, l'economia indonesiana risente ancora indirettamente delle conseguenze del dominio coloniale, che fu un regime di autentica rapina.
Per la prima volta l'Indonesia ha festeggiato nei giorni scorsi i 79 anni di indipendenza nella capitale incompiuta di Nusantara, una città nuovissima nella giungla del Borneo. La costruzione di Nusantara è iniziata a metà del 2022, ma i lavori finiranno fra un bel pò di anni. La disastrosa situazione ambientale di Jakarta spiega questo progetto.
Jakarta è una megalopoli con più di 10 milioni di abitanti, inquinata e congestionata, che fa parte delle città che affondano. Città, il cui cedimento sta accelerando a causa di una urbanizzazione selvaggia e del pompaggio delle acque sotterranee. Jakarta si abbassa fino a 25 cm all'anno in alcuni quartieri. Le inondazioni ricorrenti durante il periodo monsonico, sono aggravate dall'innalzamento del livello dell'acqua del mare, e un terzo della città è già sotto il livello del mare. Siamo all'estremo squilibrio territoriale.
Dalla fine di Agosto, Jakarta, la vecchia capitale, e molte altre città indonesiane sono state scosse da violenti scontri tra manifestanti e forze di polizia, scatenati da una proposta di modifica delle regole elettorali, sostenuta dagli alleati del presidente uscente, Joko Widodo. La riforma elettorale, accusata di favorire la creazione di una dinastia politica, ha provocato forti proteste in molte città indonesiane, a cui è seguita una dura repressione delle forze di polizia. Le forze di polizia hanno tentato di fermare i manifestanti dall'irrompere e incendiare gli edifici del Parlamento.
La riforma elettorale contestata duramente, avrebbe eliminato la norma che impedisce ai candidati sotto i 30 anni di partecipare alle elezioni regionali. Questa modifica avrebbe consentito al figlio di Widodo, Kaesang Pangerap, 29 anni, di candidarsi alle elezioni regionali di Novembre, nonostante una recente sentenza della Corte Suprema,che ne confermava l'ineleggibilità. La Corte Suprema si è infatti pronunciata nei giorni scorsi, e il Parlamento, imperterrito, ha deciso di abrogare la legge.
Il malcontento sociale è esploso di fronte a questa costruzione proto-dinastica della politica borghese indonesiana. Le elezioni presidenziali del Paese del 14 Febbraio, con la vittoria del Ministro della difesa Prabowo Subianto, avevano portato il Parlamento ad approvare una norma che consentisse al primogenito del presidente uscente J. Widodo, Gibran Rakabuming Raka di partecipare alle elezioni; alla fine l'esito fu la vittoria dello stesso per la carica di vicepresidente.
La protesta contro la riforma elettorale ha portato migliaia di persone a manifestare nella vecchia capitale Jakarta, dove hanno incendiato pneumatici e lanciato petardi, scandendo slogan contro l'ex presidente Widodo. Alcuni manifestanti hanno abbattuto una recinzione e tentato di entrare nel complesso del Parlamento, ma sono stati respinti dalla polizia con l'uso di cannoni ad acqua e gas lacrimogeni. La situazione rimane molto tesa in Indonesia, con ulteriori proteste previste nei prossimi giorni.
L'Indonesia è il quarto Paese più popoloso del mondo. Nonchè quello con più persone di fede musulmana. Papa Francesco nei giorni scorsi ha incontrato a Jakarta l'Imàm della moschea Istiqlal, Nasaruddin Uman, con il quale ha lanciato un appello congiunto all'amicizia interreligiosa.
La figura di J.Widodo è emersa nel 2013-2014, quando era in affari con membri dell'esercito. La crescita economica dell'Indonesia si è attestata attorno al 5%, quindi al di sotto dell'obiettivo del 7%, fissato dallo stesso Widodo.
La mancanza di una organica industrializzazione in Indonesia significa che la grande massa di lavoratori, 160-180 milioni, sono proletari rurali. Gli operai delle fabbriche sono una piccola percentuale. La stragrande maggioranza dei lavoratori delle fabbriche vive in condizioni molto precarie, e la precarietà rende loro difficile anche organizzarsi.
Ci sono stati comunque grandi scioperi nel 2011-2013, e più recenti proteste contro la riforma del lavoro. Manifestazioni importanti, come segnali di quale potenziale di classe si nasconde sotto la superficie della società borghese indonesiana. La classe borghese dominante indonesiana è una combinazione di un grande settore del capitale (conglomerati), e un settore vasto di quelli che sono chiamati capitalisti, 'Kabupaten', cioè capitalisti che operano a livello locale in distretti e province.
Alcuni conglomerati hanno ruoli diretti nei partiti politici, altri operano più dietro alle quinte. La disoccupazione è elevata, e il lavoro informale è molto esteso, raggiungendo circa il 60% dei posti di lavoro.
Si è verificata, come in altri Paesi capitalistici emergenti, l'esplosione delle grandi ricchezze private. Secondo la Rivista Forbes, in Indonesia sono 32 i titolari di una ricchezza superiore al miliardo di dollari USA. La presenza di 40 MILIONI di poveri, e di una grande massa di occupati PRECARI nell'economia informale, accanto alla rapida formazione di grandi RICCHI, può aprire un nuovo capitolo della lotta di classe in Indonesia.
Come il suo predecessore J.Widodo, Prabowo punta a trasformare il Paese da esportatore di materie prime a potenza industriale internazionale. La richiesta dell'Indonesia di aderire all'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), rientra in questa strategia, il lungo percorso di espansione economica dovrebbe portare, secondo la classe politica borghese dominante, all'allineamento degli standard indonesiani con quelli dei Paesi capitalistici più avanzati.
In politica estera, l'Indonesia pare aver preso posizioni più autonome rispetto agli USA. L'Indonesia ha rapporti molto solidi con la Cina, e ha rapporti non avversi verso la Russia. Gli investimenti della Cina superano quelli americani ed europei, soprattutto nei settori metallurgico e minerario, che vedono una massiccia presenza di Compagnie cinesi.
L'Indonesia continuerà anche con il nuovo leader, Prabowo, a mantenere rapporti economici con la Cina, senza però rifiutare la cooperazione con gli Stati Uniti, soprattutto in materia di sicurezza, e parteciperà ancora alle riunioni dei BRICS.
All'inizio del '900 l'economia indonesiana si trovava completamente sottomessa alle leggi del mercato mondiale capitalistico nella fase imperialista, ed era l'oggetto della lotta per la spartizione del mondo fra i trust e le grandi potenze imperialiste. Formalmente fino al 1945, l'Indonesia rimarrà una colonia olandese. La lotta per la spartizione dell'Indonesia ha visto scendere in campo agli inizi del '900 tre grandi potenze: l'imperialismo anglo-olandese, l'imperialismo giapponese e l'imperialismo americano.
Tutta la storia politica dell'Indonesia del '900 è la storia della lotta per la sua spartizione fra queste tre potenze imperialiste. L'Indonesia diviene l'arena in cui si affrontano i capitali finanziari anglo-olandesi, americani e giapponesi. A partire dall'Ottobre del 1965, i militari indonesiani, con il sostegno attivo e diretto dell'imperialismo nordamericano, massacrarono circa 1 milione di militanti del partito comunista e di organizzazioni sindacali.
Il genocidio indonesiano è uno degli episodi più sanguinari della grande guerra di classe mondiale. Il genocidio indonesiano è un chiaro esempio di come la barbarie imperialista dei nostri giorni non sia un fenomeno nuovo, ma una caratteristica intrinseca e permanente dello scontro imperialista.
Nel 1967 l'ex-presidente USA, Richard Nixon affermava: "con il suo patrimonio di risorse naturali, il più ricco della regione, l'Indonesia è il tesoro più grande del Sud-est asiatico". Per impossessarsi di questo "tesoro", l'imperialismo affogò nel sangue il proletariato indonesiano.
Ora noi guardiamo con attenzione al risveglio del proletariato indonesiano. La lunga e aspra battaglia dei proletari indonesiani per il loro affrancamento è appena cominciata. Questa battaglia deve ripercuotersi in Europa, rimbalzare dall'Europa agli altri continenti, per far rinascere un movimento rivoluzionario mondiale contro l'imperialismo di oriente e occidente, per abbattere il capitalismo.

Alternativa di Classe

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