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(2 Maggio 2012) Enzo Apicella
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Sacrifici umani

(21 Dicembre 2005)

Negli Stati Uniti non c’è la pena di morte.

Se ci fosse, e fosse applicata coerentemente, avremmo assistito all’esecuzione di almeno 100.000 condanne capitali. In realtà i 1.000 omicidi amministrativi che hanno funestato gli ultimi trent’anni non erano esecuzioni, ma sacrifici umani.

Sacrifici compiuti per rassicurare una società spaventata dalla sua stessa violenza e che vuole credere di avere trovato la panacea per tutti i suoi mali: l’assassinio rituale di qualche disgraziato nullatenente.

La giustizia americana seleziona un esiguo numero di presunti colpevoli fra le migliaia che hanno commesso crimini uguali o peggiori. Alcuni sono sacrificati, ma la stragrande maggioranza riceve pene detentive a volte incredibilmente lievi.

Le ragioni per cui pochi sono uccisi, mentre migliaia non lo sono, non va cercata nella gravità del delitto, ma nel razzismo e nel classismo americano.

Inutilmente cerchereste gente ricca nel braccio della morte. Le persone da sacrificare sono scelte negli strati più bassi della società, fra quelli la cui vita vale poco e in America la vita dei bianchi vale più di quella dei neri. Metà delle vittime degli omicidi è nera, ma l’80% dei 1.000 sacrificati aveva ucciso un bianco. Duecento neri hanno pagato con la vita il crimine di avere assassinato un bianco, ma non sono più di una dozzina i bianchi sacrificati per l’assassinio di un nero e il Texas non si è mai macchiato di un simile delitto.

In tutto questo la Giustizia non c’entra nulla.

Claudio Giusti

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