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Tute blu/ Massimo Calearo ad Affari: "Sindacati poco consapevoli"

(30 Dicembre 2005)

Nell'era della globalizzazione, "i sindacati non sono ancora consapevoli che il settore metalmeccanico è in crisi". Una condizione che fa sì che "Fiom, Fim e Uilm non capiscono i discorsi sulla competitività". Dopo l'ennesima sospensione della trattativa per il rinnovo contrattuale delle tute blu, il presidente di Federmeccanica, Massimo Calearo, si sfoga con Affari e spiega tutte le difficoltà della vertenza. Il più simpatico fra Gianni Rinaldini della Fiom, Giorgio Caprioli della Fim e Tonino Regazzi della Uilm? "La persona con cui ho avuto più feeling è stato Caprioli".

L'intervista

Commentando la sospensione della trattativa, i sindacati hanno affermato che la "Federmeccanica ha mantenuto chiusure e pregiudiziali inaccettabili", giudicando la "controproposta di 76 euro altamente insoddisfacente". Cosa ne pensa?

"Non abbiamo trovato, entrambi, dei punti in comune. La Federmeccanica, pur rispettando le regole, com'è solita fare, ha fatto un passo in avanti chiaro e concreto, arrivando ad offrire 76 euro (da 60, ndr). Avevamo bisogno di un segnale da parte dei sindacati sulla flessibilità e sulla durata del contratto. Attendevamo anche un cambiamento di atteggiamento sui 25 euro chiesti per i metalmeccanici che non fanno la contrattazione aziendale. Cambiamento di posizione che, però, non c'è stato".

E quindi?
"Politicamente non possiamo accettare che vengano dati dei soldi a chi non ha il contratto di secondo livello. Potremmo accettarlo solo come un ragionamento di emergenza sociale".

E cioè?
"Potremmo darli solamente agli operai che hanno problemi economici e cioè a quelli che percepiscono solo il minimo salariale. Saremmo disposti a discuterne solo in questi termini ".

Qual è la difficoltà più grande che sta riscontrando in questa trattativa che ormai va avanti da più di dieci mesi?
"Ce ne sono due. Innazitutto il fronte comune dei sindacati su una richiesta salariale che, a mio giudizio, è troppo elevata (105 euro più 25, ndr). E poi la rigidità sia della Fiom sia della Fim e sia della Uilm nell'affrontare la trattativa, tenendo conto della perdità di competitività delle imprese sui mercati internazionali. Le aziende che rappresento sono soprattutto piccole e medie e, come tali, hanno bisogno di flessibilità per rispondere alle esigenze del mercato. E, quindi, per poter sopravvivere".


E la cosa che, invece, le dà più fastidio?
"I sindacati non sono consapevoli del fatto che il nostro settore è in crisi. Un comparto da cui proviene il 40% del fatturato del manifatturiero italiano e il 50 dell'export del nostro Paese. Una mancanza di consapevolezza che fa sì che Fiom, Fim e Uilm non capiscono i discorsi sulla competitività".

I sindacati si aspettano da voi una nuova offerta. Pensano di poter chiudere su 100 euro di aumento. E' così?
"Tutto quello che concederemo oltre i 76 euro sarà moneta di scambio sul tema della flessibilità del lavoro".

Ma, al momento attuale, c'è qualche apertura?
"Sì, sui tempi dell'apprendistato. Uno strumento molto importante per le assunzioni. Abbiamo presentato una proposta che i sindacati hanno giudicato in maniera positiva. Ci rivedremo il 9 gennaio, ognuno con un proprio documento. Documenti dai quali ripartiremo con la discussione".

Stemperiamo un po' la tensione della trattativa. Chi le è più simpatico fra i tre leader sindacali: Gianni Rinaldini della Fiom, Giorgio Caprioli della Fim o Tonino Regazzi della Uilm?
"La persona con cui ho chiaccherato di più e ho avuto più feeling è stato il segretario generale della Fim, Giorgio Caprioli. Anche se ho scambiato qualche chiacchera con Rinaldini e Regazzi".

Venerdí 30.12.2005 16:20

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