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(Contratto Metalmeccanici)

Metalmeccanici-Quel contratto non s'ha da fare

Nulla di fatto nella trattativa per il rinnovo del biennio economico. Rinvio al 9 gennaio, insieme agli scioperi di Fim, Fiom e Uilm

(31 Dicembre 2005)

L'unica notizia positiva che arriva dal fronte metalmeccanico è la tenuta del rapporto unitario tra Fim, Fiom e Uilm. Le organizzazioni sindacali dei metalmeccanici ritengono inaccettabile la contro offerta di Federmeccanica che ribadisce la sua linea del «tutto e subito»: 76 euro di aumento salariale, una cifra distantissima dai 130 richiesti dai lavoratori che più di un anno fa hanno approvato a stragrande maggioranza la piattaforma contrattuale. Federmeccanica basa la sua «irricevibile» proposta sul puro e semplice calcolo dell'inflazione programmata dal governo e ritenuta mendace persino da Confindustria. Ma non è il salario l'unico bastone messo tra le ruote della trattativa dall'associazione degli imprenditori meccanici: sulla flessibilità hanno fatto sì un passo indietro, ma per farne un altro in avanti in direzione dell'espropriazione alle Rsu del diritto di contrattazione sui sabati lavorativi, aggiuntivi a quelli contrattuali. I padroni chiedono «almeno» di poter monetizzare i permessi, così da raggiungere per altra strada lo stesso scopo, che è poi il comando totale sulla forza lavoro. A parole Federmeccanica continua a sostenere la volontà di giungere a un accordo, «il contratto vogliamo farlo», dicono.

Nella sostanza invece non lanciano alcun segnale distensivo. Mercoledì sera i due tavoli negoziali su salario e flessibilità hanno registrato una forte distanza tra Fim, Fiom e Uilm e la delegazione degli imprenditori. Ieri, prima della ripresa della trattativa le organizzazioni sindacali hanno confermato la loro posizione unitaria e con quella si sono presentati a un nuovo incontro con Federmeccanica. Una «ristretta» difficile, forse per le divisioni interne al fronte padronale che appena dopo l'inizio del confronto ha chiesto ai sindacati una sospensiva.

In tarda serata la situazione restava bloccata, uno «stallo» che non prometteva nulla di buono per quel milione e seicentomila metalmeccanici che da un anno attendono inutilmente il rinnovo del contratto. Attendono con rabbia, e accumulando scioperi su scioperi fino alla grande manifestazione nazionale a Roma, a piazza San Giovanni.

A una Federmeccanica divisa, comunque, non fa mancare il suo sostegno il governo Berlusconi, o quanto meno il sottosegretario Sacconi più realista dei padroni nel pretendere dai sindacati un assenso sulle richieste massimaliste di Federmeccanica in materia di flessibilità e, dunque, di precarizzazione del lavoro. Un atteggiamento che non aiuta a sbloccare la trattativa, così come non aiuta la radicalizzazione del ministro Maroni, entrato a gamba tesa nella vertenza Fiat tanto da far temere che un negato utilizzo degli ammortizzatori sociali possa portare a un'ondata pesantissima di licenziamenti.

«Credo proprio che non sia oggi la giornata conclusiva» per il negoziato, ha detto il direttore generale di Federmeccanica, Roberto Santarelli, almeno in questo dello stesso avviso del segretario generale della Fiom, Gianni Rinaldini: «Non ci sono le condizioni per un accordo». Eppure, un segnale positivo i tre sindacati dei metalmeccanici l'avevano mandato alla controparte, dicendosi disposti ad allungare di qualche mese la durata del contratto, a condizione che l'aumento si avvicini alla richiesta presentata in piattaforma, 105 euro per tutti e 25 ai lavoratori che non hanno una contrattazione integrativa di secondo livello. Ma anche su questo punto la risposta degli imprenditori, almeno fino alla tarda serata di ieri, era stata negativa.

Il negoziato tra le parti è stato sospeso nella tarda serata di ieri con un nulla di fatto e la riconferma della distanza tra le posizioni dei negoziatori. Il nuovo appuntamento è stato fissato per il 9 di gennaio, quando inizierà una nuova tornata di scioperi indetti da Fim, Fiom e Uilm per sbloccare la trattativa: 8 ore di blocco della produzione da effettuarsi tra il 9 e il 17 del prossimo mese.

Loris Campetti (IL Manifesto 30 Dicembre 2005)

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