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Fiat, mille posti a rischio. Termini lunedì sciopera

(6 Gennaio 2006)

C’è tensione alla Fiat, dove sono a rischio un migliaio di posti di lavoro. Nelle prossime ore l’azienda torinese potrebbe avviare le procedure di mobilità per centinaia di lavoratori, tra cui gli ottocento degli enti centrali che sono in cassa integrazione fino al 20 febbraio. Il ministro del lavoro, il leghista Roberto Maroni, ha rifiutato qualsiasi intervento e per questo i sindacati chiedono il ritorno al tavolo di palazzo Chigi, abbandonato lo scorso agosto.

«Deve essere chiara la nostra totale opposizione a ipotesi di mobilità e di licenziamenti, il rischio c'è ma auspico che la Fiat non faccia questo passo» dice il segretario generale della Fiom, Gianni Rinaldini. Dice Rinaldini che «si è aperto un gioco che guarda alla campagna elettorale più che ai problemi esistenti con il rischio che tutto precipiti alle spalle dei lavoratori».

«Sarebbe necessario e opportuno che la presidenza del Consiglio convochi le parti sociali - osserva Rinaldini - perché, a questo punto, la questione va capovolta. Bisogna partire dai tempi e dai modi che permettano entro il 2006 di superare la cassa integrazione strutturale Fiat con il rientro di tutti i lavoratori. Se ci fosse questa condizione allora si possono discutere anche gli strumenti funzionali a questo obiettivo». Il resto, per il segretario generale della Fiom, «è una discussione ipocrita perché il problema non è mobilità sì o mobilità no, ma continuare la cassa integrazione per i prossimi cinque anni. Dibattito ipocrita anche sul versante della spesa pubblica dal momento che in
questi anni alla Fiat è stato dato molto senza chiedere nulla. Nel 2002 è stato concesso tutto e i sindacati non hanno firmato quell'accordo proprio perché mancava qualsiasi garanzia».

Secondo Rinaldini, «dire che la Fiat va bene è pura follia: se con i nuovi modelli non avesse confermato la stessa quota del 2004, avremmo potuto parlare di una crisi definitivamente precipitata. Maroni usa la campagna propagandistica della Fiat».

Anche venerdì il ministro Maroni è tornato a ribadire il suo «no» ad un tavolo di confronto al Ministero. «Non ci sarà nessuna convocazione. Potrei intervenire solo per favorire la chiusura di un accordo tra Fiat e sindacati, ma dovranno essere entrambe le parti a chiederlo» ha detto l’esponente leghista. «Ribadisco che non faremo alcuna deroga alla legge di riforma delle pensioni per consentire alla Fiat la mobilità lunga di sette anni perché sarebbe un provvedimento ingiusto. Rifiuto ogni intervento ad hoc che discrimini o crei regimi pensionistici diversi tra lavoratori della Fiat e lavoratori di altre aziende».

Ma dal fronte sindacale c’è chi fa notare come la proposta del ministro Maroni per i lavoratori della Fiat la cui cassa integrazione scadrà il 20 febbraio «costa il doppio della vecchia mobilità lunga». Lo sottolinea Bruno Vitali, responsabile del settore Auto della Fim, secondo cui l'idea di Maroni di una cassa integrazione straordinaria per quattro anni (due più due) graverebbe sul bilancio dello Stato più della mobilità lunga, strumento invocato dal sindacato per accompagnare i lavoratori in esubero alla pensione anticipata. Vitali è comunque convinto che «nel governo ci siano cambiamenti di rotta». E il responsabile del settore auto della Uilm, Eros Panicali, è convinto che l'unica soluzione per i lavoratori della Fiat «è una deroga alla riforma delle pensioni». Dal Lingotto tutto tace ma sembra che si aperto un canale di trattativa con la presidenza del consiglio. «Ora tocca alla Fiat chiarire le proprie intenzioni ai lavoratori - dice il leader della Fiom torinese, Giorgio Airaudo - il governo ha già fatto troppi danni. Quindi ci aspettiamo una convocazione».

E da Mirafiori a Termini Imerese si preparano le mobilitazioni, che peraltro potrebbero sovrapporsi a quelle già programmate a sostegno della vertenza contrattuale. Allo stabilimento siciliano, infatti, sono già state proclamate otto ore di sciopero per lunedì.

di red

L'Unità 06.01.2006

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