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Federmeccanica indigeribile

I sindacati respingono le proposte degli industriali ma non rompono: «Confronto solo sui salari». Le imprese decidono il 17: «Si riparte da 60 euro»

(14 Gennaio 2006)

Isindacati hanno bocciato la proposta di Federmeccanica su mercato del lavoro e flessibilità. Ma, responsabilmente, hanno deciso di non rompere il tavolo, chiedendo di trattare solo sul salario. Una «patata bollente» finita in mano agli industriali, che hanno sospeso la trattativa e deciso di rinviare la decisione al 17 gennaio prossimo, ma non senza lanciare una pesante minaccia: «Abbiamo presentato - ha spiegato il presidente di Federmeccanica Massimo Calearo - un documento che dava risposta a tutte le domande del sindacato. La loro risposta è che vogliono tornare a parlare solo di denaro, quando per esempio sull'apprendistato si era quasi raggiunto un accordo. Non ci spaventano proteste e blocchi stradali e se parliamo di soldi ritorniamo a tutte le regole iniziali: si ricomincia dal `93, da 60 euro».

Immediata la risposta dei sindacati: il segretario Fim Giorgio Caprioli annuncia per questa mattina una riunione per fissare nuove ore di sciopero. Per il segretario generale Fiom Gianni Rinaldini «Federmeccanica ha pensato di utilizzare il rinnovo del biennio economico per introdurre aspetti peggiorativi nelle condizioni dei lavoratori». «Ma il biennio economico - ha aggiunto - è scaduto da 13 mesi mentre l'altro tavolo su mercato del lavoro e flessibilità non ha scadenza. Per questo è logico procedere sugli aspetti economici».

Una giornata convulsa, quella di ieri, nella sede di Confindustria: fitta di faccia a faccia tra le imprese e Fim-Fiom-Uilm, e di lunghe «pause di riflessione» delle parti. Intanto, per il quarto giorno consecutivo, i metalmeccanici hanno scioperato e manifestato in tutta Italia.

La proposta degli imprenditori licenziata in mattinata, e poi respinta, prevedeva un aumento al quinto livello di 94-95 euro, con un prolungamento della durata del contratto di sei mesi (dunque accogliendo il no dei sindacati ai sette mesi). L'ipotesi stabiliva anche una «una tantum» di 270 euro per l'anno di vacanza contrattuale, e proponeva un'altra «una tantum», di 130 euro, al posto dei 25 euro di produttività (per giunta limitata solo a chi gode dei semplici minimi).

Sul mercato del lavoro, la Federmeccanica non ha voluto fissare una percentuale nazionale per contratti a termine e lavoro interinale, accettando di demandarlo solo a livello aziendale e solo a fronte di una discussione sui permessi annui retribuiti. I sindacati, riuniti per quasi due ore, hanno deciso che le proposte sono troppo distanti dalle richieste, chiedendo dunque in serata di separare i tavoli, rinviando il mercato del lavoro e la flessibilità a una discussione «sine die», per confrontarsi solo sul salario.

D'altra parte, ieri erano arrivati messaggi più che chiari: il segretario Cgil Guglielmo Epifani ha detto che sono a rischio i rapporti con Confindustria. «Se non si chiuderà il contratto, la Confindustria sceglie di rompere con il movimento sindacale e la Cgil».

Lo «sforzo» delle imprese, comunque, è servito a ben poco: fuori dalla trattativa si erano espressi subito il leader Uilm Tonino Regazzi e il segretario Fiom Giorgio Cremaschi, entrambi bollando come «inaccettabile» la proposta delle imprese. Le richieste dei sindacati sono infatti parecchio distanti da quanto offerto da Federmeccanica, anche se nel corso delle ultime ore Fim, Fiom e Uilm avevano modificato parecchie posizioni pur di non rompere (le riassumiamo di seguito).

Per Fim, Fiom e Uilm resta fermo il principio che va salvaguardato il ruolo contrattuale delle Rsu e va respinta ogni esigibilità delle flessibilità. Sui contratti precari, data l'indisponibilità di Federmeccanica a stabilire un'unica percentuale nazionale per interinali e a termine, i sindacati avevano accettato di demandare la materia, in via sperimentale, alla contrattazione aziendale; Federmeccanica, però, avrebbe dovuto definire a livello nazionale una disponibilità a ridurre la precarietà. Indisponibilità di Fim, Fiom e Uilm, invece, ad aumentare l'orario di lavoro monetizzando i par (permessi retribuiti).

Sul salario, i sindacati avevano detto sì all'allungamento della vigenza, ma solo fino a sei mesi, chiarendo che tale misura deve servire a raggiungere un aumento tra i 100 e i 105 euro. Sui 25 euro di produttività, si era accettato che riguardasse solo i salari più bassi, ma in cambio di un aumento vicino alla richiesta e a patto che resti permanente in busta paga. L'«una tantum» per un anno di mancato contratto è stata quantificata in 450-500 euro.

ANTONIO SCIOTTO (IL Manifesto 13 Gennaio 2006)

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