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1976-2006: Nel Trentesimo Anniversario del Colpo di Stato in Argentina

Viaggio di Vientos del Sur in Argentina, il paese che i nostri occhi hanno visto attraverso i progetti di solidarietà internazionale.

(21 Gennaio 2006)

“Vuelvo al Sur”

Spesso un’immagine ferma nelle pupille sintetizza e diventa punto di partenza di un ricordo, un pezzo di vita personale e collettiva…

Camminava lentamente fra i tavoli di un bar della città di Catamarca, era costretta ad alzare il suo piccolo braccio da bambina per lasciare su ognuno di loro un pacchettino di penne, quando arrivò sul mio vedo che lasciava anche un biglietto che diceva: “Non escludermi anche te, se ci fosse lavoro, io non dovrei chiedere elemosine”. Vidi in quegli occhi tristi e duri da bambina, nel suo camminare sicuro alla ricerca di un gesto, una risposta, un pezzo importante della società argentina.

… si, un pezzo di vita di Vientos del Sur. Nel 2005 l’associazione decide di affrontare un grande sforzo (collettivo e personale d’ogni militante per sostenere le spese in gran parte dalle proprie tasche) e una idea: “Caminar al Sur”, camminare il nostro paese ancora una volta alla ricerca di quelle verità nascoste, che non “godono” delle luci delle prime pagine. Un approfondimento necessario, dopo l’enorme campagna pubblicitaria nazionale ed internazionale che segnala un’Argentina “in ripresa”. Ebbi l’onore di poter fare questo lungo viaggio percorrendo i progetti che Vientos del Sur sostiene in diversi punti del paese, dai “Piqueteros” del Movimento Territoriale Liberazione in Jujuy vicino alla frontiera con la Bolivia, fino l’estremo sud della Patagonia Mapuche, passando per il Chaco, Catamarca, Santiago del Estero, Buenos Aires e Neuquen.

A gennaio arrivo ad una Buenos Aires calda, non solo per la torrida estate. Nonostante lo sbandierato “miracolo economico” di Kirschner per l’aumento del 8% del PIL e il cosiddetto riflusso di una parte del movimento sociale del dopo dicembre 2001, la città è scenario di continue manifestazioni. La Centrale di Lavoratori Argentini (CTA) rompe gli indugi e proclama un programma di lotta salariale e politica contro il governo, cosi come gran parte del movimento dei disoccupati continua a mobilitarsi massicciamente, in diversi modi e con diversi obiettivi.

Sul piano dei diritti umani e nonostante l’abolizione delle leggi d’Impunità realizzate da questo governo, gran parte delle associazioni storiche preparano la grande manifestazione del 24 Marzo, anniversario del colpo di stato. Il governo prepara la propria manifestazione davanti alla ESMA (scuola di sotto ufficiali e campo di sterminio della Marina Argentina) con l’appoggio di una parte del movimento dei diritti umani, promettendo che sproprierà quel posto per destinarlo a museo della memoria. Dalla storica “Plaza de Mayo” 50.000 persone ricordano a Kirschner che non è il momento di creare “musei”, cioè luoghi che parlano di un passato statico e finito, mentre ci saranno militari della dittatura liberi e soprattutto mentre si continua a violare i diritti umani nei commissariati, mentre la polizia dal grilletto facile continua ad uccidere e mentre la repressione di Stato continua a scatenare la sua storica brutalità contro il movimento sociale, mantenendo nelle proprie carceri decine di prigionieri politici.

Le ferite diventano ancora bocche… si alzano fino al grido, chiedendo giustizia.

E vero che il governo prese importanti decisioni per quanto riguarda i diritti umani del passato, del genocidio della dittatura, pero, OGGI si continua a violare i diritti umani in Argentina, lo dico a chiare lettere e senza indugi, nonostante il silenzio delle organizzazioni internazionali “amiche” e di una parte (piccola) del movimento che appoggia Kirschner. Dico questo dopo aver partecipato al dolore e indignazione dei lavoratori della Zanon, che hanno visto una loro compagna sequestrata in un famigerato Falcon Verde (macchina usata dagli squadroni della morte durante la dittatura) e torturata barbaramente. Dopo aver visto le misure di sicurezza che devono mettere in piedi i compagni del Movimento Territoriale Liberazione, per mantenere aperta la Mensa Infantile di Villa 21, soggetti a continui attacchi, dopo le ripetute repressioni sul ponte Pueyrredon. Dopo aver visitato i carceri di Devoto ed Ezeiza, e sentito il dolore e la rabbia dei compagni e compagne prigionieri politici.

La profonda ferita causata dal genocidio è aperta e sanguina, non si può rimarginarla con simbolismi, serve giustizia per il passato, cioè apertura di tutti i processi contro i militari e rispetto dei diritti umani oggi, e per questo diventa indispensabile cambiare in profondità tutti gli organi di sicurezza dello Stato, compresa e soprattutto la polizia. Questi continuano ad essere gli stessi apparati della dittatura e con lo stesso addestramento.

Il 24 Marzo rappresenta la punta massima di una memoria collettiva dove si percepisce la consapevolezza di gran parte del popolo argentino, dove rimane chiaro che ogni costruzione politica, ogni progetto che si metta come obiettivo il cambiamento radicale della società dando risposte alle necessità dei settori più deboli, deve passare o partire da quella fatidica data che segnò la vita, in diversi modi, d’ogni argentino e non solo. Rivendicando la memoria e la lotta di quella generazione che in quegli anni, sacrificò tutto per evitare che SI’ costituisca il paese che oggi abbiamo, imposto dalla nostra oligarchia nazionale E dall’imperialismo USA, SENZA DIMENTICARE QUELLO Europeo.

La tendenza politica del continente Latinoamericano cambiò in modo importante e positivo. Come ripetiamo in ogni incontro pubblico, i movimenti di resistenza degli anni 90 stanno dando vita in modi diversi, a governi popolari che con molte diversità, stanno realizzando o tentando riforme. In questo quadro il Venezuela Bolivariana del Presidente Chavez è la punta più avanzata, almeno nella situazione attuale. In Argentina sul piano sociale ed economico ci siamo trovati con una situazione complessa e difficile, perché senza dubbio c’è dal punto di vista tattico una differenza in meglio tra questo governo e quelli precedenti, soprattutto dovuta alla pressione delle diverse ribellioni popolari di questi ultimi anni, pero la strategia, gli obiettivi neoliberali di fondo continuano ad essere gli stessi.

Il governo di Kirschner sbandiera l’aumento del PIL del 8% annuo, nuovi negoziati con il FMI per il debito estero, un aumento del mercato interno, e la riduzione della disoccupazione. Noi ci siamo chiesti: è vero?, c’è ridistribuzione della ricchezza prodotta?, cosa cambio nel tavolo della povera gente?. Abbiamo cercato risposte a questo camminando il paese, anche molto lontano da Buenos Aires, trovando i compagni, e le persone coinvolte nei progetti di solidarietà, cercando di vedere con i nostri occhi le lotte che oggi mantiene e sviluppa il popolo argentino. Qui so di non essere obiettivo e al di sopra delle parti, e voglio ripetermi: non credo che nell’analisi dei processi sociali esista obiettività, e in realtà penso che, chi afferma in questo campo di esserlo mente spudoratamente. Nell’approccio c’è sempre il proprio pensiero, il cuore e il senso d’appartenenza di classe, per noi, dalla parte degli ultimi, di quelli che hanno perso, dei diseredati in lotta contro chi porto il paese a questa situazione. Non trovo un altro modo di farlo non me lo consente la pelle, le viscere, il cervello, credo così deva essere, mi fermo davanti ad alcune “fotografie” prendendo posizione:

“Una donna Casique di una Tribù Toba di Formosa mi chiede con grande dignità e con le lacrime agli occhi, di denunciare all’estero la repressione in atto contro il suo popolo, per mano della polizia argentina, e l’estrema povertà che soffrono, mentre chiede aiuto al MTL per portare alimenti alla sua Tribù”.

L’organo statale INDEC dichiara che nel 2004 sono morte in Argentina 1748 persone di fame, e la tendenza per il 2005 rimane la stessa. Negli ultimi due decenni non siamo mai stati cosi puntuali con il pagamento del debito estero, per fino pagando rate anticipate e con i fondi di riserva. Nelle comunità Toba, la mortalità infantile arriva al 40%.

“Ragazzi che fanno i giocolieri in un semaforo di Buenos Aires per guadagnarsi la giornata, chiedono di pubblicare le loro fotografie, e magari poter emigrare”.

Dalle liste di disoccupazione furono tolte le persone che percepiscono un sussidio di disoccupazione (57 Euro al mese), in questo modo le liste furono dimezzate. La cifra reale supera il 30%.

“Sul treno Urquiza, sale un ragazzo con le stampelle, una gamba tagliata e una ricetta medica fra le mani. Chiede se qualcuno glie la poteva pagare. Si tratta di un medicinale per sua figlia, che non superava i 10 Euro di costo.”

Il 48,9 % dei lavoratori occupati lavora in nero, senza copertura sanitaria e pensionistica, circa 11 milione di persone. Circa il 50% della popolazione argentina continua sotto la soglia di povertà, dei quali 6 milioni di persone sono nella indigenza, cioè non mangiano regolarmente. L’Argentina è il quarto produttore di alimenti al mondo.

“Nel deserto Patagonico i Mapuche del CAI mi fanno vedere con orgoglio le terre che hanno recuperato, occupate ai latifondisti come Benetton, mentre vivono in povere capanne con 20° sotto zero. Sorprende la loro tenacia e capacita di organizzazione, per mantenere un campo recuperato, come per occupare l’ambasciata Cilena a Bariloche e chiedere la liberazione dei prigionieri politici Mapuche Cileni.”

Gran parte del aumento del PIL è stato ottenuto grazie alle esportazioni di soia transgenica, coltivazioni queste severamente vietate in Europa. Durante questo governo, Benetton riuscì ad impossessarsi di altri 200.000 ettari di terra, per un totale di 1.200.000, creando solo 40 posti di lavoro in totale.

“Ancora una volta i Piqueteros si allineano con i pali, ad un metro di distanza della formazione di poliziotti. Disposti a tutto per proteggere la manifestazione, una fabbrica recuperata, una mensa”. E dovranno farlo ancora e ancora.

Sono solo alcune cifre, piccoli dati che non descrivono la sofferenza e allo stesso tempo la speranza, la forza di quel popolo argentino. Difficile spiegare le due sorelline che a 4000 metri di altezza, ai margini di una distesa di sale nelle Ande, in mezzo alla strada vendevano il loro piccolo artigianato, con un sorriso nelle labbra, o come quello di Daniel, Liliana, Anna o Carlo compagni del MTL, mentre ti fanno vedere i risultati elle difficoltà di una lotta.

C’è un'altra Argentina, diceva Teresa Parodi… lontana dalle luci della società di consumo, che lotta, resiste, ci crede ancora. Mi sento di poter confermarlo, un popolo che alza le sue labbra fino all’urlo afferrando il poema, la nudità di se stesso vista nel prossimo, ripartendo dalle sue viscere che non concede e rivendica… ancora e ancora una volta.

Solo utopie?, no, insegnamenti di una resistenza di cinque secoli, che decide di alzare nel palmo di una mano la goccia di sudore, e salutare chi ancora lotta per il pane con dignità, la terra condivisa.

C’è ancora molto da fare.

Lei, la piccola bambina si allontana fra i tavoli del bar e l’indifferenza di una parte dei tranquilli cittadini di Catamarca, di una parte della società Argentina. Per lei, l’Argentina indifesa e non rassegnata dobbiamo continuare come Vientos del Sur a sostenere la lotta dei nostri compagni, che cercano di dare un futuro di giustizia a quella bambina.

Quest’anno un altro compagno di Vientos del Sur partirà, per proseguire questo cammino. Camminare… camminare ancora.

Mi allontano dal paese senza mai lasciarlo, perché “Chi ha detto che ho abbandonato il mio quartiere, se sempre sto tornando” dice il vecchio tango, con un taccuino pieno di difficoltà, dolori, lacrime e sorrisi, pero soprattutto con la speranza e il coraggio dei tanti.

Con i 30.000 Desaparecidos, presenti senza metafore nel cuore di ogni lotta… e di ognuno… che dopo trent’anni pensa ancora che questo non è l’unico paese possibile, raccogliendo il loro sacrificio, pero anche i valori e principi, l’amore per la vita di quella generazione… della quale, con estrema umiltà ci sentiamo compagni e fratelli.

In realtà come sempre stato nella storia, dipende da noi Argentini, da noi Latinoamericani costruire il nostro destino… ancora, e ancora una volta.

PS: Con l’abbraccio fraterno e combattivo di Nora e Graciela della Liga Argentina por los Derechos del Hombre, di Carlo, Marisa, Anna, Daniel, Liliana, Mario, Carmen e Luis del Movimiento Territorial Liberacion, di Norma e Laura del Centro de Educacion Popular Antonio Alac, di Sylvia, di Chacho e Fidel dil CAI Mapuche…

Fabio A. Beuzer
Ass. Argentina Vientos del Sur

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