">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Capitale e lavoro    (Visualizza la Mappa del sito )

Pace, lavoro e libertà

Pace, lavoro e libertà

(16 Ottobre 2010) Enzo Apicella
Manifestazione nazionale della FIOM

Tutte le vignette di Enzo Apicella

costruiamo un arete redazionale per il pane e le rose Libera TV

SITI WEB
(Contratto Metalmeccanici)

La dura lotta dei metalmeccanici strappa il contratto ai padroni

L'accordo però non è soddisfacente, quindi occorre votare No al referendum

(26 Gennaio 2006)

E' stata dura, molto dura, ma alla fine i lavoratori metalmeccanici sono riusciti a strappare ai padroni il rinnovo del contratto nazionale di lavoro, per quanto riguarda il biennio economico. Le associazioni padronali di categoria, Federmeccanica in testa, e i dirigenti di Fiom, Fim e Uilm hanno firmato, infatti, il 19 gennaio scorso, dopo una nottata di trattative, l'ipotesi di accordo. Per raggiungere questo obiettivo ci sono voluti 13 mesi (il precedente contratto era scaduto il 31 dicembre 2004) e ben 70 ore di sciopero. Specie nell'ultimo periodo la vertenza si era indurita e aveva subito un salto di qualità: scioperi, manifestazioni, blocchi stradali e ferroviari si erano ripetuti in tutta Italia.
Lo sviluppo della mobilitazione, l'assunzione di metodi di lotta più incisivi ed eclatanti e la determinazione degli operai e dei lavoratori a ottenere il rinnovo del contratto hanno convinto i rappresentanti padronali, i vari Massimo Calearo e Roberto Santarelli (presidente e direttore generale degli industriali meccanici) coadiuvati da Bombassei (dirigente confindustriale) ad alzare un poco l'offerta di aumento salariale e ad abbassare leggermente le loro pretese in materia di flessibilità e di mano libera nella gestione del personale.

Se il contratto dei metalmeccanici, la categoria più numerosa e importante dell'industria, con oltre un milione e mezzi di addetti, non è stato firmato prima la responsabilità è tutta di parte padronale. A fronte di una richiesta in piattaforma di aumento salariale a nostro avviso modesta e insufficiente di 105 euro lordi al mese, più altri 25 per i lavoratori delle piccole aziende che non beneficiano del contratto integrativo di secondo livello, Federmeccanica in un primo tempo ha assunto una tattica dilatoria, in seguito ha messo sul tavolo una miseria pari a meno il 50% della cifra richiesta; ma allo stesso tempo ha avanzato una serie di contropartite in campo normativo riguardanti l'orario di lavoro e i contratti di assunzione in applicazione della legge 30 assolutamente inaccettabili. Tra le quali: la richiesta del sabato lavorativo senza vincoli e senza contrattazione; la pretesa della settimana lavorativa flessibile ad "elastico" da applicarsi senza limitazioni e senza confronto e accordo con le Rsu; l'allungamento dei tempi di decorrenza del contratto e ancora la riduzione dei permessi annui retribuiti. Non tutte sono passate, alcune sì però, come vedremo.

L'ipotesi di accordo
L'ipotesi di accordo sottoscritto è composta da sette punti: aumento dei minimi tabellari, una tantum per "compensare" il periodo di "vacanza contrattuale"; una cifra perequativa per i dipendenti delle piccole imprese, "mercato del lavoro", flessibilità, formazione. Tale ipotesi è stata presentata dalle parti contraenti come un compromesso, come una partita chiusa "senza vincitori né vinti". E' davvero così? Le domande che si pongono sono: si tratta di un compromesso più favorevole ai lavoratori o ai padroni? Che distanza c'è fra quanto chiesto in piattaforma e quanto ottenuto nell'intesa? Si poteva strappare qualcosa di più? E' possibile considerare addirittura "storico" questo contratto, come qualche dirigente sindacale ha incautamente affermato?

Da un esame attento e veritiero dell'intesa si ricavano risposte nette e difficilmente contestabili che sono le seguenti: i soldi in busta paga sono pochi, maldistribuiti e diluiti in due anni; l'una tantum non ripaga che in minima parte il salario perso nel 2006 e per gli scioperi fatti nel corso della vertenza; la perequazione ai lavoratori senza integrativo è rinviata di un anno e mezzo ed è praticamente simbolica; i padroni portano a casa l'allungamento del contratto di sei mesi e ottengono l'estensione a tutte le aziende la possibilità di utilizzare l'orario plurisettimanale; in una logica concertativa è stata istituita una commissione bilaterale per stabilire le quote di lavoro precario consentito, in applicazione della legge 30, attualmente è all'8% ma è probabile che questa soglia sarà alzata; sono state ampliate le regole applicative dell'apprendistato sia pure con la promessa della conferma del 70% degli apprendisti al termine del periodo previsto.

I 100 euro in realtà sono 60 in tre rate
Una delle condizioni poste dalle segreterie sindacali per chiudere il contratto è stata quella che l'aumento salariale fosse (almeno) di 100 euro. Come sono andate le cose? L'accordo prevede, è vero, 100 euro di aumento mensile lorde però per il 5° livello. Al 3° e al 4°, dove è concentrata la maggioranza della categoria, specie operaia, le cifre si abbassano e diventano rispettivamente 86,25 e 91,25 euro lordi. Mentre nei livelli superiori, il 6° e il 7°, l'aumento sale a 118 e 131 euro. Tra l'aumento previsto al 1° livello e quello dato al 7° c'è una differenza 100-210. E pensare che la Fiom nel precedente contratto rivendicava un miglioramento salariale uguale per tutti.

I suddetti 100 euro saranno erogati nel tempo: 60 dal 1° gennaio 2006, altri 25 dal 1° ottobre dello stesso anno e gli ulteriori 15 a decorrere dal marzo 2007. Toglieteci le tasse e rimarrà una cifra irrisoria.
Non è tutto. Queste cifre sono falsate dalla proroga della decorrenza del contratto di 6 mesi. L'intesa stabilisce infatti che esso "decorre dal 1° gennaio 2006 al 30 giugno del 2007". Tenendo conto della vacanza contrattuale per l'intero 2005 la validità è stata allungata a due anni e mezzo rispetto ai precedenti due anni. Una cosa è suddividere l'aumento ottenuto nei 24 mesi che erano la normale decorrenza contrattuale e un'altra cosa è spalmarlo nei 30 mesi, ossia la decorrenza contrattuale allungata di 6 mesi. I 100 euro lordi dati al 5° livello diventano 60 lordi e ancor meno al netto e così a scalare per le categorie inferiori. E qui va detto che i padroni avevano chiesto 7 mesi di allungamento del contratto e ne hanno ottenuti 6. Non ci pare proprio una grossa conquista aver recuperato un mese.

E' facile fare il calcolo. Sommando tutti gli aumenti (incremento tabellare e una tantum) spettanti a un 5° livello, da oggi fino a giugno 2007, ne viene fuori una cifra complessiva di 1.770 euro. Dividendola per i 30 mesi di validità del contratto si riduce ad appena 59 euro mensili lordi.

Una tantum
Pochi soldi sui minimi tabellari e pochi soldi come "compensazione" del periodo passato dalla scadenza al rinnovo del contratto. E sì, perché a rigor di logica gli aumenti salariali avrebbero dovuto partire dal 1° gennaio 2005. Invece i padroni se la sono cavata con soli 320 euro lordi che divisi per 12 mesi (persi) fanno 26 euro circa. E per giunta scaglionati in due tranche, la metà a febbraio e l'altra metà a luglio 2006 e non incidenti nel Tfr.

Il contentino "perequativo"
E veniamo al fiore all'occhiello, chiamato "elemento perequativo", mostrato dai vertici sindacali per giustificare la bontà del contratto firmato. In pratica si tratta di una seconda una tantum di 130 euro lordi, onnicomprensive e non incidenti nel Tfr, da erogare il 1° giugno 2007 ai lavoratori delle piccole imprese che non hanno il contratto di secondo livello e percepiscono un salario non superiore ai minimi tabellari. Quanti saranno questi lavoratori? E' tutto da vedere. Per riceverli infatti occorre che siano privi di superminimi collettivi o individuali, premi annui o formule retributive analoghe. L'intenzione può essere considerata positiva ma in concreto è solo una mancia. L'erogazione è solo sperimentale, per il futuro chissà!

La settimana elastica
Questa è la prima contropartita ottenuta dal padronato. L'intesa stabilisce l'estensione a tutto il settore metalmeccanico e non solo per esigenze stagionali ma per tutto l'anno la possibilità per le aziende di utilizzare l'orario plurisettimanale che può andare dalle 32 alle 48 ore. Certo, bontà loro, è stato salvaguardato il ruolo delle Rsu nel senso che le aziende hanno l'obbligo di consultarle e di contrattare. Tuttavia, quando apri una porta è difficile richiuderla.

La commissione sul lavoro precario
I vertici sindacali hanno legato la concessione sulla settimana lavorativa elastica con la trattativa per regolamentare il lavoro precario. Per tale scopo è stata prevista l'istituzione di una Commissione nazionale bilaterale (aziende e sindacati) per definire le percentuali massime per i contratti a termine e quelli interinali. Il tempo per trovare un accordo è sei mesi, oltre il quale dovrebbe decadere anche il punto sopra citato. C'è da dire che il tetto massimo attuale è dell'8%, mentre la legge 30 sul "mercato del lavoro" amplia moltissimo le forme di lavoro precario e non prevede nessun limite. E' chiaro che i padroni punteranno ad alzare e di molto la soglia odierna.

Apprendistato anche per i lavori semplici
Essendo questo il rinnovo del contratto del biennio economico non si doveva trattare alcun aspetto normativo. E invece, come si è visto, questa regola non è stata rispettata. E non solo per responsabilità della controparte padronale, anche i vertici sindacali ci hanno messo del loro. Vedi per esempio il capitolo riguardante l'apprendistato. Le segreterie sindacali hanno pensato di usare questo istituto come canale più sicuro per le assunzioni a tempo indeterminato rispetto a quanto stabilito nella legge 30. I padroni hanno preso l'occasione al volo per ampliare i vincoli di applicazione della norma. Ecco cosa ne è uscito: per gli addetti alle catene di montaggio, con nessuna specializzazione, saranno necessari 24 mesi di apprendistato. Per i lavoratori inquadrati al 3° ci vorranno 42 mesi. Per quelli con inquadramento finale al 4° livello, 52 mesi. Per quelli di 5° livello, 60 mesi. Per il 6° e 7° livello, rispettivamente 38 mesi e 42 mesi. Per gli apprendisti che andranno nel 3°, 4°, 5° livello e che sono in possesso del relativo diploma, la durata diminuirà di sei mesi.

Nell'intesa è previsto l'obbligo per le aziende di assumere a tempo indeterminato almeno il 70% degli apprendisti al termine del periodo di "formazione". Ma chi garantisce che non vengano licenziati prima di raggiungere il diritto all'assunzione? Inoltre, è bene ricordare che gli apprendisti vengono pagati, a pari mansione, assai meno. Anche se le aziende devono garantire loro una formazione professionale retribuita di 160 ore nel primo anno, di 140 nel secondo e di 120 per gli anni successivi.
Se questo è il tenore dell'accordo risultano incomprensibili e comunque non condivisibili le esultanze dei leader sindacali come quella del segretario della Cgil, Guglielmo Epifani, che lo definisce "di grandissimo rilievo", del segretario della Fiom, Gianni Rinaldini secondo il quale si tratta di "un accordo soddisfacente, che va nella direzione da noi auspicata... la nostra valutazione è positiva". Per il segretario della Fim-Cisl, Giorgio Caprioli, "portiamo a casa un buon contratto". Anche il segretario della Uilm-Uil, Tonino Regazzi, valuta "positivamente questo risultato a cui avevamo puntato".

Significativo il giudizio del rappresentante padronale, Roberto Santarelli: "Sicuramente è un contratto buono - dice - dal punto di vista dei contenuti e rispetto al sistema contrattuale vigente. Ma è anche un contratto che dimostra che c'è bisogno di un profondo ripensamento del sistema degli accordi del 1993". Il riferimento è alla "riforma" della contrattazione perseguita dalla Confindustria di Montezemolo finalizzata a demolire l'istituto del contratto nazionale e a deregolamentare la politica salariale, subordinandola ancora di più alla produttività e ai profitti e restaurando le "gabbie salariali".

Votare no al referendum
I lavoratori diversamente non sono affatto contenti di questi risultati. Nelle fabbriche c'è insoddisfazione e rabbia: "ci hanno dato delle briciole" è il commento ricorrente. E c'è chi dice senza mezzi termini che è "un contratto che fa schifo".
Dopo l'assemblea dei 500 tra funzionari e delegati Fiom, Fim e Uilm, tenutasi il 20 gennaio a Roma, per esaminare l'ipotesi di accordo, approvandola a stragrande maggioranza (due voti contrari e uno astenuto), la parola ora passa al referendum sindacale che si terrà nelle prossime settimane.
A noi non sembra sufficiente l'argomentazione di Giorgio Cremaschi per votare a favore, incentrata sul fatto che l'intesa ha contenuto le pretese padronali. Il nostro invito è a non avallare i contenuti di questo contratto, a non accontentarsi dell'elemosina economica siglata, a respingere le concessioni date al padronato e dunque a votare No!

Pmli 25 gennaio 2006

Fonte

Condividi questo articolo su Facebook

Condividi

 

Ultime notizie del dossier «Contratto Metalmeccanici»

6246