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Alitalia«Scioperi maledetti»

Cimoli contrattacca e sfida i sindacati. Manutenzione in Az Service, ma solo fino al 2008

(4 Febbraio 2006)

Il giorno dopo l'inutile incontro di palazzo Chigi è quello della «controffensiva» di Giancarlo Cimoli, presidente e a.d. di Alitalia, nel corso di un'audizione in Senato. All'incontro, infatti, i sindacati avevano presentato al governo un documento di 35 pagine che contestava sia i conti (270 milioni di euro di perdite, contro i 200 di guadagni previsti dall'azienda), sia la gestione industriale dell'azienda (con un abbandono della manutenzione degli aeromobili che ha provocato un aumento delle cancellazioni di voli pari all'8%). Alla prima accusa Cimoli ha risposto minacciando denunce e ribadendo l'esattezza dei conti, compromessi soltanto, a suo dire, dagli «80 milioni di euro di perdite causati dagli scioperi maledetti» dell'ultimo periodo. Sulla seconda è stato più vago, nonostante gli sia venuto in soccorso Vito Riggio, presidente dell'Enac (ente preposto al controllo dei voli): «non ci sono mai stati problemi di sicurezza, altrimenti avremmo bloccato gli aerei». Sul nodo manutenzione in generale, su cui i lavoratori di terra e i sindacati confederali hanno impostato lo scontro durissimo degli ultimi 15 giorni, ha concesso che «si può mantenere dentro il perimetro di Az Service fino al 2008», ma si tratta di «un settore da rimettere a posto» (con i suoi precedenti, non è difficile immaginare come).

Indiscrezioni dall'interno di Alitalia, però, inquadrano questa «concessione» in una ricetta di «spezzatino» solo leggermente diversa. Il «piano industriale» prevedeva il conferimento ad Az Service di tutte le attività di terra (manutenzione, amministrazione, centro elaborazione dati, ecc), con una partecipazione del 51% da parte di Fintecna. Ora verrebbe rivisto, con un momentaneo congelamento della quota del 2% «in usufrutto» che dava a Fintecna, appunto, la maggioranza. Probabilmente, però, questa parziale retromarcia verrebbe compensata con un'accelerazione di altre dismissioni. In fondo, si è difeso Cimoli, «il piano lo conoscevano tutti, mi hanno accusato solo di essere andato troppo veloce». Una «chiamata di correo» nei confronti dei sindacati confederali, soprattutto, che fino a pochi mesi fa avevano condiviso le scelte dell'azienda.

Anche Cgil, Cisl e Uil, dopo l'intemerata di palazzo Chigi, hanno messo in atto una piccola retromarcia. Il documento «critico» verrà ripresentato oggi al governo, dopo una robusta revisione dei contenuti. Tutto viene poi rinviato a un prossimo incontro, nuovamente a palazzo Chigi, tra una settimana o poco più. Ma già si sa che verrà spostato «in altra sede», ossia al ministero del welfare (come voleva Maroni). Uno slittamento che in pratica lascia le cose come sono e consegna la crisi Alitalia alle scelte del prossimo governo.

Uno stallo pieno, insomma, che lascia intatte tutte le opzioni per il prossimo futuro. Soprattutto quelle più negative (le perdite di esercizio, tra due mesi, potrebbero essersi aggravate e rendere ancora più difficile qualsiasi ipotesi di «rilancio»). E pone il problema, ai sindacati confederali, degli alti costi della mobilitazione dei lavoratori di terra - in termini di salario e inchieste della magistratura per «interruzione di pubblico servizio» - in confronto alla pochezza, si fa per dire, dei risultati.

Francesco Piccioni (IL Manifesto 3 Febbraio 2006)

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