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In Emilia la Cgil ritrova l'unità

Conclusioni di Epifani, rispettate le componenti Autonomia politica Il rapporto con il governo dell'Unione sarà misurato dalla sua direzione di marcia: «I lavoratori finora hanno pagato per tutti»

(5 Febbraio 2006)

Una Cgil unita, forte, autonoma per riprogettare il paese. Quando il documento politico che impegna l'organizzazione e i suoi gruppi dirigenti viene votato da più del 99% dei delegati e delle delegate, è difficile contestare l'unità. Semmai ci sarebbe da preoccuparsi per le differenze, le articolazioni, i conflitti - che pure ci sono e sono stati ampiamente declinati al congresso della Cgil Emilia Romagna. E' anche forte, la Cgil? Come si fa a negarlo, in una regione importante in cui un abitante su quattro, neonati compresi, ha in tasca la tessera della Cgil? Infine, l'autonomia. Il passaggio più applaudito delle conclusioni di Guglielmo Epifani è arrivato dalla sala quando, elencate le priorità politiche che ha di fronte chi governerà il paese, ha invitato i partiti del centrosinistra a occuparsi di fisco, ingiustizie, valorizzazione del lavoro e di smetterla di rincorre Berlusconi sul suo stesso terreno. Il rapporto con l'eventuale governo dell'Unione, ha poi precisato il segretario generale della Cgil ai giornalisti, dipende dalle politiche, dalla direzione di marcia, dalle priorità.

Archiviate le esperienze piemontesi e lombarde, concluse con una spaccatura in relazione alle quote spettanti alla tesi alternativa di Gianni Rinaldini e a quella di Gian Paolo Patta - in qualche modo garantito da una lettera di intenti firmata dai 12 segretari nazionali della Cgil che assegna il 20% di posti negli organismi alla componente Lavoro e società nel momento in cui si scioglie e aderisce alla maggioranza - il congresso emiliano si è concluso unitariamente, grazie all'impegno del segretario regionale Danilo Barbi e dei presentatori delle tesi alternative. Va detto che l'unità non è un escamotage per rimuovere i problemi ma rappresenta il tentativo di fare un passo avanti, per esempio sulla democrazia nei posti di lavoro: si chiede una legge sulla rappresentanza e il diritto dei lavoratori a dire l'ultima parola su accordi e contratti che li riguardino, una legge che preveda lo strumento del referendum non come optional ma come regola, se anche una sola delle organizzazioni sindacali dovesse richiederlo.

L'altro punto posto nel dibattito e accolto nel testo finale riguarda la difesa del valore e delle caratteristiche solidaristiche del contratto nazionale. Che non può limitarsi a recuperare l'inflazione ma deve salvaguardare e incrementare i salari. Sono due messaggi chiari per il futuro ipotetico «governo amico», alla Cisl e alla Uil, alla Confindustria. Questi due sono temi cari ai metalmeccanici che hanno avuto qualche possibilità di trattarli in modo vincente grazie al rinnovo del contratto nazionale di categoria, dove Federmeccanica aveva tentato di cancellare un stagione per tutti i lavoratori e le loro organizzazioni, e invece è stata sconfitta. Ne ha parlato anche Epifani dei contratti firmati, e ha rivendicato il ruolo fondamentale avuto dalla sua confederazione. Senza trascurare, commentano i delegati Fiom in sala, la straordinaria mobilitazione dei lavoratori che ha consentito di dare quella che una volta si chiamava «spallata finale».

Qualcuno, forse a partire dal segretario emiliano Danilo Barbi, forse si sarebbe atteso che Epifani valorizzasse un po' di più il metodo seguito a Rimini. Il segretario generale ha detto che sì, meglio così che con liste e voti contrapposti, ma ha lasciato intendere che a pagare i prezzi più alti per la difesa del pluralismo è troppo spesso la sua parte, la maggioranza. Ha detto che lo spirito confederale va salvaguardato e dunque non è possibile che una tesi votata nella stragrande maggioranza da un categoria - la Fiom - possa rivendicare il diritto a una rappresentanza proporzionale. Il problema esiste, la soluzione però è tutt'altro che chiara e tanto meno definita. Al congresso emiliano, comunque, le uniche polemiche vivaci sono venute dai delegati dell'area riformista che provengono prevalentemente da Ravenna.

Epifani ha pestato sui tasti classici: stato del paese, della sua economia e dei suoi diritti. Ha denunciato l'affievolimento etico che nasce dal conflitto di interessi e dalle politiche dei condoni. E' su questi versanti, contro l'ingiustizia fiscale, che Epifani fa fischiare le orecchie al centrosinistra. La Cgil lavorerà per costruire una posizione unitaria con Cisl e Uil per non consegnare le decisioni nelle mani dei soli padroni. Ma una cosa non si può fare: un qualsivoglia patto di sostituzione (o rigenerazione?) degli accordi di luglio che chieda sacrifici a chi in questi hanno ha pagato per tutti.

Il congresso emiliano ha preso posizione in modo netto sulle più sciagurate leggi dell'era berlusconiana: legge 30, Cpt, Bossi-Fini, attacco alla costituzione nonché alla laicità dello stato. E, naturalmente, basta guerra.

Loris Campetti (IL Manifesto 4 Febbraio 2006)

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