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«La Fiom è una risorsa per tutti»

(12 Febbraio 2006)

Si è chiuso il congresso dei meccanici con un importante successo di Rinaldini e la riconferma della pratica sindacale e politica di questi anni: democrazia e autonomia. L'attacco di Epifani non ha aiutato le minoranze, penalizzate dal voto su liste separate che esse stesse hanno voluto. Ora la palla passa alla Cgil


«È vero che nella Cgil non c'è solo la Fiom, ma c'è anche la Fiom, con la sua esperienza e la sua pratica che faremo valere dentro la Cgil». Tutti in piedi, un prolungato e caloroso applauso ha accolto le conclusioni di Gianni Rinaldini al XXIV congresso nazionale della Fiom. E' stato un discorso pacato, di merito, riflessivo, quello con cui il segretario generale ha risposto, oltre che ai 730 delegati metalmeccanici, a Guglielmo Epifani che il giorno prima aveva utilizzato la tribuna congressuale per aprire apertamente le ostilità nei confronti della categoria più importante dell'industria e del suo gruppo dirigente.

Se non la resa dei conti, un secco tentativo di ridimensionare, insieme al ruolo centrale, la linea politica del sindacato guidato da Rinaldini da parte del segretario generale della Cgil, alla vigilia del congresso nazionale della confederazione. Rinaldini ha risposto punto per punto, senza mai alzare la voce, senza cercare applausi, alle questioni aperte (e a quelle rimosse) da Epifani. Dunque, «c'è anche la Fiom» e la Cgil deve decidere se il sindacato dei metalmeccanici «rappresenta una risorsa o un problema». Rinaldini non accusa altre categorie, quelle che hanno scelto di firmare i contratti di lavoro senza aspettare il giudizio dei lavoratori interessati; semplicemente chiede alla Cgil se intenda valorizzare la pratica democratica della Fiom, un sindacato che sopportato due contratti separati pur di rispettare il mandato dei lavoratori e con un duro impegno, passato attraverso i precontratti e la soluzione positiva del conflitto operaio a Melfi, è riuscito a riconquistare l'unità con Fim e Uilm e strappare ai padroni uno dei contratti più difficili.

Gli aspetti positivi dell'ipotesi di accordo siglato con le controparti e che ora i metalmeccanici valuteranno utilizzando lo strumento del referendum, sono chiari a tutti i congressisti, e Rinaldini li ha ricordati: è stato fermato il tentativo padronale di cancellare il ruolo contrattuale delle Rsu con la pretesa di modificare l'orario di lavoro e imporre il sabato lavorativo. Una grande determinazione della categoria che ha messo in campo scioperi e manifestazioni e una tenuta del gruppo dirigente hanno consentito il raggiungimento del risultato, non entusiasmante ma positivo e analizzato criticamente dal congresso. E segna una possibile via d'uscita dall'accerchiamento, una inversione di tendenza.

Ora, è pensabile che lo stesso obiettivo che Federmeccanica non è riuscita a raggiungere venga perseguito da Confindustria in un confronto confederale finalizzato a modificare il sistema delle regole contrattuali. La Fiom ha detto con nettezza il suo rifiuto, non essendo per di più prioritaria la modifica del sistema delle regole. Cosa dice la Cgil? Epifani si è limitato a parlare di patto fiscale, condiviso da tutti, rimuovendo l'osso che le controparti politiche e sociali e Cisl e Uil mettono sul tavolo: la concertazione, o patto sociale, insomma lo scambio che rimanda alla logica dei due tempi e dunque a nuovi sacrifici da parte dei lavoratori. Rinaldini ha ricordato gli accordi di luglio del `93 che pure lui aveva sostenuto e il fatto che - con qualche eccezione tra i meccanici - si siano risolti in una contrazione dei salari.

Ora, dopo 13 anni di sacrifici, dentro una crisi industriale pesante, sotto le scorribande del liberismo a livello mondiale, è possibile parlare di patti o scambi? Per la Fiom non lo è, la Cgil esca dalle ambiguità (termine nostro, Rinaldini è sempre attentissimo alle parole che usa, evitando accuratamente di procedere per semplificazioni del pensiero altrui) e dica come intende procedere («io non l'ho capito») e in quale considerazione tiene la pratica della Fiom. Pratica che consentirebbe alla Cgil di confrontarsi con maggior forza - quella data dai lavoratori, prima che dalla Fiom - con le controparti. Non sarà, si chiede Rinaldini, che la nostra pratica democratica e le nostre lotte andavano bene quando a milioni scendevano in piazza in difesa dell'articolo 18, mentre oggi costituiscono un problema? Tra parentesi: mentre la Cgil vuole ridimensionare il peso dei meccanici, la Confindustria è nelle mani dei padroni meccanici.

La democrazia non può valere solo per l'esterno. Il segretario della Fiom, ribadendo la sua critica sul tipo di pluralismo postdatato scelto da Epifani con la lettera dei 12 segretari, che ha complicato l'andamento congressuale, ha chiesto di imboccare una strada diversa, verso un sindacato radicalmente democratico. Sarebbe una sconfitta per la Cgil e l'intero suo gruppo dirigente se la conclusione del congresso confederale dovesse dire che l'unica alternativa all'unanimismo è il ritorno ai documenti contrapposti che bloccano o falsano il confronto sulle politiche.

E' risultato convincente l'intervento conclusivo di Rinaldini (rieletto segretario con 142 voti, 10 contrari e 3 astenuti), che ha lavorato a una conclusione unitaria sul documento politico. Che c'è stata - anche una mozione di sostegno alla lotta dei cittadini della Val di Susa ha raccolto un consenso unitario - mentre non è stato possibile evitare - e non per volontà della maggioranza della Fiom - il voto su liste contrapposte. A Rinaldini è andato il 72,3% dei consensi (131 seggi al Comitato centrale), alla componente che fa riferimento alle tesi di Epifani il 20,8% (37 seggi) e a Lavoro e società il 7,3% (13 seggi). L'intervento di Epifani non ha aiutato i suoi sostenutori né quelli di Lavoro e società che hanno perso consensi.

Prima delle conclusioni, la mattinata di ieri è stata riempita da una raffica di interventi di delegati e dirigenti. «Non serve il cacciavite per aggiustare la legge 30 e la Bossi-Fini - ha detto un operaio della Fincantieri di Ancona - ci vuole la mazza». Da Brescia come da Napoli è rimbalzata una critica al contratto, diffusa tra i lavoratori: gli aumenti sono riparametrati, e non uguali per tutti. Cosicché chi si è battuto di più, gli operai di terzo livello, prenderà meno in busta paga. Ciò impegna la Fiom a battersi per recuperare le difficoltà con la contrattazione aziendale. Ma l'intervento sicuramente più applaudito prima delle conclusioni di Rinaldini è stato quello di Giorgio Cremaschi.

Che è tornato con passione ed efficacia su uno dei punti che più ha segnato il congresso e, di converso, le tensioni con la Cgil: «Non abbiamo governi amici». Cremaschi ha rappresentato così il modo di intendere indipendenza e autonomia da parte della Fiom: «Se l'Unione, una volta vinte le elezioni come speriamo tutti, non dovesse abolire la legge 30, dovremo lottare anche contro il governo Prodi». Applausi a scena aperta. All'accusa rivolta da più parti alla Fiom di fare politica e occuparsi di affari non contrattuali, Cremaschi ha risposto rivendicando con orgoglio la presenza in piazza nelle manifestazioni contro la «guerra umanitaria» in Kosovo e a Genova, dove lo striscione Fiom spiccava fra troppe assenze.

Ora la palla torna e Epifani e al congresso nazionale della Cgil.

Loris Campetti (IL Manifesto 11 Febbraio 2006)

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