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Prodi taglia il nodo Tav: «Si farà. Punto e basta»

(13 Febbraio 2006)

Fatto il programma, l’Unione rischia di lacerarsi su come interpretarlo. E il problema non è nuovo. Anzi, si sarebbe dovuto risolvere in questi mesi di discussione, attraverso il confronto. È il problema della Tav, l’Alta velocità ferroviaria che ha scatenato le proteste della Val Susa. La sfida si è riaperta, a colpi di interviste incrociate. Fermarsi o andare avanti?

Prodi, dopo aver ascoltato critiche e distinguo della coalizione, taglia il nodo con un colpo netto, senza ammettere discussioni: «La Tav si farà punto e basta». Nel programma dell'Unione non ci sarà «nessuna integrazione, perchè le speculazioni non hanno nè peso nè giustificazione» e questa sulla Tav «è una polemica fuori posto perchè le grandi infrastrutture europee vengono portate avanti e tra queste c'è il Corridoio 5 e quindi la Lione-Torino»

Nessun ripensamento, come sottolinea anche il segretario Ds Piero Fassino: «Nel programma dell'Unione c'è una formulazione che forse poteva essere più esplicita, ma in ogni caso è chiara, non è equivoca. A pagina 138 si dice “priorità all’integrazione con le grandi reti europee"». E quindi è chiaro che la Tav sulla Torino-Lione è «un'opera strategica che il centrosinistra intende realizzare, ma nel modo più sicuro, interloquendo con la gente».

Altri alleati però usano toni più ultimativi. Enrico Letta della Margherita sul Corriere della Sera non lascia spazio a dubbi. Non solo la Tav, spiega, ma anche «Mose, il potenziamento della Salerno-Reggio Calabria, dei porti di Gioia Tauro, Cagliari, Taranto». Tutto è compreso nel programma sottoscritto sabato a Roma.Anche «il capitolo dell'energia: nel programma dell'Unione c'è un impegno preciso sui rigassificatori».

Replica a muso duro il verde Alfonso Pecoraro Scanio su la Repubblica, che giudica il tunnel della Val Susa un «scempio ambientale ed economico», al quale ovviare «sostenendo invece il potenziamento della linea esistente che può soddisfare la domanda per i prossimi venti anni». Duro monito agli alleati: «Il programma non si mette in discussione. Quelle righe non sono un refuso, ma il frutto di un accordo, sul quale i partiti dell'Unione hanno giurato. Se salta l'accordo, salta la coalizione».

Prova invece a mediare Fausto Bertinotti che, sempre sulle colonne de la Repubblica da una parte precisa che «il programma è chiuso, varato e firmato. Non è che uno alza la mano e ci rimettiamo a scrivere. La Tav non c'è e non c'è perchè si è scelto di indicare solo un metodo con cui affrontare la questione». Ma dall’altra aggiunge che «poi, verrà il metodo che Prodi si è dato: dialogo, partecipazione, confronto». Una scommessa ancora da vincere. Ma prima bisognerebbe vincere le elezioni.

di Red(Unità 13 Febbraio 2006)

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