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E ora, avanti!!!

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Trasporti: catastrofe annunciata

(17 Febbraio 2006)

Chi utilizza quotidianamente il treno da quest’estate ha sempre più l’impressione di trovarsi in un paese sudamericano piuttosto che nella settima potenza industriale del mondo. Decine di treni soppressi senza preavviso ogni giorno, ritardi che sono diventati la normalità, carrozze sporche e antiigieniche, mancanza di sicurezza e di manutenzione che si traduce in incidenti e talvolta in veri e propri disastri con tanto di morti e feriti, continui scioperi, che rappresentano l’unica arma che i lavoratori hanno in mano per poter difendere i diritti propri e degli stessi utenti (si pensi alle agitazioni contro il Vacma, un sistema di sicurezza pericoloso per la salute dei ferrovieri e per l’incolumità dei passeggeri). Tutto questo a fronte di un continuo aumento delle tariffe, che spesso passa per la sostituzione dei regionali e interregionali con treni che richiedono il pagamento del supplemento e spesso della prenotazione (obbligatoria).

Del resto non è una situazione che riguardi soltanto il trasporto ferroviario. La crisi si estende a quello aereo (si pensi al caso Alitalia) e stradale (vedi l’assoluta inadeguatezza nell’affrontare l’emergenza neve nei mesi scorsi, che ha visto migliaia di automobilisti bloccati su strade e autostrade, incidenti mortali e altri disagi, giustificati in alcuni casi con la… mancanza di sale!). Per non parlare del trasporto pubblico locale, dove la vendita di Amt a Transdev ha prodotto o produrrà ulteriori tagli alle linee, l’abolizione delle corse serali della metropolitana, la disdetta del biglietto integrato treno+bus (il che significa il raddoppio della spesa per migliaia di pendolari). E dove per poter rendere appetibile l’acquisto di Amt si è costruita una società, Ami, addossandole il deficit per poi rigirarlo al sistema pubblico e ai cittadini (magari attraverso la gestione dei parcheggi e l’odiosa normativa sulle cosiddette zone blu, che costringe a pagare il diritto a posteggiare sotto casa senza avere la certezza di trovare posto).

Tutto ciò ci darà prima o poi l’occasione per riflettere sulle conseguenze delle politiche di privatizzazione liberalizzazione dei servizi? Da anni ci dicono che le liberalizzazioni portano più scelta, più offerta di servizi e tariffe più basse (grazie alla concorrenza). Ma sfidiamo chiunque a indicarci un solo caso in cui sia andata effettivamente così. I privati entrano nei servizi pubblici per guadagnarci, tagliano sui costi, sul personale, sulla qualità del servizio, su manutenzione e sicurezza, aumentano le tariffe e costruiscono veri e propri monopoli (perché solo la gestione da parte di pochi o di uno solo garantisce i profitti).

Del resto questa non è un’esclusiva del “bel paese”. In Inghilterra – come è noto – lo Stato è stato costretto a rinazionalizzare le ferrovie per poter assicurare un servizio dignitoso.

A pagare sono - come sempre - le fasce sociali più deboli: pendolari, lavoratori, studenti, pensionati. Mentre si investono decine di miliardi in progetti di infrastrutture e linee ad alta velocità per movimentare le merci prodotte dall’industria e foraggiare le grandi imprese di costruzioni, i servizi essenziali per assicurare ai cittadini comunica possibilità di andare a scuola o al lavoro vengono lasciati andare in rovina. E magari per progettare cattedrali nel deserto che spesso non vengono neanche terminate o che - una volta terminate - si rivelano inutili (vedi i servizi televisivi su ospedali, scuole, carceri nuovi e abbandonati prima ancora di essere stati inaugurati: adesso è il turno delle strade).

E del resto non si tratta neanche soltanto di un fenomeno limitato alla sfera dei trasporti: scuola, sanità, energia (vedi l’articolo su Gazprom), banche, industria: tutto ciò che è stato privatizzato negli ultimi 15 anni ha dato risultati opposti a quelli che erano stati promessi, in Italia come nel resto del mondo: scandali, sprechi, disservizi. E’ ancora logico andare avanti su questa strada, magari trincerandosi dietro la scusa che le liberalizzazioni sono state fatte “male” (qualcuno ci spieghi nel frattempo se esiste un paese e un settore in cui si è privatizzato “bene”!)

La battaglia dei lavoratori e degli utenti dei trasporti deve essere portata avanti, chiedendo più personale, più treni, maggiori investimenti per la sicurezza e la realizzazione di quelle infrastrutture che servono realmente (a partire dalla manutenzione e dal miglioramento di quelle che ci sono già), tariffe meno care per permettere a tutti di poter usufruire di servizi fondamentali e anche perché più utenti significa anche più introiti e meno inquinamento. Ma quali risultati potrà produrre la mobilitazione dei lavoratori e degli utenti se il trasporto pubblico continuerà ad essere gestito in una logica di mercato invece che in una logica di servizio pubblico?

tratto da "Resistenze Foglio di organizzazione sociale di Progetto Comunista Sinistra Prc"

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