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La questione "Ferrando: Candidature e progetto politico

(16 Febbraio 2006)

La richiesta di revoca della candidatura al Parlamento, nelle fila di Rifondazione Comunista, di Marco Ferrando, a seguito di sue dichiarazioni rilasciate alla stampa, propone una necessità di urgente riflessione all'intera sinistra critica e di alternativa.

Premessa una doverosa dichiarazione di solidarietà al diretto interessato, posto al centro di uno sproporzionato bombardamento mediatico, vale allora la pena di entrare nel merito di alcune questioni di particolare interesse, di carattere generale.

Prima fra tutte quella riguardante il riproporsi del tema della “non violenza”, già al centro della fase immediatamente precedente il recente congresso di Rifondazione Comunista: appare evidente come si sia trattato di un dibattito irrisolto, posto più sul piano dell'assunzione della tematica in forma propagandistica, lasciando del tutto irrisolto il punto – peraltro fondamentale – della resistenza possibile, da parte di un popolo invaso militarmente, in maniera del tutto proditoria.

E' stato lasciato, in questo senso, uno spazio vuoto, una terra di nessuno, dentro la quale stanno soltanto equilibrismi verbali.

In secondo luogo va esaminato in profondità il senso complessivo del programma che il centrosinistra ha varato in questi giorni: al di là delle specifiche questioni che pure riempono le pagine dei giornali e gli schermi televisivi (dalla TAV ai PACS, tanto per andar avanti a sigle), siamo di fronte ad quadro di impianto robustamente e sostanzialmente liberista, essendo del tutto assenti riferimenti almeno di tipo classicamente socialdemocratico: sia sul piano delle relazioni internazionali, sia al riguardo dei temi dell'intervento pubblico in economia, della gestione pubblica dei servizi, del welfare. Anche sul piano dei temi istituzionali il riferimento al ritorno immediato al maggioritario appare preoccupante, così come l'impostazione sulla forma di governo e sul ruolo del Parlamento.

Insomma: sono questi i punti, essenziali e decisivi, sui quali Rifondazione Comunista dovrebbe riflettere, al di là delle dichiarazioni alla stampa di questo o di quell'altro tra i suoi esponenti e/o candidati (perché materia non ne manca, non solo sul tema della nonviolenza).

E' possibile pensare, in queste condizioni, all'ingresso in un ruolo di governo, facendo mancare al Paese una sia pur minima ipotesi di rappresentanza istituzionale dell'alternativa e della criticità sociale, dopo aver dato prova, tra l'altro, di assoluta inanità nella capacità di fornire riferimenti di soggettività politica ai diversi livelli di insorgenza sociale comparsi nel Paese (anzi, vedi esempio della Val di Susa, nei confronti di questi è richiesta la funzione del “pompiere).?

Ecco: un interrogativo, al quale mi pare difficile poter fornire una risposta positiva.

Nell'analisi di questa vicenda pesano, ancora, altri fattori: la distorsione nella natura di Rifondazione Comunista, acconciatasi ormai, nella sua maggioranza, al meccanismo bipolare e ridotta ad una idea di soggetto leaderistico, con un corpo del partito finalizzato alle istituzioni, ospitando però, al suo interno, correnti che si misurano, ideologicamente e politicamente, con obiettivi affatto diversi, del tutto incompatibili con quelli della maggioranza, ed il tema dell'entrismo, sul quale i compagni di una determinata, precisa, matrice ideologica dovrebbero riflettere, perché non appare proprio possibile allungare quella corda fino ad arrivare ai fuoriusciti da AN, senza innescare meccanismi di reazione.

A volte, come la storia insegna, l'eccesso di tatticismo è traditore, anche delle migliori intenzioni.

In conclusione (del tutto provvisoria, visto il punto cui è arrivata la vicenda) anche in questo caso escono rafforzate alcune convinzioni che ,da qualche tempo, stiamo cercando di esporre proponendo che, dai settori più coerenti ed impegnati della sinistra italiana, si apra un dibattito: il quadro politico italiano, così come uscirà dalle elezioni del 9 Aprile, apparenti vincitori ed apparenti sconfitti, subirà senz'altro un processo molto profondo di scomposizione / ricomposizione.

In queste condizioni quell'ipotesi, su cui pure abbiamo molto insistito nell'ultimo periodo, di aggregazione di una “sinistra non governativa”, plurale ed articolata nei suoi riferimenti sociali, politici ed anche ideologici assume senz'altro una praticabilità evidente: si tratterà di partire con pazienza, attraverso dimensioni numericamente ridotte, magari a partire da realtà locali che pure stanno faticosamente esprimendosi anche sul piano elettorale, alla quale fornire però, in tempi brevi, soggettività anche sul piano organizzativo.

Ecco: questo mi pare l'appuntamento vero al quale pensare e lavorare, al di là delle scadenze immediate. Un lavoro da collocare nell'arco dei prossimi 10 - 12 mesi, al termine dei quali sarà forse possibile avviare un primo bilancio.

Savona, li 15 febbraio 2006

Franco Astengo

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