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La Palestina e' sull'orlo del collasso, Israele restituisca i soldi all'Anp

(2 Marzo 2006)

"La Palestina è sull'orlo di un collasso finanziario. Non possiamo far finta di non vedere. Mentre tutti i media parlano ancora di "blocco" dei fondi da parte di Israele nei confronti dell'ANP e in realtà si tratta di un vero e proprio furto di denaro, in quanto i soldi che il governo israeliano ha bloccato come ritorsione per la vittoria di Hamas alle ultime elezioni -tra l'altro tenutesi in un clima democratico e di legalità attestato dagli osservatori internazionali ed europei- rappresentano le rimesse fiscali mensili che di diritto e secondo gli Accordi di Oslo e il Protocollo economico di Parigi (1994), spettano legittimamente all'ANP.

Un altro grido di allarme è stato lanciato dall'inviato internazionale James Wolfensohn. L'ex direttore della Banca mondiale ha avvertito il Quartetto dei mediatori internazionali (Russia, Usa, Onu e Ue) che entro due settimane le finanze dell'ANP rischiano il collasso: nel mese di febbraio per le casse palestinesi si e' aperto un buco di 100 milioni di dollari a causa della decisione di Israele di sospendere il trasferimento all'ANP dei fondi provenienti dai doganali, riscossi dalle autorità israeliane per conto dell'amministrazione palestinese, con l'impegno di riversare il denaro all'ANP il primo di ogni mese.

Per Wolfensohn l'ANP avra' bisogno di una cifra tra i 60 e gli 80 milioni di dollari gia' dalla prossima settimana per poter pagare gli stipendi di febbraio dei 140mila dipendenti palestinesi e qualora non dovesse riuscirvi potrebbe salire ulteriormente la tensione nella popolazione.

Da parte sua l'Unione Europea ha lanciato, pur con i suoi limiti, un messaggio chiaro all'ANP, alla Comunità Internazionale e ad Israele annunciando lo stanziamento di un pacchetto di 120 milioni di euro per venire incontro alle esigenze primarie dei Palestinesi. Gesto considerato positivo anche da rappresentanti di Hamas.

Ora sarebbe non solo ''importante politicamente'' che Israele sbloccasse il trasferimento dei proventi doganali nei confronti dei palestinesi, come ribadito anche dal commissario Ue alle relazioni esterne Benita Ferrero Waldner, ma soprattutto sarebbe un primo passo verso il rispetto della legalità internazionale, ripetutamente violata da Israele con la sua politica di occupazione e di costruzione del muro.

Quei soldi appartengono di diritto all'Autorità Nazionale Palestinese e il fatto che vengano raccolti ai transiti di frontiera da Israele, che per di più ne trattiene una percentuale per finanziare i costi delle operazioni, rappresenta la prova evidente dello stato di occupazione in cui si trova la Palestina e delle politiche di punizione collettiva praticate dal Governo israeliano.

La politica unilaterale di Israele è nociva alla stabilità di tutta l'area e alle prospettive di pace; ne è una prova la chiusura del check point di Karni, l'arteria principale per il trasporto dei beni commerciali per e dalla Striscia di Gaza, chiusura che in sole tre settimane ha causato una perdita di 10,5 milioni di dollari per le gia' deboli finanze palestinesi e un'accelerazione della strategia di divisione del sistema stradale Palestinese e Israeliano all'interno della West Bank.

L'Unione europea, non può sottostare ai ricatti del governo israeliano, Hamas ha finora dimostrato di voler restare nel gioco democratico e di non compiere attentati, non così si comporta il governo israaliano che ogni giorno continua a uccidere civili palestinesi.

Non isolare la Palestina, attivarsi affinché Hamas continui il cessate il fuoco e, come chiesto dal Presidente Mahomoud Abbas riconosca gli impegni assunti dall'Autorità Palestinese, ma contemporaneamente si faccia pressione su Israele per tornare al tavolo dei negoziati e cessi l'annessione di territori palestinesi, è l'unica strada possibile se l' Unione Europea crede non solo a parole ad una pace giusta e sostenibile in Palestina e Israele".

Bruxelles 28/02/06

Luisa Morgantini, Presidente Commisione Sviluppo del Parlamento Europeo del gruppo GUE-NGL. - Donne in Nero e Associazione per la pace

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