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Addio compagne

Addio compagne

(23 Febbraio 2010) Enzo Apicella
Il logo della campagna di tesseramento del prc 2010 è una scarpa col tacco a spillo

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    Il “caso Ferrando” è in realtà il “caso Rifondazione Comunista”

    Difendiamo la democrazia e l’autonomia del Partito

    (5 Marzo 2006)

    Il volantino diffuso da Progetto Comunista alla manifestazione nazionale del Prc di apertura della campagna elettorale lo scorso 26 febbraio

    UN GRUPPO DIRIGENTE CHE NON SA DIFENDERE OGGI UN MILITANTE E DIRIGENTE DEL PROPRIO PARTITO DA UNA CAMPAGNA REAZIONARIA DI STAMPO MACCARTISTA, COME POTRA’ DIFENDERE DOMANI GLI INTERESSI DEI LAVORATORI?

    L’esclusione di Marco Ferrando dalle liste di Rifondazione è un avvenimento che è lungi dal riguardare soltanto i compagni e le compagne di “Progetto Comunista-Sinistra del PRC”.

    Riguarda l’insieme dei/lle militanti del partito e più in generale di una sinistra che si appresta, -sulla base della probabile e positiva sconfitta elettorale del centrodestra berlusconiano- a governare insieme al centro, borghese e confindustriale, dell’Unione.

    Ogni giorno veniamo chiamati a dare prova di affidabilità rispetto alla futura governabilità di quello che crediamo ben a ragione il nostro compagno ha definito il “maggiordomo delle banche” (oltre che l’ideatore, come presidente della commissione europea, della direttiva Bolkenstein nella sua formula originaria, la più pesante) e che, possiamo aggiungere, è anche il garante dell’alleanza atlantica.

    Il programma dell’Unione difende apertamente l’inserimento del nostro paese nella NATO, dimostrando che gli stessi sostenitori della “Europa forte” per il momento sono consci che gli altrettanto reazionari “sogni di gloria” dell’imperialismo europeo(pur indicati nel programma in relazione alla costituzione di una forza militare europea) devono fare i conti, allo stato, con il predominio militare USA e che conviene loro mantenere l’alleanza con essi e ritagliarsi in questo quadro gli spazi per la propria quota di profitti coloniali.

    E’ chiaro quindi l’inaffidabilità per lor signori di un candidato coerentemente antimperialista che su Palestina e Iraq difende le prospettive della liberazione nazionale e sociale.

    Per questo il Corriere del “centrosinistro” Mieli ha iniziato una campagna contro la candidatura Ferrando. A ciò è subentrata poi la demagogia reazionaria sul diritto di resistenza del popolo irakeno del postfascista Fini, ministro degli esteri di un governo di guerra, e dei suoi compari.

    Demagogia accolta subito da D’Alema, l’ “umanitario” bombardiere di Belgrado in quella che fu giustamente definita “la guerra del centro-sinistra internazionale”. Quello stesso centrosinistra internazionale che ha ancora sulla coscienza più morti iracheni della stessa amministrazione neocons e guerrafondaia di Bush; avendo organizzato, tramite lo strumento dell’imperialismo rappresentato dall’ONU, il boicottaggio dell’Iraq, con il risultato di un milione e mezzo di morti.

    Così l’insieme dei dirigenti del centro borghese si è rivolto pubblicamente al compagno Bertinotti per chiedere la cancellazione del “trotskista” dalle liste. E la segreteria del nostro partito per garantire la tranquillità dell’inserimento nel nuovo probabile governo ha obbedito alle ingiunzioni e, violando le regole democratiche, ha deciso di eliminare la candidatura di Ferrando
    Naturalmente la questione specifica su cui tale esclusione è avvenuta ha la sua rilevanza. Sarebbe però un errore pensare che si tratti solo di questo .Dal fondo di Mieli alle esternazioni di Prodi e Rutelli quello che si è domandato è l’esclusione dei candidati “inaffidabili” e cioè non pronti ad accettare ogni politica del centrosinistra su ogni terreno, politico, internazionale, sociale. A non avallare quindi quell’ attacco alle condizioni di vita delle masse che Prodi preannunciava senza remore poche settimane fa.

    Rispondendo “obbedisco” alle ingiunzioni ricevute il compagno Bertinotti ha dato la prova (e per questo viene apertamente lodato da tutto il fronte borghese) di essere pronto a ripetere ,come nel ‘96-98, ma questa volta senza possibili marce indietro, l’appoggio a politiche antioperaie e antipopolari.

    L’elenco di queste misure che il nostro partito appoggiò nella sua permanenza nella maggioranza nel ‘96-’98 è impressionante. Per fare solo gli esempi più importanti si va dalle finanziarie “lacrime e sangue”, alla flessibilità del lavoro (pacchetto Treu), alla riduzione delle tasse per i ricchi (taglio delle aliquote più alte) con loro contemporaneo aumento per i poveri (aumento delle aliquote più basse), all’abbattimento dell’aliquota per le rendite finanziarie al 12% , alla istituzione dei CPT, alla revisione peggiorativa delle norme sulle locazioni, alla più grande campagna di privatizzazioni mai realizzata. Per quanto possa sembrare incredibile, il gruppo dirigente del partito riuscì allora a non apparire agli occhi delle masse e degli stessi iscritti a Rifondazione il portatore di questa offensiva contro i loro interessi e le loro conquiste.

    Oggi invece – e qui sta la differenza- questa operazione, per tutto il centrosinistra ma anche per il gruppo dirigente del nostro partito, è molto più difficile. Il disincanto di massa è maggiore, l’esperienza dei movimenti sui vari terreni rende più alta (anche se ancora troppo poco) la coscienza.

    E’ per questo che si cerca di marginalizzare chi certamente non si adatterà alla situazione e che, al contrario, propone che tutte le forze politiche, sindacali e sociali del movimento operaio e degli altri movimenti di lotta si uniscano per mantenere l’indipendenza di classe contro i due poli dell’alternanza borghese; per costruire nella più ampia unità un grande fronte unico, un polo politico anticapitalistico .

    In ogni caso noi, i “trotskisti” di “Progetto Comunista – sinistra del PRC” non taceremo mai , continueremo a dire la verità ( che è sempre rivoluzionaria ). Lo faremo sul diritto alla resistenza armata del popolo irakeno, che come Marco Ferrando ha detto mille volte in questi giorni a partire dal testo dell’ “intervista” originaria sul Corriere ( stravolta, purtroppo anche nel nostro partito, e il cui testo può essere consultato sul nostro sito web) non può essere confusa con il reazionario terrorismo stragista di marca fondamentalista. Lo faremo denunciando il carattere vuoto e fallimentare della strategia dei “ due popoli, due stati” in Palestina ; contrapponendo ad essa la lotta per una Palestina libera, laica e socialista in una Federazione socialista di tutto il Medio Oriente, in cui siano garantiti i pieni diritti democratici del popolo ebraico, storica prospettiva della sinistra ebraica marxista antistalinista e antisionista, che fu tra l’altro il cuore e la mente della gloriosa insurrezione del ghetto di Varsavia nel ’43. Lo faremo denunciando il carattere confindustriale dell’Unione e del suo programma .Lo faremo lottando contro le svendite delle burocrazie sindacali, come nel caso del contratto-bidone dei metalmeccanici. Saremo insomma sempre fedeli al motto del Manifesto di Marx ed Engels “ I comunisti sdegnano nascondere le proprie opinioni”.

    A chi condivide l’essenziale delle nostre idee, ovunque collocato, chiediamo di unirsi a noi.

    A tutti chiediamo di sostenere la nostra battaglia contro le scelte antidemocratiche di subordinazione ai politici borghesi della segreteria del Partito. Battaglia che stiamo continuando chiedendo la convocazione del CPN del partito e, come prevede il nostro statuto, una consultazione referendaria su due temi : la sottoscrizione del programma dell’Unione e appunto la revoca della candidatura Ferrando.

    E se i compagni della segreteria credono di avere dietro di sé su queste questioni la maggioranza del partito perché hanno paura di questa consultazione?

    La nostra battaglia comunque continuerà in ogni caso, perché appunto, il “caso Ferrando” non è una questione individuale o di area politica, ma è diventata, come appare evidente dal dibattito pubblico che si è sviluppato, dentro il partito e nel popolo di sinistra (con tanti attestati di solidarietà da parte di tanti militanti politici, sindacali, di movimento e intellettuali) la metafora della lotta per l’indipendenza politica del PRC, della sinistra e dei movimenti.

    Associazione Marxista Rivoluzionaria
    Progetto Comunista-sinistra del PRC

    Fonte

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