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Raffaele De Grada 1916 2010

Raffaele De Grada 1916 2010

(4 Ottobre 2010) Enzo Apicella
E' morto all’età di 94 anni Raffaele De Grada, comandante partigiano, medaglia d’oro della Resistenza, critico d'arte.

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Patto di legislatura e lotte sociali

Lettera aperta alle compagne e ai compagni della sinistra “non governativa” e anticapitalistica

(3 Marzo 2006)

Parafrasando un “incipit” ben più celebre, si potrebbe be dire che due spettri si stanno agitando, in questa fase della vicenda politica italiana: la crescita del PIL ed il Patto di Legislatura.

L'annuncio della crescita “zero” fatta registrare dall'economia italiana nel corso del 2005 è stato accolto dal solito strepito dei più vari commentatori, quasi tutti accomunati nella richiesta di chiedere misure “drastiche” in campo economico, rivolgendosi verso i soliti noti, in particolare verso il costo del lavoro; contemporaneamente a Rimini la CGIL si schiera apertamente con il centrosinistra e propone, per la prossima legislatura, in caso di vittoria elettorale, un patto dei “3000 giorni” (quindi ben oltre la scadenza del Parlamento che sarà eletto il prossimo 9 Aprile), che avrà al centro, presumibilmente, il ritorno della concertazione, mentre si tenterà di “aggiustare” la legge 30 e di difendere un simulacro di contratto nazionale, mentre non sarà sicuramente riproposto un meccanismo di adeguamento salariale del tipo della scala mobile.

Nella sostanza ci si prepara, sconfitto Berlusconi e la sua politica avventurista (se sarà sconfitto...) , alla solita “politica dei due tempi”, in nome, appunto del PIL preso come madre di tutte le battaglie e della concertazione, quale strumento d'appoggio della politica economica del futuro governo.

Nello stesso tempo appare in ritardo (come ha dimostrato la vicenda Enel/Francia) una riflessione concreta sull'Europa, sul ruolo dell'intervento pubblico in economia nell'ambito dello Stato Nazionale nell'era della globalizzazione, sul gravissimo deficit di politica industriale che affligge in nostro Paese, ormai tagliato fuori dai settori decisivi della produzione.

Sono soltanto punti esposti del tutto sommariamente di una agenda possibile per una riflessione collocata al di fuori dal quadro canonico imposto dall'alto, mentre emerge un problema di grande peso riguardante le lotte sociali.

Non possiamo, infatti, commettere l'errore di equiparare i diversi livelli di lotta sociale che stanno esprimendosi sul territorio: sia dal punto di vista degli obiettivi che queste lotte si propongono, sia dal punto di vista della loro organizzazione e dei loro riferimenti.

Non basta, insomma, autonominarsi portavoce dei diversi movimenti e pretendere di rappresentarli in Parlamento e al Governo, senza corrispondere loro un progetto politico, ma limitandosi a proporre, senza distinguere, una sorta di “scambio elettorale”.

La prima operazione da compiere, per contrastare questa deriva, è quella, ripeto, di distinguere tra lotta sociale e lotta sociale, ritornando a definire la centralità della lotta dei lavoratori.

Il movimento dei lavoratori avrà sicuramente il problema di ritrovare una propria autonomia dal quadro di governo, uscire dalla gabbia del “patto sociale”, proporre una redistribuzione del reddito, del lavoro, delle condizioni materiali al di fuori dal feticcio della crescita del PIL e del risanamento del disavanzo, imposto da una Europa fondata sul monetarismo, ben considerando,però, anche le debolezza delle proprie condizioni di partenza, tra precariato, espulsioni selvagge dal mercato del lavoro, necessità di integrazione dei lavoratori stranieri: tutte tematiche da considerare anch'essa con grande attenzione.

Insomma: si aprirà per il movimento dei lavoratori il tema di porsi al di fuori dal quadro liberista, dentro il quale il “patto di legislatura” cercherà di rinserrare il rapporto tra Governo e Sindacato (si tratterà di qualcosa di molto simile, per chi ha buona memoria, della linea dell'Eur varata al centro degli anni'70 del secolo scorso dalla CGIL nel corso della esperienza della solidarietà nazionale).

Anche perché le analogie tra una possibile esperienza di Governo dell'Ulivo e la “solidarietà nazionale” appaiono evidenti, non soltanto sul piano storico.

Questa situazione aprirà (è un tentativo di previsione che mi permetto di portare avanti) spazi ampi per una iniziativa sociale e politica di ampia portata.

Per questo motivo mi rivolgo alle compagne ed ai compagni che, nel corso di questi mesi, hanno avviato, da vari punti vista fuori e dentro i partiti, nei sindacati confederali e in quelli di base, nei diversi movimenti sociali, una riflessione sulla prospettiva di costruire una inedita e plurale soggettività di sinistra “non governativa”, collocata con grande chiarezza fuori dal quadro liberista dominante e dal meccanismo di coartazione all'interno della “riduzione” nel rapporto tra politica ed insorgenza sociale, che l'idea del “patto di legislatura” contiene.

Si tratta di avviare, al più presto possibile, un confronto, vasto, articolato, diffuso sul territorio ma precisamente orientato a costruire una adeguata forma organizzativa a questa possibile “nuova sinistra” del nuovo millennio.

Savona, li 2 Marzo 2006

Franco Astengo

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