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Congresso Cgil, per i sindacati di base è “nuova concertazione”

Sin.Cobas, Cub, Sult, Confederazione Cobas: «Troppa timidezza su molti temi»

(7 Marzo 2006)

Il pendolo della Cgil torna sulla concertazione? Il mondo del sindacalismo ne è quasi sicuro. Ma forse è un po’ presto per parlare di “concertazione”. Il quindicesimo congresso ha prodotto alcune parole chiave che già da sole traguardano un obiettivo preciso: “governo amico”, “patto fiscale di legislatura”, “sindacato soggetto politico”. «Ciò che è uscita da Rimini - sottolinea Pier Giorgio Tiboni, portavoce nazionale della Cub - è la riproposizione della concertazione tra governo, sindacati e padroni. In questo senso la parola chiave è “salvare il paese”. Cosa c’entra questo con l’impoverimento dei ceti popolari?». Tiboni si dice sicuro che il quindicesimo congresso della Cgil a Rimini conferma che la scelta del sindacalismo di base di occuparsi dei problemi reali dei lavoratori è quella giusta». Per il Sin. Cobs, «ritorna prepotentemente in campo l’idea del sindacato collaborativo tanto caro alla Confindustria che, incassate da questo congresso pericolose aperture anche in tema di riforma del modello contrattuale, non perde tempo e per bocca di Montezemolo detta un programma dal titolo “la legge 30 non basta”».

Il Sin. Cobas non crede troppo alla sbrigativa formula salariale “in rapporto con l’inflazione”. «Di fatto significa programmare la sua riduzione», sottolineano Luigia Pasi e Margherita Recaldini, della segreteria nazionale del Sin. Cobas. Piena sintonia con la Fiom, quindi? «Proprio per non sostituire il contratto con una scala mobile neppure reale, come avviene adesso in tutte le categorie, occorre riprendere la strada del conflitto e assumere iniziative che infrangano i confini imposti alla contrattazione dalle scelte liberiste del governo nazionale e dell’Europa». Proprio pochi giorni fa il Sin. Cobas, insieme ad una lunga serie di sigle del sindacalismo di base (Confederazione Italiana di Base - Unicobas, Cnl; Confederazione Cobas; Cub; Rete 28 Aprile nella Cgil, Sult), hanno presentato una proposta per una petizione popolare per una “nuova scala mobile”. «Questa proposta l’abbiamo tirata fuori - sottolinea Vincenzo Siniscalchi, presidente del Sult - proprio perché si tratta di uno strumento che lascia libere le mani ai lavoratori nella costruzione di vertenze più incisive sulle condizioni di lavoro e la redistribuzione della produttività». Nemmeno la parola “democrazia”, per come se ne è discusso nel corso del XV congresso Cgil, scalda gli animi del sindacalismo di base. «Non so cosa intendano precisamente - aggiunge Siniscalchi - certo non ci si può fermare alla sola idea del referendum, che peraltro va bene. E poi sulla legge sulla rappresentanza ci vuole più coraggio».

Il marchio di “governo amico” sul congresso della Cgil, per la Confederazione Cobas è nelle cose. «Altrimenti - sottolinea il portavoce nazionale Pino Giampietro - avrebbero scelto una data immediatamente successiva alle elezioni. Non si può dire che si sono trattati da “semplici conoscenti”». Insomma, chi si aspettava una svolta in positivo sulla concertazione, «gli altri», è rimasto con un palmo di naso. Per i Cobas il contenzioso non è solo politico, ma anche di contenuto. «Sul ritiro delle truppe, la legge 30 e la legge Moratti sono stati poco convincenti. E’ come avessero messo la sordina», aggiunge Giampietro. E poi aggiunge: «Certo, più chiara la posizione sulla Bossi-Fini». Duri con Confindustria? «Può darsi, ma può essere una pretattica».

Il Sin. Cobas cavalca il tema della precarietà, altro grande tema sul quale il congresso della Cgil ha lasciato alcuni “non-detti”. «Nelle parole di Epifani c’è sintonia con l’Unione. Di abolizione degli oltre un milione e mezzo di contratti a progetto neanche a parlarne. Al massimo ci si accontenta di auspicare che non siano addirittura più convenienti per i padroni sorvolando sui diritti».

Infine, il giudizio del Coordinamento dei rappresentanti sindacali, che proprio in questi giorni celebra il 200millesimo accesso al sito (www. ecn. org/coord. rsu/). «Un congresso che di fatto non ha deciso nulla e che consegna alla nuova segreteria nazionale un mandato in bianco su tutte le principali questioni oggi aperte. Il documento conclusivo, pieno di osservazioni tutte ovviamente e facilmente condivisibili, che però non si spinge mai a dire effettivamente su quale piattaforma la Cgil si impegnerà nei prossimi anni».

Una prima scadenza per verificare che alle parole seguano i fatti è dietro l’angolo: la giornata del 18 marzo contro la guerra.

Fabio Sebastiani(Liberazione 7 Marzo 2006)

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