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Pace, lavoro e libertà

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(16 Ottobre 2010) Enzo Apicella
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    (Contratto Metalmeccanici)

    Contratto metalmeccanici: un significativo NO dalle fabbriche che più anno lottato in questi anni

    (25 Febbraio 2006)

    Il risultato del referendum sull’accordo raggiunto da CGIL-CISL-UIL sul contratto dei metalmeccanici è stato molto indicativo: 16% di no - più di 70000 voti contrari a livello nazionale.

    Un accordo che rilancia la concertazione attraverso lo scambio tra un moderato aumento salariale (molto inferiore ai 100 euro sbandierati dai giornali, senza nessun recupero di produttività e persino sotto il recupero dell’inflazione) ed un significativo peggioramento normativo sulla flessibilità d’orario e l’apprendistato.

    Un risultato tanto più significativo in quanto l’accordo era sostenuto da tutte le burocrazie sindacali, compresa la Fiom, dall’intero quadro politico del centrodestra e del centrosinistra e da tutta la stampa nazionale.

    Un risultato che segnala una serie di punti di crisi dove il contratto non passa, particolarmente nelle grandi fabbriche che più si sono mobilitate in questi anni: la Fiat di Melfi (1800 voti contrari contro 1200 a favore), la carrozzerie di Mirafiori, Pomigliano D'Arco, la Fincantieri di Riva Trigoso (88,57%) e quella di Palermo. Ma un’opposizione che non si limita ad esse, visto il risultato nazionale, il 25% dei lavoratori che hanno bocciato il contratto in Liguria ed il 20% in Piemonte.

    Del resto anche le dichiarazioni di Cremaschi a rientro dall'assemblea di Termini Imerese e poi, a risultato acquisito ("Bisogna tener conto del disagio dei lavoratori sul piano salariale"), sono il frutto di una difficoltà politica. I dirigenti di Fiom, Fim e Uilm erano chiamati a dimostrare a Federmeccanica e al padronato italiano in generale di riuscire a tenere il controllo della situazione (esattamente come - sul terreno politico - a Bertinotti si è chiesto di mettere fuori gioco "gli estremisti"). In alcuni punti nevralgici del sistema industriale italiano hanno fallito.

    Un risultato che insieme ad altri ha visto l’importante contributo di Progetto Comunista – Sinistra del Prc, che si è battuta contro la sua ratifica nelle assemblee di fabbrica e sui mezzi di informazione, presente con un proprio intervento e con propri delegati in alcune delle realtà più significative in cui il contratto è stato bocciato (come la Fiat di Melfi e la Fincantieri di Riva Trigoso).

    Un risultato che ci conferma nella battaglia per bloccare l'applicazione della parte normativa del contratto nelle singole fabbriche e per intervenire rispetto ad alcune grandi ristrutturazioni nel settore: in particolare l'acquisizione di Marconi da parte di Ericsson (15-20% di esuberi a livello nazionale); quella di Esaote da parte di una cordata di banche (Intesa, Unicredit, S. Paolo, Carige, Monte dei Paschi e fondo Equinox), che riporteranno l'azienda in borsa con tutti i pericoli del caso; la vendita del 65% di Ansaldo Sts e alla possibile privatizzazione di Fincantieri; oltre che naturalmente all'espulsione di 1000 lavoratori "anziani" da Mirafiori.

    Un'operazione, quest’ultima, da cui Montezemolo, quello che si scandalizzava di Ricucci e Consorte e che oggi è inquisito per false comunicazioni e ostacolo all'attività di vigilanza, ricaverà un risparmio di circa 100 mln di euro (quasi il 10% dell'utile di bilancio Fiat annunciato con squillare di trombe qualche settimana fa).

    Progetto Comunista – Sinistra del Prc

    Fonte

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