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Un genocidio impunito

Il trentesimo anniversario del Colpo di stato in Argentina, non può e non deve essere una semplice commemorazione.

(24 Marzo 2006)

Proprio in questa data dobbiamo segnalare ciò che spesso si dimentica: i perché, un’intera generazione di argentini, che rappresentava una speranza per l’intero paese, fu perseguitata e massacrata. L’uccisione di 30.000 persone, gettate in fosse comuni o nei mari, non avvenne per la semplice pazzia sanguinaria dei militari argentini.

Gli ufficiali argentini e latinoamericani sono stati addestrati nelle scuole militari degli Stati Uniti ad utilizzare i carri armati, il sequestro, la tortura e la scomparsa di persone (Desaparecidos) contro i movimenti popolari, per disarticolarli e annientarli. Sistema questo utilizzato per la prima volta nella storia dai militari francesi in Algeria. I militari argentini diventarono esperti in questo campo, fornendo a sua volta già negli anni ottanta, consulenze sul sistema di repressione sviluppato durante la dittatura, inviando ufficiali per addestrare le forze armate del Salvador, Spagna e Turchia.

Tutto ciò è avvenuto per l’applicazione di un piano internazionale voluto degli Stati Uniti, in funzione dei grandi interessi economici, con la complicità attiva dell’oligarchia argentina e dei vertici della Chiesa Cattolica (salvo una parte di preti che scelse di rimanere vicino al movimento popolare, pagando con la vita questa scelta).

L’America Latina fu il banco di prova per l’applicazione della teoria economica Neoliberale, creata dall’austriaco Friedich August Von Hayet nel 1947 assieme ad un gruppo d’intellettuali riuniti nella Mont Pelerin Society in Svizzera.
Le sue teorie vengono applicate per la prima volta non a caso nel Cile di Pinochet, con l’assessorato economico dei Chicago Boys degli Stati Uniti, poi in Bolivia, per arrivare in Argentina nel 1976 insieme ai militari golpisti.
Hanno affogato nel sangue la resistenza sociale in Argentina e in tutta America Latina, per portare a termine lo smantellamento degli Stati e applicare il Neoliberismo, che poi si estese in gran parte del pianeta.

Nel 1983, finito il suo compito, la dittatura se ne andò e per un po’ di tempo abbiamo creduto che la democrazia potesse svolgere il suo vero ruolo di fronte alla storia e al futuro, pero, velocemente cancellarono questa speranza. Il sogno oligarchico e militare di una nazione senza popolo non è morto insieme alla dittatura, ritorna ad essere protagonista nell’iniezione di un forte sentimento d’impunità, attraverso le leggi di Obbedienza Dovuta e Punto Finale (Oggi abrogate) messe in atto dal presidente costituzionale Raùl Alfonsin, e poi dagli indulti a tutti i generali realizzato da Menem e tuttora vigenti. Il risultato fu la libertà per tutti i militari.

Tutti sanno che non è possibile superare una simile pagina della storia senza giustizia e dignità, ancor meno su rovine fumanti, chiazze di sangue e povertà. Quello che hanno fatto i militari, i loro economisti e consiglieri USA con la tortura e la sparizione, Menem lo prosegui con la povertà da un lato e la degradazione dell’altro.

Non esisterà vera pace se non raggiungeremo una giustizia per tutti, morti e vivi, e senza un chiaro riconoscimento storico a quella generazione, a tutti i Desaparecidos, che si opposero alla costruzione del paese disarticolato e profondamente ingiusto che oggi abbiamo, che diedero la vita lottando contro i militari golpisti.

Ancora oggi, nonostante alcuni cambiamenti di facciata, chi è sopravvissuto alle grinfie della dittatura militare, può ritrovare il suo carnefice camminando nelle strade o nel bancone di un bar. Molti bambini ormai adulti, figli di Desaparecidos, continuano ad essere mantenuti all’oscuro della loro vera identità, lontano dalle loro famiglie legittime. Circa il 50% della popolazione vive sotto i livelli di povertà, frutto di quel sistema economico costruito sulle rovine di un vero e proprio genocidio, e soprattutto continuano ad esserci prigionieri politici nelle carceri Argentine e gravi violazioni dei diritti umani.

Per tutto questo affermiamo che non ci sarà posto per l’oblio e il perdono.

Non cerchiamo vendetta, bensì una giustizia vera per il nostro popolo, sulla quale poter costruire una società nuova, libera e sovrana.

E se ancora quella parola cosi nobile, l’internazionalismo, mantiene il suo significato, questa nostra tragedia non dovrebbe essere sentita come qualcosa di lontano, perché in realtà è vicina a vecchie pagine della storia Italiana. Riconoscere questo sarebbe un modo in più per dare giustizia ai nostri compagni caduti, i nostri 30.000 Desaparecidos.

Spesso in questi decenni, alcuni hanno dato per spacciata quella vitalità che ha sempre contradistinto l’America Latina. Oggi, ogni movimento popolare porta nel suo zaino questa storia, come un pezzo fondamentale della storia per la liberazione dei popoli. Anche per questo motivo il loro sacrifico non è stato vano.
Oggi non è la fine della storia, come qualcuno vorrebbe, è semplicemente il primo giorno, per continuare a costruire, alzando gli occhi e guardare il cammino.
Loro, i Desaparecidos di tutto il continente Latinoamericano sono lì, a fianco di ogni lotta, di ogni resistenza.

Le conseguenze della dittatura

- 30.000 Persone scomparse, uccise dai militari e gettate nelle fosse comuni o nei mari, delle quali 442 sono italo-argentini e 44 italiani nativi.
- 10.000 persone morte in combattimento o fucilate nelle strade.
- 1.500.000 di esiliati politici.
- 10.000 prigionieri politici.
- 365 Campi di sterminio.
- 500 Bambini nati nei campi di sterminio e rubati dai militari alle loro famiglie.
- 12.500 Soldati di leva e inesperti inviati in guerra contro gli inglesi. Dei quali diverse migliaia sono caduti in quella guerra.
- 43.000 Milioni di dollari di debito estero (nel 1983).
- Gran parte dei militari e dei civili responsabili sono ancora liberi.

Fabio A. Beuzer
a nome della Ass. Argentina Vientos del Sur

Fonte

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