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Bertinotti: basta con le classi mettiamo al centro la persona

Il segretario: Rifondazione sparirà, entreremo nel Partito della sinistra europea

(22 Marzo 2006)

ROMA. «Dopo le elezioni politiche, proprio subito dopo, avvieremo la fase costituente della Sezione italiana del Partito della sinistra europea». Il nome è un po' lungo, troppo per stare in una scheda elettorale e anche per avere quella forza di impatto mediatico indispensabile ai giorni nostri. Ma la notizia non è il nome, uno più sintetico si troverà, la notizia è che subito dopo il voto e con il nuovo governo (possibilmente quello di Prodi) appena nato, Rifondazione comunista non sarà più lei. O meglio sarà una sorta di corrente dentro questo nuovo partito o soggetto politico o Sezione italiana (allusione alla vecchia Internazionale comunista) o chiamatelo come volete. E non è azzardato prevedere che quando torneremo a votare per le amministrative o per le politiche non troveremo sulla scheda il suo nome, il suo aggettivo (comunista) e la sua falce e martello ma qualcos'altro.

«Questa è la svolta della svolte», ci dice Fausto Bertinotti quando ormai è sera. «Le altre - racconta - sono state la rottura con lo stalinismo (Livorno, gennaio 2001, settantesimo anniversario della nascita del Pci), la scelta della non violenza (2003) e adesso questa». Nel frattempo c'è stata ovviamente quella (databile al congresso di Venezia nel 2005) che ha portato il partito di Bertinotti nel centrosinistra, nell'Unione e che, se tutto andrà bene, lo porterà al governo tra poche settimane.

Il cambio

Ma la svolta di ieri - alla manifestazione romana in cui sono stati presentati i candidati del Prc - è più svolta delle altre non solo perché prelude a un cambio di nome ma proprio perché mette in discussione altri fondamenti della teoria e delle pratiche comuniste. Tanto che il segretario di Rifondazione non ha nessun problema a dire che «dobbiamo a mettere al centro non più il lavoro ma i lavoratori», che si deve sostituire il concetto di «classe con quello di persona», che «abbiamo bisogno di una forte ipotesi revisionistica, ovvero ripensare tutto l'impianto culturale della nostra storia». Non a caso cita il Concilio Vaticano II «quando fece scandalo il fatto che la Chiesa per la prima volta nella sua dottrina utilizzasse il termine popolo». E se non ce ne fosse abbastanza, Bertinotti aggiunge che «nella nostra storia troppo spesso l'uguaglianza ha fatto premio sulla libertà». E invece, spiega, «la nuova cultura politica di questo partito della sinistra europea deve saper conciliare le due cose molto di più e meglio di quanto in passato abbia fatto il movimento operaio. La libertà della persona non è una concessione all'avversario ma un concetto fondamentale per qualsiasi sinistra moderna».

La persona

Una sinistra che «dovrà magari recuperare il Marx della critica allo sfruttamento e all'alienazione che negli ultimi venticinque anni è stato rimosso», ma che poi dovrà «oltrepassarlo. E immettere dentro si sé elementi nuovi, la comunità, la persona, la libertà appunto». Se non è una fuoriuscita dal comunismo poco ci manca (questione di tempo), non a caso Bertinotti cita modelli come la Linkespartei tedesca, partito nato dalla confluenza degli ex comunisti della Germania est (la Pds), di una costola dell'Ig-metal (la nostra Fiom) e di quei socialdemocratici più radicali che hanno seguito Oskar Lafontaine. «Io mi rendo conto che il mio Partito, Rifondazione comunista, non basta. E allora mi apro al meticciato con associazioni, movimenti, persone che in questi anni si sono appunto mosse a sinistra, contro la guerra, contro il liberismo, sull'ambiente, sui diritti civili, ma che in un partito che si chiama comunista non entrerebbero mai. E allora sono io che mi dichiaro disposto a entrare in un nuovo soggetto politico, un partito che si dia l'obiettivo di creare una Sinistra alternativa europea». Naturalmente, il leader del Prc ci tiene a sottolineare che la sua «svolta delle svolte» non è una svolta a destra. «Anzi, semmai il contrario. Oggi si discute del Partito democratico, ipotesi che mi trova in dissenso ma di cui riconosco il fascino perché la crisi della politica è così grave che la ricerca del nuovo è molto forte: dunque è un'idea suggestiva, non è un bidone. Ma proprio per questo penso che ci sia bisogno di un'operazione analoga a sinistra. Analoga ma alternativa».

La Costituente

La scommessa non è irrilevante, anche perché mentre Rifondazione, le associazioni, i movimenti, la stessa Fiom (il suo segretario Gianni Rinaldini è infatti intervenuto all'assemblea di ieri) daranno vita alla Costituente del nuovo partito, il vecchio partito e i suo annessi saranno impegnati in una sfida di un certo peso. Quella del governo, ammesso che le elezioni vadano bene per l'Unione. «Tanto più - dice Bertinotti - dobbiamo riuscirci. Riuscire cioè a dotarci di una nuova armatura teorica, culturale, politica che ci consenta di guardare non solo al domani ma anche al dopo. Per la sinistra il governo è un passaggio difficile, potremmo definirlo una traversata nel deserto. Più acqua ci portiamo dietro, meglio la facciamo».

Intervista di Riccardo Barenghi su La Stampa del 20/3/2006

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