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Una breve risposta alla “Lettera aperta sulla Conferenza nazionale dei Giovani comunisti/e”

proposta dai compagni dell’Ernesto

(3 Aprile 2006)

Come molti compagni già sanno, è ormai avviato il percorso della III Conferenza nazionale dei Giovani comunisti. Il percorso approvato dal Coordinamento nazionale prevede che verranno proposti al dibattito e al voto delle conferenze locali quei documenti che verranno sottoscritti da almeno 200 compagni/e iscritti. Ben sette (compresa la nostra, reperibile su questo stesso sito) sono state le piattaforme depositate sulle quali si stanno raccogliendo le adesioni, che verranno depositate il 15 aprile.

Non è scopo di queste righe proporre un’analisi approfondita delle diverse posizioni, cosa che ci proponiamo di fare nelle prossime settimane. Ci preme invece interloquire con la posizione assunta dai compagni dell’Ernesto, i quali hanno strutturato il loro appello in forma di Lettera aperta, avanzando una serie di critiche al percorso e alla “autoreferenzialità” delle piattaforme proposte.

Ora, indubbiamente alcune delle preoccupazioni proposte dai compagni sono condivisibili, in particolare la critica rivolta alla maggioranza, la quale non ha neppure avanzato una propria proposta al dibattito (cosa che a nostro avviso avrebbe dovuto fare). Tuttavia occorre partire da un dato di fatto reale, dall’organizzazione dei Gc (e del Prc stesso) così com’è, e non come magari la si vorrebbe immaginare.

Certo: oggi i Gc sono in situazione di destrutturazione organizzativa; in decine di realtà non esiste una vera e propria struttura; la gestione della maggioranza dopo il 2002 ha favorito questa situazione di scarsa organizzazione della struttura; a questo si aggiunge il fatto che alcune delle aree di opposizione stanno attraversando una situazione di vera e propria frantumazione. Basti dire che ben tre documenti sono espressi da compagni che provengono da Progetto comunista.

Da parte nostra, abbiamo tentato di proporre un percorso di confronto che però si è arenato prima ancora di potersi aprire, precisamente per la situazione di frammentazione che attraversa queste aree.

Se questa è la situazione, non serve lamentarsi. Se nei Giovani comunisti non ci può essere - per ora - unità, che ci sia almeno la chiarezza.

Per questo ci pare criticabile che i compagni dell’Ernesto propongano il loro appello come un appello “unitario”, quando questo non corrisponde ad alcun reale percorso di unità (e infatti, come è logico, viene firmato esclusivamente da tre componenti del Coordinamento nazionale che sono riferimenti dell’Ernesto). Chiedere, come sta avvenendo su e giù per l’Italia, agli iscritti di firmare “la lettera unitaria” è, cari compagni, una mistificazione. Chi firma quella lettera non firma un appello all’unità, ma la piattaforma di una componente dei Giovani comunisti (e del Prc). Perché nasconderlo? Crediamo che non giovi a nessuno giocare sugli equivoci o sulle ambiguità.

Certo, la Lettera aperta propone contenuti assai generici e nessun punto di discrimine politico. Tuttavia, chi firma ha il diritto di sapere che la sua firma non va a sostenere un generico appello all’unità e al dibattito (e chi non sarebbe d’accordo?), ma che servirà a presentare una piattaforma politica, quella appunto dell’Ernesto, nel dibattito della Conferenza. Così come ha il diritto di sapere che firmando la “lettera aperta” non potrà poi firmare un altro documento (anche se vogliamo ricordare che ognuno potrà votare il documento che crede, anche se nella fase della presentazione ne ha firmato un altro).

Rivolgiamo questa critica non per aprire una polemica sterile con i compagni dell’Ernesto, ma per una considerazione che crediamo stia a cuore a tutti noi. Indubbiamente esistono fra i Gc tanti punti in comune, tanti terreni che possono e devono vederci impegnati fianco a fianco nelle battaglie future; a maggior ragione terreni comuni dovrebbero esistere fra le diverse aree critiche. Per esempio, crediamo che le diverse aree di opposizione dovrebbero impegnarsi a garantire una gestione comune dei Gc se dovessero risultare maggioritarie nella conferenza. Ma anche a prescindere da questo “obiettivo massimo”, indubbiamente abbiamo tanti terreni comuni da valorizzare nel dibattito e nell’azione politica quotidiana.

Proprio per questo ci sentiamo in diritto e in dovere di fare appello a tutti perché il dibattito si svolga nella trasparenza e nella chiarezza politica. Giocare a nascondino non serve a nessuno, neppure a chi lo fa, ma è solo una mortificazione del dibattito e di tutti i militanti.

Jacopo Renda
Dario Salvetti

primi firmatari "Giovani Comunisti - Rivoluzionari del XXI secolo"

Stefano Pol

Fonte

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